La Giunta promuova un’indagine sui fattori che causano l’inquinamento e il rischio sanitario “a cui la popolazione della pianura piacentina, e segnatamente la porzione fra la città capoluogo, Caorso/Monticelli e Fiorenzuola, è effettivamente esposta”. Da un recente studio è emerso che Piacenza è prima fra le città dell’Emilia-Romagna per tasso di mortalità da polveri sottili e al 25° posto fra quelle europee.
L’impegno chiesto alla Giunta è contenuto in un’interrogazione della vicepresidente dell’Assemblea, Silvia Zamboni (Europa Verde). La consigliera elenca le attività impattanti esistenti sul territorio, in un raggio di pochi chilometri, e sottolinea come all’aumento delle sostanze inquinanti contribuisca in modo importante anche lo sviluppo della logistica. Nei giorni scorsi ci sono state tensioni e proteste dei lavoratori “spesso occupati con modalità precarie che contrastano con gli obiettivi della buona occupazione contenuti nel Patto per il Lavoro e per il Clima”.
Silvia Zamboni fotografa la situazione piacentina: “La pianura della provincia di Piacenza, pur non essendo particolarmente vasta, ospita un elevato numero di attività ad alto impatto ambientale, come ad esempio impianti per il trattamento dei rifiuti, infrastrutture logistiche generatrici di traffico pesante, arterie autostradali, altri impianti fortemente impattanti come un’ex-centrale nucleare (Caorso, ndr). Per di più, gran parte di queste attività è concentrata nel territorio ancora più ristretto compreso nel triangolo fra le autostrade A1 e A21 e la relativa bretella di collegamento, che comprende i comuni di Piacenza, Caorso e Monticelli sulla direttiva SP10/A21 e Pontenure e Fiorenzuola sulla direttrice SP9 e A1”. Negli anni scorsi, sottolinea la consigliera, “sì è verificata nell’area della pianura piacentina un’imponente espansione delle attività legate alla logistica, senza una adeguata pianificazione di Aree Ecologicamente Attrezzate (APEA) e degli indispensabili collegamenti e scali ferroviari”. L’area di Caorso, su cui potrebbe sorgere un nuovo grande parco logistico, ha ancora la centrale nucleare che “potrebbe diventare sede di deposito delle proprie scorie e rifiuti radioattivi fino all’individuazione e realizzazione definitiva del sito di deposito nazionale”.
La capogruppo, infine, ricorda le numerose associazioni ambientaliste e i comitati di cittadini che si oppongono a questo modello di sviluppo e chiedono alla Regione analisi approfondite sull’intera area.
(Gianfranco Salvatori)