Sostegno da parte di centrosinistra e Movimento 5 Stelle da una parte, il no del centrodestra dal’altra. Prosegue in Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna il dibattito sulla proposta di referendum abrogativo della legge in materia di autonomia recentemente approvata dal Parlamento su proposta del governo Meloni.
“La convocazione dell’Assemblea di oggi non è legittima, la Regione Emilia-Romagna è un’istituzione, qui non valgono le regole dei partiti, oggi è stato sospeso lo stato di diritto e viene da pensare che non siate in grado di raccogliere 500mila firme”, sottolinea in aula Stefano Bargi (Lega) attaccando la maggioranza regionale. Il consigliere critica poi il presidente Bonaccini: “Fino a poco tempo fa avevamo un presidente che invocava un modello federalista, si dichiarava autonomista, oggi invece ci ritroviamo in quest’aula, qui emerge chiaramente la vera natura della sinistra”.
“Siamo da sempre contrari all’autonomia differenziata in tutte le sue declinazioni in quanto è sbagliato che le regioni più ricche diventino sempre più ricche e quelle più povere sempre più povere. Tutti i cittadini e tutte le cittadine sono uguali ed è per questo che sosteniamo questo referendum”, rimarca Silvia Zamboni (Europa verde) sostenendo l’ipotesi di referendum. Per la consigliera, quindi, la legge sull’autonomia differenziata penalizza il sud: “Questa legge aumenta i problemi e non li risolve, c’è faciloneria e superficialità, si cercano i voti al nord contro il sud, serve invece uno sguardo complessivo, questa è una norma per l’autonomia discriminatoria”.
“Il tema è particolarmente importante per il futuro della nostra regione, l’autonomia differenziata rappresenta un’opportunità storica”, ripete Andrea Liverani (Lega). Critico anche il leghista con Bonaccini: “Un modello sostenuto in passato anche dal presidente della Regione quando sosteneva che l’autonomia era la strada maestra per la modernizzazione del paese. Parole che oggi, evidentemente, si è dimenticato”. “Viene da pensare che per ragioni di partito abbia radicalmente cambiato idea”, conclude il consigliere romagnolo.
“È la stessa Costituzione a garantire forme rinforzate di autonomia per le regioni. Parliamo di maggiore efficienza amministrativa, dato che al centro rimane comunque l’equità sociale e l’obiettivo è quello di una crescita articolata ma unitaria”, evidenzia Marco Mastacchi (Rete civica). “La campagna referendaria messa in piedi dalle sinistre -aggiunge il consigliere- è strumentale, dato che era lo stesso Bonaccini ad affermare che l’autonomia differenziata rappresenta una grande opportunità per l’Emilia-Romagna”.
Anche per Luca Cuoghi (FdI) “la sinistra non ha le idee chiare, a partire dai contenuti di questa convocazione assembleare. Il regolamento non è stato applicato correttamente, c’è un’evidente forzatura”. Aggiunge il consigliere: “Peraltro l’autonomia era un cavallo di battaglia di Bonaccini, il governatore affermava che era utile alla crescita economica dell’intero paese. Con questo cambio di rotta si vuole semplicemente fare lo sgambetto alla Meloni, un tentativo ridicolo che non andrà in porto”.
“Con questa richiesta di referendum si inaugura la campagna elettorale. La sinistra piega le istituzioni per un vantaggio politico in chiave anti Meloni e si chiamano al voto i cittadini, peraltro con una spesa stimata di circa 500 milioni di euro, contro la costituzione”, sottolinea Simone Pelloni (Rete civica) sul tema. “Con l’autonomia differenziata – conclude il consigliere – non c’è nessun rischio di divisione, lo stesso articolo 5 ci dice che la nostra Repubblica è una e indivisibile”.
Silvia Piccinini (Movimento 5 stelle) rileva posizioni distinte tra Forza Italia e il resto del centrodestra sull’autonomia differenziata: “Mulè ha parlato di legge monca, Occhiuto ha parlato di scatola vuota, Bardi ha condiviso le stesse preoccupazioni, Schifani ha parlato di legge strumentale”. “No a cittadini di serie a e di serie b, il centrodestra teme il giudizio dei cittadini, c’è chi preferisce la secessione alla partecipazione dei cittadini”, conclude.
“Siamo contro la riforma dell’autonomia differenziata, scritta così non serve al nord e fa male al sud, l’economia dell’Italia ne uscirà danneggiata, non serve frammentare, moltiplicare le regole, dividere, in questo modo non si tutela l’interesse nazionale, non vorremmo che questa legge fosse stata approvata dalla maggioranza di governo per dare un contentino agli alleati della Lega”, evidenzia Giulia Pigoni (Italia viva). “Non c’è sviluppo senza solidarietà, le diseguaglianze vanno ridotte, Meloni va nella direzione opposta, questa legge è zeppa di criticità”, conclude.
