La legge sull’ordinamento penitenziario compie cinquant’anni. Si tratta di un provvedimento legislativo che, per il sistema carcerario, ha rappresentato una vera e propria rivoluzione. Grazie all’approvazione di questa legge si è superato l’approccio punitivo per introdurre un modello che punta alla riabilitazione della persona. Il detenuto, infatti, diventa portatore di diritti, così come il carcere diventa una palestra rieducativa. Il soggetto in detenzione, attraverso percorsi personalizzati (a partire dal lavoro in carcere), deve avere l’obiettivo, una volta finita la pena, di riuscire a reintegrarsi socialmente, in quanto il reinserimento sociale è anche il migliore antidoto contro le recidive.
È quanto emerso nella conferenza stampa, tenutasi nella sede dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna a Bologna, durante la quale Roberto Cavalieri, garante regionale dei Detenuti dell’Emilia-Romagna, e Silvio Di Gregorio, provveditore dell’amministrazione penitenziaria dell’Emilia-Romagna e delle Marche, hanno tracciato un bilancio a cinquant’anni dall’approvazione della legge sull’ordinamento penitenziario (la legge 354 del 1975).
L’incontro con i giornalisti è stato voluto da Roberto Cavalieri. “Dare spazio a questa ricorrenza – sottolinea Cavalieri – è necessario tanto quanto parlare dei problemi che oggi vivono le carceri. Cinquant’anni fa veniva approvata la legge che istituiva l’ordinamento penitenziario, strutturando per i detenuti una serie inviolabile di diritti che oggi sembrano correre forti rischi”. Il garante, infatti, rileva come, a garanzia della piena applicazione dell’ordinamento penitenziario, occorra che a ogni singolo detenuto venga garantito un percorso, mirato alla riabilitazione, personalizzato: “Per le amministrazioni penitenziare è particolarmente complesso assicurare la continuità dei percorsi trattamentali ai detenuti, anzitutto per l’elevato numero di persone che popolano il carcere. Il tema del sovraffollamento carcerario, quindi, diventa il fulcro del problema, in quanto è sempre più complesso assicurare spazi adeguati a un numero tanto elevato di detenuti, ognuno con bisogni specifici”. “In Emilia-Romagna – evidenzia il garante – abbiamo superato i 4.000 detenuti, più di 700 rispetto alla capienza degli istituti”. “A causa di tutto questo – prosegue – il percorso verso la riabilitazione trova sulla propria strada ostacoli insormontabili, in quanto il detenuto, invece di concentrarsi sui suoi obiettivi personali, rischia di vivere situazioni di disagio che, inevitabilmente, inficiano i risultati del trattamento”. La priorità assoluta, conclude Cavalieri, “è dare piena applicazione dell’ordinamento penitenziario”.
Interviene, poi, Silvio Di Gregorio, provveditore dell’amministrazione penitenziaria dell’Emilia-Romagna e delle Marche: “Serve ragionare su quello che è stato fatto fino a oggi nelle carceri. Capisco che ci sia un’esigenza sicuritaria ma non possiamo disinteressarci di quello che succede dopo la condanna. L’ordinamento penitenziario vuole che la giustizia sia umana, cioè che punti alla promozione dell’uomo anche se colpevole”. Sottolinea ancora il provveditore: “Per restituire la piena dignità alla vittima serve che il reo sia recuperato socialmente. La logica deve essere orientata a offrire una possibilità a chi lo merita, con il coinvolgimento della collettività. Il detenuto deve avere la possibilità di progettare il proprio futuro: in questo modo si ha la riconciliazione tra la società offesa e chi ha offeso. Per questo serve garantire la piana attuazione dell’ordinamento penitenziario, percorso ostacolato in particolare dal problema del sovraffollamento carcerario”. Di Gregorio, poi, conclude sul tema della riabilitazione del detenuto: “Aspetto centrale per la riabilitazione del detenuto è quello della formazione professionale. Sono già diversi i progetti con aziende attive in carcere fra Parma, Ferrara e altre province”.
All’incontro con i giornalisti è stato presentato anche il convegno sullo stesso tema in programma venerdì 5 dicembre, dalle 9 alle 13.30, in sala Fanti nella sede dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna, in viale Aldo Moro 50 a Bologna. Al convegno parteciperanno, oltre agli stessi Cavalieri e Di Gregorio, anche, per citare solo alcuni nomi, l’arcivescovo di Bologna e presidente della Cei Matteo Maria Zuppi, la presidente del tribunale di sorveglianza di Bologna Maria Letizia Venturini, la presidente della commissione assembleare Cultura e parità Elena Carletti, il direttore dell’Uiepe dell’Emilia-Romagna e delle Marche Aldo Scolozzi e la ricercatrice dell’Unimore Eleonora Dei Cas. A questo link è possibile consultare il programma completo del convegno, oltre al form per l’iscrizione.
Situazione sovraffollamento negli istituti penitenziari dell’Emilia-Romagna (dati aggiornati al 31 ottobre 2025)
A Bologna sono presenti 818 detenuti (con una capienza di 507 posti): 90 le donne, 474 gli stranieri. A Ferrara sono presenti 397 detenuti (con una capienza di 243 posti), 176 sono gli stranieri. A Forlì sono presenti 158 detenuti (con una capienza di 144 posti): 23 le donne, 64 gli stranieri. A Castelfranco Emilia, nel modenese, sono presenti 83 detenuti (con una capienza di 191 posti), 29 gli stranieri. A Modena sono presenti 593 detenuti (con una capienza di 371 posti): 32 le donne, 354 gli stranieri. A Piacenza sono presenti 543 detenuti (con una capienza di 414 posti): 16 le donne, 368 gli stranieri. A Parma sono presenti 776 detenuti (con una capienza di 655 posti), 291 gli stranieri. A Ravenna sono presenti 85 detenuti (con una capienza di 49 posti), 39 gli stranieri. A Reggio Emilia sono presenti 315 detenuti (con una capienza di 292 posti): 19 le donne, 142 gli stranieri. A Rimini sono presenti 168 detenuti (con una capienza di 118 posti), 76 gli stranieri.
Suicidi nelle carceri dell’Emilia-Romagna nel 2025
I suicidi nelle strutture carcerarie emiliano-romagnole, dall’inizio dell’anno, sono stati otto: cinque nel carcere di Modena, uno in quello di Parma, uno a Reggio Emilia e uno a Bologna.
(Cristian Casali)


