Riclassificare l’area del Delta del Po chiamata Ortazzo e Ortazzino (Ravenna) da zona C a zona B, aumentandone i vincoli di tutela, esaminare la regolarità della compravendita avvenuta tra due immobiliari private e, se la decisione è impugnabile, aiutare l’Ente Parco nel trovare le risorse per esercitare il diritto di prelazione della zona.
Sono le richieste contenute in un’interrogazione di Silvia Zamboni, capogruppo di Europa Verde. La consigliera l’ha discussa in commissione Territorio e ambiente, presieduta da Stefano Caliandro.
A rispondere è stata l’assessora Barbara Lori (Parchi e forestazioni): “Da informazioni ricevute dall’Ente Parco Delta Po, la scelta di classificare l’area Ortazzo-Ortazzino in ‘zona C’ fu determinata da residui di lottizzazione degli anni ’60 (ci sono strade e alberature). È possibile la riclassificazione dell’area in ‘zona B’ ma servono verifiche da parte dell’Ente sul valore rappresentato dall’are per l’ecosistema. L’Ente, poi, ha affidato ai legali la verifica del procedimento per esercitare il diritto di prelazione. Siamo in attesa dell’esito. Sulla possibilità di acquisto da parte dell’Ente Parco, attraverso un percorso condiviso, la Regione è disponibile”.
Silvia Zamboni si è detta “soddisfatta per l’iter in corso. È positiva la verifica per la prelazione e la disponibilità a stanziare le risorse. Il quadro è in evoluzione e occorre cercare una soluzione che riporti l’area in mani pubbliche”.
“La vendita dell’area di pregio, di 500 ettari, è avvenuta dopo un’asta ed è passata da una società immobiliare a un’altra, generando numerose polemiche perché l’Ente Parco non ha esercitato il diritto di prelazione” ha sintetizzato la consigliera. Nell’interrogazione, la capogruppo Verde aveva chiesto “se al fine di garantire un livello di tutela più stringente, la Regione non ritenga necessario verificare se, come sembra, ci siano i presupposti per riclassificare la su richiamata zona C in zona B, considerato che negli ultimi oltre 50 anni di totale abbandono quell’area si è trasformata assumendo le medesime caratteristiche ambientali della zona adiacente e ricostituendo gli ecosistemi naturali”. Infine, Silvia Zamboni aveva voluto sapere se, “qualora il procedimento di vendita risultasse impugnabile, non ritenga opportuno supportare l’Ente Parco nel compito di reperire le risorse necessarie per esercitare il diritto di prelazione dell’area oggetto della compravendita, così da garantirne la proprietà in mani pubbliche”.
(Gianfranco Salvatori)