Un libro e un podcast per ricordare Alberto Manzi nel centesimo anniversario dalla nascita, legando la figura del Maestro di “Non è mai troppo tardi” all’educazione a una corretta informazione, che oggi comprende anche la lotta alle fake news.
Il binomio è emerso nel corso di “Non è mai troppo presto: la media education a 100 anni dalla nascita di Alberto Manzi”, convegno organizzato dal Corecom dell’Emilia-Romagna nella sede dell’Assemblea legislativa.
Il libro, il cui titolo è stato mutuato dal convegno, è stato realizzato da Roberto Farnè e Rosy Nardone per conto del Corecom, mentre il podcast, in tre puntate e presentato in anteprima, ospita come voce narrante il giornalista e autore tv Federico Taddia ed è stato curato dal Servizio Informazione dell’Assemblea legislativa. In uscita nei prossimi giorni sulle più importanti piattaforme audio.
Nell’Italia del boom economico, Alberto Manzi con la tv insegnò a leggere e scrivere a due generazioni di italiani. Oggi, nell’era dei social e delle fake news, il Maestro diventa simbolo di un’educazione alla comunicazione.
A fare gli onori di casa Giorgio Tonelli, vicepresidente del Corecom: “Manzi – spiega – utilizzò lo strumento televisivo per alfabetizzare almeno due generazioni di italiani: un milione e mezzo di persone hanno conseguito la licenza elementare grazie alla trasmissione tv. Oggi, con lo stesso spirito vogliamo aiutare ad alfabetizzare le persone di fronte ai rischi dei mezzi di informazione di massa di nuova generazione, insegnando come difendersi da un uso distorto di tv e social media. Resta cruciale il legame tra insegnanti e studenti: anche nell’era del digitale occorre rafforzare la vicinanza tra chi insegna e chi studia. Occorre tenere la giusta distanza: né troppo vicini per non essere troppo coinvolti, né troppo lontani per non essere troppo distanti”.
Gaetana De Angelis e Rosy Nardone hanno portato i saluti rispettivamente dell’Ufficio scolastico provinciale di Bologna e dell’Alma Mater, con Nardone che ha ricordato come “da tempo il nostro lavoro sia rivolto alla ricerca di un punto di equilibrio tra società e media”.
“Oggi abbiamo bisogno un’alfabetizzazione politica e ambientale. Alberto Manzi non si occupava di media education ma aveva idee molto chiare sull’educazione nel tempo dei mass media. Si trattava cioè di non aggredirli direttamente, ma di camminare al loro fianco, conoscendoli senza pregiudizi ma anche senza perdere di vista quelli che possiamo chiamare i fondamentali dell’educazione: la conoscenza diretta (non solo virtuale) del mondo a partire dal proprio ambiente, la padronanza del linguaggio scritto e parlato, del sapere scientifico, insomma di quelle categorie che, passo dopo passo, anno dopo anno, toccano specificamente alla scuola”, ha sottolineato Roberto Farnè, docente universitario, autore di 150 pubblicazioni sul Maestro, da ultima, appunto, “Non è mai troppo presto: la media education a 100 anni dalla nascita di Alberto Manzi” testo presentato al convegno in viale a Aldo Moro, a Bologna. “Manzi capì che con la TV si poteva riportare agli studi gli analfabeti adulti. Ogni altro modo per farli ricominciare a studiare li avrebbe umiliati e quindi utilizzò il piccolo schermo per alfabetizzarli in modo dinamico”, ha concluso.
La straordinarietà della figura di Alberto Manzi e dell’esperienza di “Non è mai troppo tardi” sa tenere insieme diverse forma di comunicazione, da quelle più tradizionali delle pagine dei libri a quelle più moderne della multimedialità come testimoniato dalle parole di Mauro Sarti, direttore del Servizio Informazione dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna. “Oggi servirebbe un maestro Manzi per -spiega- alfabetizzare al senso civico a partire dalla partecipazione al voto, visto l’astensionismo alle recenti elezioni regionali. Abbiamo deciso di raccontare Manzi con un podcast in tre puntate realizzato insieme al giornalista e autore tv Federico Taddia, e a cura di Francesca Mezzadri, in cui ci sono le voci di Manzi, della moglie, del figlio, della nipote e di tanti che hanno lavorato con lui”. Sarti, nel tracciare il quadro dell’attività del Servizio dell’Assemblea, un lavoro che tiene insieme la comunicazione tradizionale e una forte impronta multimediale, ricorda come: “Siamo una pubblica amministrazione e questo permette di lavorare senza inseguire il profitto, ma di concentrarci sugli strumenti più efficaci per raggiungere il maggior numero di persone”.
A confermare l’impegno del Corecom contro fakenews e uso distorto dei mezzi di informazione sono i numeri: “Con il progetto ‘A scuola con i media’ abbiamo realizzato 214 laboratori, coinvolgendo oltre 6mila studenti appartenenti a 256 classi di 56 scuole: abbiamo lavorato per fornire a studenti e insegnanti gli strumenti per guardare il mondo dei mass media in modo critico”, ha sottolineato Massimo Parrucci, coordinatore delle attività del Corecom dell’Emilia-Romagna.
La Regione Emilia-Romagna opera in stretta collaborazione con l’Ordine dei giornalisti dell’Emilia-Romagna: “Ci battiamo per un’informazione di qualità e libera, per questo è importante che i giornalisti da un lato applichino le regole deontologiche e dall’altro siano liberi nel loro lavoro: i giornalisti non devono distorcere i fatti, i fatti sono fatti”, ha evidenziato Silvestro Ramunno, presidente dell’Ordine dei giornalisti regionale, che ha ricordato, numeri alla mano, come le persone passino più tempo sui social rispetto ai mezzi di comunicazione tradizionali, costringendo così questi ultimi ad adeguarsi alle regole dei social.
Il legame tra l’Assemblea legislativa e Alberto Manzi risale ai primi anni del nuovo secolo con la nascita, in viale Aldo Moro, del Centro Manzi diretto da Alessandra Falconi: un luogo di cultura che conserva il fondo del Maestro e che organizza attività nelle scuole. Proprio il Centro Manzi, in queste settimane, ha organizzato la celebrazione del centenario della nascita del Maestro, avvenuta il 3 novembre 1924, allestendo nei locali di viale Aldo Moro a Bologna la mostra “Alberto Manzi. Storia di un maestro“, che raccoglie immagini di “Non è mi troppo tardi”, le prime stesure di “Orzowei”, i diplomi di benemerenza ricevuti dalle Università e dalle ambasciate di mezzo mondo, i disegni dei suoi ragazzi a testimonianza dell’impegno, ultimo in ordine di tempo, ma non per importanza, per l’integrazione dei giovani stranieri arrivati o nati in Italia. Momento clou del “compleanno del Maestro” è stato il 3 novembre scorso quando, fra spettacoli per i più piccoli, laboratori didattici e un francobollo commemorativo, nella sede dell’Assemblea legislativa si è tenuta una vera e propria festa per il centenario cui hanno preso parte, fra gli altri, Sonia Boni Manzi e il figlio Massimo Manzi.
La mostra bolognese, che chiude il 29 novembre, si inserisce all’interno delle attività organizzate per il Centenario della nascita. Fra gli altri appuntamenti: mostra su “Flip il cucciolo” (Centro di documentazione Raccontinfanzia a Ferrara fino al 5 dicembre) e “Dentro un vulcano” (Regione Emilia-Romagna, Museo Giardino Geologico Sandra Forni, viale della Fiera, 8 fino al 19 dicembre).
(Luca Molinari)