“Nella scorsa legislatura ho partecipato a parecchi incontri sul tema e Bonaccini era particolarmente convinto sulla materia. Oggi cambia tutto, le argomentazioni proposte sono deboli, la stessa Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna disconosce le posizioni del passato. Oggi non viene dato un bel messaggio ai cittadini, ci viene detto che quello che si affermava in passato non va più bene e a essere penalizzati saranno i cittadini”, ripete Fabio Rainieri (Lega).
“C’è un totale disprezzo delle istituzioni, una triste uscita di scena per l’uomo che non doveva chiedere mai: Stefano Bonaccini. Oggi va in scena una farsa con un evidente cambio di rotta. Siete privi di orgoglio verso la vostra gente che aveva chiesto un maggiore protagonismo dell’ente regionale, il tutto per obbedire alla segretaria Schlein”, rimarca Giancarlo Tagliaferri (Fdi). “Siamo contrari ai referendum e la responsabilità è del centrosinistra che ha deciso di forzare le regole e dei 5 stelle che hanno scelto di diventare la ruota di scorta della maggioranza. Vedremo cosa ne penseranno tra qualche mese gli emiliano-romagnoli che oggi avete calpestato come carta straccia”, conclude il consigliere.
Critiche al presidente Bonaccini anche da parte dei leghisti Maura Catellani e Daniele Marchetti: “E’ incoerente, prima criticava il governo accusandolo di centralismo e sosteneva l’autonomia, ora vuole il referendum abrogativo per cancellarla”. Poi Emiliano Occhi (Lega): “L’autonomia differenziata è una legge cornice, è un compromesso nato per dare seguito a quanto già previsto dal titolo V della Costituzione. L’Italia vive da 80 anni in una forma di Stato centralista e ne vediamo le conseguenze: questo Paese è come un Titanic che galleggia dopo lo scontro con un iceberg. L’Emilia-Romagna voleva l’autonomia per poter governare meglio il territorio, ora invece ha cambiato idea”. “L’autonomia è un’occasione storica, l’Emilia-Romagna vuole abolirla”, spiega Gabriele Delmonte (Lega).
Sempre dai banchi della Lega interviene Matteo Rancan: “La Lega porta avanti da sempre una battaglia per l’autonomia dei territori, autonomia di gestione e finanziaria. Quello che sta avvenendo in Emilia-Romagna è assurdo e imbarazzante perché prima il Presidente Bonaccini ha sostenuto l’inutilità di un referendum a favore dell’autonomia come fecero Lombardia e Veneto per non sprecare soldi, mentre ora il Presidente Bonaccini vuole che si tenga un referendum nazionale sull’autonomia, un referendum che costerà molti soldi ai cittadini. I cittadini emiliano-romagnoli sono ostaggio degli interessi di partito del Pd, siamo ostaggio di battaglie ideologiche e di prese di posizioni personali del Presidente Bonaccini”.
Dal canto suo Marta Evangelisti (Fdi) sottolinea come “la battaglia del Pd è solo ideologica e siamo dispiaciuti di questo. Abbiamo provato a spiegare alcune cose, ma le nostre parole sono state parole al vento. Faccio notare che proprio oggi in Toscana centrosinistra e centrodestra hanno sospeso un dibattito come il nostro sul referendum per approfondire il tema autonomia. Perché non vi siete comportati nello stesso modo anche in Emilia-Romagna? Ce ne è per riflettere, soprattutto per gli elettori del centrosinistra”.
Alle prese di posizione del centrodestra replica Marcella Zappaterra (Pd) per la quale “dire che il Pd o il presidente Bonaccini hanno cambiato idea sull’autonomia differenziata è una bufala che va smentita. Siamo stati tra i primi convinti sulla necessità di procedere sulla via dell’autonomia avanzando una nostra proposta condivisa con le parti sociali e all’unanimità delle forze politiche allora presenti in Assemblea legislativa. Ora il governo ha voluto una legge che prevede la devoluzione di tutte le 23 materie concorrenti tra Stato e Regioni, noi ne avevamo selezionate alcune, quelle che se date da gestire alla Regione avrebbero migliorato la vita dei cittadini. Volevamo risorse certe per migliorare la vita dei cittadini: a cambiare idea è stato il ministro Calderoli e non il Pd”.
Alle ore 21,15 i consiglieri di Lega, Rete civica, Gruppo Misto e Gruppo Indipendente hanno presentato 1.307 emendamenti e 38 ordini del giorno.
(Brigida Miranda, Cristian Casali e Luca Molinari)