COMUNICATO
Parità, diritti e partecipazione

CARCERE BOLOGNA. GARANTE BRUNO IN VISITA: “AUMENTANO LE DONNE”/ FOTO

La figura di garanzia dell’Assemblea legislativa alla Dozza: 745 detenuti presenti, 478 stranieri. “Buona l’umanizzazione della pena”

Aumento delle detenute (in totale 72, di cui 29 straniere e una di loro con un figlio); e la sempre “gravissima carenza di organico dei funzionari di area giuridico-pedagogica” riconosciuta dal giudice di sorveglianza su reclamo di un detenuto ma impugnata dall’amministrazione penitenziaria. Sono le due criticità al carcere della Dozza di Bologna rilevate in una visita tenuta nei giorni scorsi dalla Garante dei detenuti dell’Assemblea legislativa, Desi Bruno. La figura di garanzia per le persone private della libertà personale istituita dal consiglio regionale dell’Emilia Romagna ha visto anche la direttrice Claudia Clementi, con cui ha incontrato alcune detenute. Le donne- riferisce Bruno- hanno parlato “della difficile convivenza legata alla promiscuità fra chi deve espiare lunghe condanne e chi, al contrario, è prossimo alla fine della pena”.

Al momento della visita di Bruno erano presenti 745 detenuti, di cui 478 stranieri. I condannati in via definitiva sono 444; 94 sono nel circuito dell’Alta sicurezza; 72 appunto le donne, di cui 29 straniere; 14 persone ammesse a lavorare all’esterno; 5 semiliberi. I tossicodipendenti sono 233. Bruno ha anche incontrato alcuni detenuti ex collaboratori di giustizia, che vivono in una sezione separata dalle altre. Diffusa la richiesta di “incrementare” le attività lavorative, formative ed educative.

Sempre in riferimento alla popolazione femminile, tre detenute soggiornano nelle due camere di pernottamento, comprensive anche di una piccola stanza per uso ‘ricreativo’, dell’articolazione ‘Salute mentale’ della Dozza. “Si sta valutando, in collaborazione con l’Ausl di Bologna- spiega la Garante- di organizzare il reparto psichiatrico in ambienti più adeguati al piano terra, dove in passato era collocata l’Alta sicurezza femminile”, come già era stato sollecitato dall’Ufficio.

Semaforo verde da Bruno invece per quanto riguarda le condizioni di “umanizzazione” della pena, con l’ampliamento progressivo degli orari di apertura delle celle. Il regime di massima apertura prevede fino a oltre 9 ore giornaliere ed è in vigore, in particolare, nel reparto penale, dove ci sono 97 detenuti condannati in via definitiva alla reclusione a 5 o più anni. Lo stesso regime riguarda anche gli spazi del reparto giudiziario, con il coinvolgimento di 100 detenuti, e la sezione femminile, dove sono collocate 36 donne condannate in via definitiva. Nella struttura bolognese, inoltre- sottolinea Bruno- è per lo più garantita la separazione degli imputati dai condannati in via definitiva.

La Garante ha registrato positivamente anche l’esistenza di spazi dedicati alla prima accoglienza dei detenuti, dove rimangono fino a quando non sono stati effettuati gli screening sanitari per verificare se siano affetti da malattie contagiose e dove avviene una prima valutazione su eventuali rischidi suicidio. C’è anche una sezione cosiddetta dimittendi, destinata al reinserimento sociale di coloro cui rimangono pochi mesi prima della scarcerazione. 

E’ operativa anche la sezione di detenzione per accogliere i detenuti (44 al momento della visita di Bruno) dotati di una pericolosità e di una tendenza alla prevaricazione tali da dover essere gestiti con maggiore attenzione, ai quali è necessario, in ogni caso, garantire l’accesso a un adeguato trattamento affinchè possa essere rivalutato il giudizio di pericolosità.

(Marco Sacchetti)

 

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