“Ripristinare il credito e fare sentire in positivo l’impatto della banca sul territorio”; “portare a casa la cessione con un buon partner, da una parte con l’obiettivo del massimo prezzo, dall’altra valutando positivamente l’impegno verso il territorio”; e infine, “imprimere una ulteriore accelerazione alle azioni di responsabilità, sia predisponendo le carte per la procedura di accesso per i risparmiatori all’arbitrato con il governo sia valutando se costituirci parte civile come nuove banche nei confronti di chi ha causato in passato questo dissesto”.
Sono le tre linee guida su cui si concentra l’azione del consiglio di amministrazione di Nuova Cassa di Risparmio di Ferrara SpA, Nuova Banca delle Marche SpA, Nuova Banca dell’Etruria e del Lazio SpA e Nuova Cassa di Risparmio di Chieti SpA, il cui presidente, Roberto Nicastro, è stato ascoltato oggi pomeriggio in audizione dalla commissione Bilancio, affari generali e istituzionali, presieduta da Massimiliano Pompignoli.
“Come consiglio di amministrazione ci è stata affidata una duplice missione- spiega Nicastro-: dobbiamo prima di tutto rimettere in attività le banche, e infatti ci siamo focalizzati su erogare mutui alle famiglie e affidamenti alle Pmi, per far beneficiare il territorio del credito dopo una significativa assenza. Grazie al lavoro estremamente fattivo, e senza risparmiarsi, di 1000 colleghi è già stato rinnovato il credito per 200 milioni di euro a 1400 imprese e sono stati erogati 450 mutui casa. Allo stesso tempo- prosegue il presidente del Cda- il ministero dell’Economia ha assunto l’impegno verso l’Unione europea per una cessione nei tempi più rapidi possibili: è stato pubblicato un bando internazionale martedì scorso, e alle 18 saranno possibili le prime manifestazioni di interesse. Si tratta però di un passaggio dovuto da non sopravvalutare nei contenuti, perché si tratta dell’interesse a ricevere il primissimo documento che descrive la situazione delle quattro banche. Ad oggi ancora non possiamo sapere se sceglieremo il nostro partner, o se saremo scelti”.
Il tutto, assicura Nicastro, “senza dimenticare assolutamente l’impatto sui risparmiatori: in prospettiva nuova Carife il focus è sugli obbligazionisti subordinati, 4164 clienti, pari quindi al 4% circa del totale, detentori di bonus subordinati. Contiamo 187 casi particolarmente esposti, cioè chi con meno di 100.000 euro di risparmi ha oltre il 50% del patrimonio espresso in obbligazioni subordinate della vecchia Carife. Ci sono poi 3700 risparmiatori che hanno una concentrazione tra l’1 e 30%, e 280 casi invece medi”.
Tra i primi impegni del nuovo Cda, continua, “anche la mappatura dei tempi con cui sono state realizzate le emissioni subordinate: fatto 50 milioni circa l’ammontare di emissioni subordinate che oggi sono nel portafoglio dei clienti, 20 milioni risalgono al 2006 e 20 milioni al 2008”. Il presidente spiega poi di “fare fatica a dire che ci siano stati sportellisti in malafede: ai tempi di emissione non venivano considerate operazioni a rischio elevato, tanto è vero che anche molti dipendenti le hanno sottoscritte”.
Per Nicastro, “il dissesto tende ad avere tre cause abbastanza comuni in tutti e quattro gli istituti: come numeri la maggiore è sicuramente la forte crisi del tessuto delle Pmi. Non bisogna sottovalutare poi il fatto che le banche del territorio sono andate a fare affari fuori dal territorio: è un peccato mortale, si rischia di commettere errori, come elargire credito a aziende a cui era stato negato. Sulle possibili gestioni non responsabili stanno indagando i magistrati, noi valuteremo se costituirci parte civile”.
Alan Fabbri (Ln), dopo aver annunciato di aver spedito al presidente della Repubblica e al prefetto di Ferrara un dossier sulla cronistoria del caso Carife, “perché per noi la situazione è diversa rispetto a quella delle altre banche”, ha rivolto a Nicastro 14 domande, dalla possibilità di lasciare ai “risparmatori traditi gli eventuali plusvalori della cessione dei crediti in sofferenza”, come “i 20 milioni di provvisionale a favore di Carife che la Corte d’appello di Milano ha confermato nella sentenza del settembre scorso sul caso Vegagest”, alle prospettive di salvaguardia occupazionale, passando per le clausole di ristoro nel contratto di cessione alla mancata vigilanza da parte di Bankitalia. Secondo il consigliere, è soprattutto fondamentale “predisporre in via prioritaria le azioni per risarcire i risparmiatori e accertare la responsabilità, se non diretta, politica e morale degli amministratori precedenti, in modo da ricreare il rapporto di fiducia con i cittadini”.
