La Giunta regionale deve intervenire presso l’Unione europea, il Governo e il Parlamento perchè sia urgentemente rivista la direttiva Ue 2014/59 del 15 maggio 2014, che “disciplina il cosiddetto ‘bail in’, cioè il salvataggio interno della singola banca”, e la normativa nazionale (decreto legislativo 180/2015) che la recepisce.
Lo chiede una risoluzione presentata da Tommaso Foti (Fdi-An), dove si evidenzia che questa normativa “fa pagare il costo del salvataggio della banca ai suoi azionisti, ai suoi obbligazionisti e quindi ai suoi creditori, nonché ai titolari di depositi bancari superiori ai 100.000 euro. Nei fatti, dunque, il salvataggio della singola banca deve avvenire senza alcun intervento finanziario del settore pubblico, salvo casi eccezionali, e così pure delle altre banche e di altre istituzioni del sistema bancario, Bce e Banca d’Italia comprese”.
A sostegno del ‘bail in’- scrive il consigliere- si afferma “che le banche sono organismi che offrono servizi essenziali ai privati e, quindi, vanno comunque salvate dai pubblici poteri, ma non più attraverso finanziamenti pubblici che graverebbero sui contribuenti, bensì trasferendo il costo del salvataggio sui privati, imponendo loro gli oneri del soccorso nella veste di azionisti, obbligazionisti e titolari di depositi bancari”.
Nei fatti, tuttavia, – aggiunge- “la crisi finanziaria di questi anni è stata, per la maggiore parte, provocata da bolle speculative, frutto di disinvolte e avventurose iniziative del sistema finanziario; la Bce e le banche centrali nazionali avrebbero dovuto esercitare sul sistema finanziario ben altri controlli e più attenta vigilanza; le banche svolgono un servizio essenziale alle comunità civili e, in quanto tale, meritevole di tutela pubblica che va rivolta in particolare al risparmio dei correntisti e piccoli imprenditori; consistenti aiuti finanziari sono già stati concessi, nel recente passato, alle banche in difficoltà, non solo italiane: non concederli ora significa arrecare iniquo nocumento alle banche che attualmente si trovano in difficoltà; infine, prima di introdurre il ‘bail in’ si sarebbe dovuto prevedere obbligatoriamente il recupero di tutti i crediti, compresi quelli in sofferenza”.
“L’asistematicità del ‘bail in’- conclude Foti- appare suscettibile di valutazioni in termini di legittimità costituzionale, soprattutto con riferimento agli obbligazionisti e ai titolari di depositi in conto corrente”.
(Tutti gli atti consiliari – dalle interrogazioni alle risoluzioni, ai progetti di legge – sono disponibili on line sul sito dell’Assemblea legislativa al link: http://www.assemblea.emr.it/attivita-legislativa)
(Antonella Celletti)