COMUNICATO
Ambiente e territorio

Caccia. Pompignoli (Lega): meglio la braccata della girata, decisione venga presa con tutti portatori d’interesse

Il leghista, in un’interpellanza, chiede di coinvolgere agricoltori, cacciatori, squadre di caccia collettive e capisquadra per stilare il nuovo regolamento per il prelievo dei cinghiali

Nel nuovo regolamento per la gestione degli ungulati va “prediletta e tutelata” la braccata rispetto alla girata. Questo, infatti, “è il metodo di controllo più efficace e diffuso per mettere un freno ai danni arrecati dalla popolazione dei cinghiali”. È quello che chiede Massimiliano Pompignoli, consigliere regionale della Lega nord, alla giunta attraverso un’interpellanza nella quale invita l’esecutivo a rendere pubbliche le proprie “intenzioni sul nuovo regolamento”.

La braccata è un tipo di caccia alla selvaggina di grossa mole, svolta soprattutto in battuta, con l’utilizzo di diversi cani e braccaioli. La girata prevede invece un numero limitato di poste (le posizioni in cui vengono dislocati i componenti della squadra) e un conduttore di cane.

L’esponente del Carroccio, nelle premesse dell’atto ispettivo, ricorda che “è in corso la modifica dell’attuale regolamento per la caccia al cinghiale in Emilia-Romagna e le proposte di modifica avanzate dall’assessore Simona Caselli” vanno verso “il metodo di caccia della girata a discapito della braccata che, storicamente, è più diffusa e più efficace. Le misure previste per controllare gli ungulati- continua il leghista- penalizzerebbero fortemente le forme collettive e tradizionali di caccia al cinghiale che invece, in termini di risultati, andrebbero incoraggiate e incentivate” visto che sono “indispensabili per mettere un freno alla proliferazione di questi animali”. Per Pompignoli “le altre forme di prelievo di natura selettiva, seppur utili, si profilano esclusivamente come metodi di contorno e rifinitura”. Infine il consigliere rimarca che “nella definizione di una nuova regolamentazione regionale per la gestione degli ungulati, è indispensabile un approccio condiviso tra istituzioni, cacciatori e agricoltori che veda il coinvolgimento anche delle squadre di caccia collettiva e dei rispettivi capisquadra per capire le ragioni di tutti i portatori di interesse”.

(Andrea Perini)

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