Antonio Mumolo (Pd) ha chiesto se “nell’indagine persona per persona verificherete quando è stato modificato il profilo di rischio per ogni singolo correntista, perché risulta – almeno da interviste ai dipendenti – che il profilo di rischio è stato modificato unilateralmente”. Il consigliere ricorda poi che “anche se all’epoca si ritenevano operazioni a rischio non elevato, il nostro Testo unico bancario sancisce l’obbligo per le banche di informarsi e informare: se l’obbligo non risulta assolto la vendita può essere impugnata, e tante sentenze lo dicono, e sembra che questo dovere non sia stato assolto fino in fondo”. Secondo Mumolo, “è vero che anche i dipendenti hanno acquistato le obbligazioni, ma questo non vuole dire che non ci siano responsabilità da parte di chi ha venduto: c’è tra gli sportellisti chi ha parlato di ‘obbligo’ di vendere queste obbligazioni”.
Paolo Calvano (Pd) ha voluto ricordare “la sofferenza di questo territorio, una consapevolezza che vi serve perché questa vicenda non potrà che lasciare strascichi sull’economia ferrarese”. Il consigliere ha sottolineato che “è partito il percorso di vendita delle nuove banche, sono molto liquide e quindi teoricamente appetibili, anche se lo capiremo solo dalle manifestazioni di interesse: una appetibilità che deve essere però funzionale ad offrire garanzie sul territorio, a partire da una vendita che abbia tra le clausole la salvaguardia dell’occupazione, perché stiamo parlando di una delle imprese più importanti della provincia di Ferrara con quasi 1000 dipendenti, e il sostegno alle piccole e medie imprese”. In riferimento poi ai 100 milioni di euro concessi dal Governo per gli obbligazionisti e i risparmatori, Calvano invita a “prestare attenzione a quelli davvero più bisognosi, perché le situazioni sono molto diversificate tra loro. Se, poi, le risorse dovessero risultare insufficienti, anche noi chiederemo al Governo di aumentarle”.
Marcella Zappaterra (Pd) ha prima di tutto rimarcato come “questo confronto istituzionale non fosse affatto scontato, è stato un segnale di grande rispetto verso un ente che ha fatto con 200.000 euro in bilancio un grande sforzo per la tutela dei risparmiatori”. Secondo la consigliera “Carife è stata per anni la banca di riferimento del territorio, sostenendo le imprese e le istituzionali locali anche attraverso la Fondazione: da un certo punto in avanti però ha preso il sopravvento l’interpretazione peggiore possibile del concetto di banca del territorio, una interpretazione fuorviante che ha portato a operazioni di dubbia qualità, come prestiti ad aziende non sane”. E tutto questo, avverte Zappaterra, “è stato deciso a Ferrara: ciò non deve più succede, distorcere il concetto di banca del territorio mette a rischio la solidità dei bilanci e una gestione efficiente delle risorse- conclude-. Chiediamo allora che la governance della nuova Carife si faccia carico di far ripartire il credito e dare sicurezza ad azionisti e dipendenti”. Al termine della seduta la consigliera è poi nuovamente intervenuta lamentando che “si poteva gestire diversamente la seduta, sono stati censurati tutti i consiglieri tranne la replica del collega Fabbri”
Igor Taruffi (Sel) ha ribadito che “la salvaguardia del livello occupazionale è un tema altrettanto importante della tutela dei risparmiatori e degli azionisti, anche se è stato toccato molto velocemente: Carife una delle imprese più importanti del territorio per numero di dipendenti, e la loro sicurezza deve essere la nostra bussola dal punto di vista politico-istituzionale in qualunque ambito ci muoviamo”.
(jf)
(Nelle foto in allegato, i consiglieri durante l’audizione e i banchi della presidenza: da sinistra Giovanni Capitanio, amministratore delegato della Nuova Carife, Roberto Nicastro, il presidente della Commissione Massimiliano Pompignoli e, ultimo in fondo, il vicepresidente della Commissione Roberto Poli).