COMUNICATO
Parità, diritti e partecipazione

Carceri. Incontro conclusivo a Bologna del progetto “Educate”: nasce un linguaggio comune europeo/ foto

Un’occasione, ha spiegato il Garante regionale Marighelli, di confronto, capofila la cooperativa sociale L’Ovile, tra le diverse esperienze dei penitenziari di cinque paesi europei

“Un progetto di rilievo europeo che vede impegnati operatori di vari paesi europei (Spagna, Portogallo, Romania, Grecia e Italia) attivi all’interno dei luoghi di reclusione (che operano per l’inserimento sociale dei detenuti a fine pena e per le loro attività formative ed educative), un’occasione di confronto tra le diverse esperienze e le diverse progettualità”. Il Garante regionale per le persone private della libertà personale, Marcello Marighelli, è intervenuto in mattinata alla giornata conclusiva del progetto Educate (Educators for inclusive and effective reintegration of inmate), che si è tenuta a Bologna: iniziativa per aiutare e supportare gli educatori che operano in carcere e in strutture per misure alternative alla detenzione nello sviluppo delle proprie conoscenze, competenze e pratiche.

Educate, progetto attivato a novembre 2016, ha lo scopo di consentire alle organizzazioni partner di condividere esperienze, approcci e metodi di lavoro nel campo dell’educazione rivolta a persone private della libertà. L’Ovile (Italia), Carcere di Bistrita (Romania), You in Europe (Grecia), Asociación Noesso (No Estás Sólo) (Spagna), Associacao Sapana (Portogallo) sono le realtà che all’interno di Educate lavorano sulla promozione delle competenze trasversali di destinatari- in particolare persone private della libertà con patologie psichiatriche, migranti e minoranze- il loro inserimento nel mercato del lavoro e la creazione di una rete locale che renda il reinserimento più efficace e riduca il rischio di recidiva.

Per L’Ovile, soggetto capofila del progetto, è intervenuta Francesca Cavedoni, responsabile dell’area salute mentale, carcere e accoglienza: “Un progetto, attivato due anni fa, che si occupa della formazione degli educatori che lavorano con le persone private della libertà e quindi o in affidamento in prova al servizio sociale, nel caso dell’esecuzione penale esterna, oppure persone che sono all’interno del carcere”. L’obiettivo, ha aggiunto, “è quello di creare, con altri quattro partner europei, un linguaggio comune. Oggi presentiamo i risultati relativamente a tre modelli: un modello collegato alle competenze di chi lavora nel settore penale, sia dentro che fuori il carcere, un secondo modello di reinserimento sociale, quindi come fare integrazione e reinserimento in maniera efficace, e un terzo modello, collegato, di inserimento lavorativo”.

È poi intervenuta, sull’attività della cooperativa sociale, la responsabile dell’ufficio progettazione, Elena Frascaroli: “L’Ovile, che opera già da 25 anni, si occupa di detenzione con progetti lavorativi sia all’interno del carcere di Reggio Emilia sia nelle nostre strutture: proponiamo, attraverso l’accoglienza e l’inserimento lavorativo, percorsi riabilitativi a persone in stato di bisogno”.

Una delegazione dei soggetti attivi nel progetto visiterà nel pomeriggio i laboratori e le strutture dedicate alla formazione del carcere della Dozza di Bologna.

(Cristian Casali)

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