COMUNICATO
Ambiente e territorio

AMBIENTE. UDIENZA CONOSCITIVA SUL PIANO FORESTALE REGIONALE, IN AULA IL 12 LUGLIO

Il nuovo atto di pianificazione della Giunta è stato discusso dai soggetti invitati dalla commissione Territorio e ambiente

La commissione Territorio, ambiente, mobilità ha svolto oggi un’udienza conoscitiva sulla proposta di Piano Forestale Regionale (PFR) 2014-2020, in vista dell’iscrizione di questo oggetto all’ordine del giorno dell’Aula, prevista per la prima seduta di luglio. La Commissione è riconvocata sull’argomento per il 30 giugno; fino a due giorni prima, i commissari potranno presentare proposte di emendamento alla delibera di Giunta approvata il 23 marzo scorso. Si sono succeduti al microfono sei rappresentanti di soggetti “portatori di interesse”.

A sostegno della proposta di Piano, un rappresentate del Consorzio Agroforestale dei Comunelli di Ferriere, in provincia di Piacenza, ha descritto l’esperienza di questo soggetto, attivo dal 1999 su una superficie di circa 5000 ettari, di cui 4200 coperti da bosco. “Il consorzio è attivo, innanzitutto, sulla valorizzazione della raccolta dei funghi, e tutti i proventi ricavati da questa attività e dal taglio della legna devono statutariamente essere reinvestiti nel consorzio stesso”. Di recente, ha organizzato corsi di formazione per operatori forestali.

Un esponente del WWF di Forlì-Cesena ha espresso forti perplessità su un punto specifico del PFR, perchè “dedicare molto materiale legnoso alla combustione è rischioso e contraddice la proclamata tutela della biodiversità e della qualità paesaggistica”. A suo parere, occorre molto equilibrio fra le soluzioni identificate fra montagna e pianura, e la cosiddetta valorizzazione del bosco non può avvenire a scapito della biodiversità. Il turismo è cruciale, ma va regolato attentamente, se non si vuole pregiudicare la qualità ambientale dei boschi. Inoltre, è necessario un attento monitoraggio sugli effetti del Piano, per correggere rapidamente le scelte che si rivelassero sbagliate.

Parlando a nome di Pro Natura e Italia Nostra, un consigliere del parco nazionale delle Foreste Casentinesi ha chiesto alla regione di essere più chiara sugli obiettivi perseguiti attraverso il Piano. Sulla montagna, in particolare, “occorre distinguere fra la gestione del demanio e ciò che si chiede di fare ai privati. Il demanio deve essere orientato alla tutela della biodiversità, certo non alla produzione di biomasse”. Inoltre, sulla gestione delle aree demaniali, la politica deve sforzarsi di avere uno sguardo lungimirante: anziché puntare alla legna da ardere, chiede, si pianifichi per ottenere legna da opere.

Secondo l’associazione Tartuficoltura e Ambiente, il Piano è inadeguato sulla questione del tartufo. “Andrebbe riconosciuta la tartuficoltura come attività agricola specializzata, come ha già fatto nel 2005 la Regione Marche”. Le tartufaie coltivate non andrebbero confuse con il bosco, né assoggettate alle regole della polizia forestale: il tartufo è un vero e proprio prodotto agricolo, come si sostiene anche nell’ambito dell’Unione Europea.

Un sindacalista della Flai-Cgil ha posto l’attenzione sui lavoratori del comparto agro-industriale: si tratta di 4-500 operai forestali, che lavorano per cooperative la cui principale se non unica fonte di finanziamento sono i bandi di gara di Enti locali ed Enti Parco. “Spesso questi bandi vengono vinti da soggetti di altri territori, che praticano ribassi macroscopici, resi possibili solo tagliando diritti e tutele ai lavoratori”. Per la Flai-Cgil, la Regione deve raccogliere questo allarme, introducendo regole più stringenti per le gare d’appalto, così da evitare questi esiti.

Infine, è intervenuto un rappresentante di sei consorzi provinciali di castanicoltori, dicendosi di riconoscersi in molte argomentazioni dei tartuficoltori. “Il Piano Forestale sottovaluta gravemente le potenzialità della castanicoltura, sia dal punto di vista economico che di tutela dell’ecosistema”. A suo parere, il Piano non considera che il castagneto può insediarsi dai 300 ai 1300 metri, e anziché gestirlo con le norme di polizia forestale, sarebbe auspicabile una scelta netta, trattandolo come fosse un prodotto agricolo, così da definire una relazione diretta con il Piano di Sviluppo Rurale e i relativi bandi.

(Rudi Ghedini)

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