Non c’è esigenza di intervenire con normativa regionale in una materia già regolata dall’ordinamento statale. Con questa motivazione non è stata giudicata ammissibile la petizione popolare che chiedeva alla Regione di legiferare sul divieto di “indossare caschi o altri oggetti oggetti o indumenti atti a rendere difficoltoso il riconoscimento delle persone nei luoghi pubblici”.
In commissione Bilancio, affari generali e istituzionali, presieduta da Massimiliano Pompignoli, il Partito democratico e la Lega Nord – astenuto il M5s – bocciano la richiesta di intervenire con un divieto regionale visto che l’ordine pubblico è tema di competenza statale e già esiste la legge 152/1975 che all’articolo 5 “vieta l’uso di caschi protettivi o di qualunque altro mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona in luogo pubblico senza giustificato motivo”.
Sarebbe un provvedimento “ridondante,” chiarisce Gianluigi Molinari (Pd) che specifica: “in più il nostro codice penale punisce anche chiunque rifiuti di declinare le proprie generalità (art. 651) e renda false dichiarazioni sulla propria identità (art. 496)”. A questo si aggiunge anche la Carta dei valori della cittadinanza e dell’integrazione adottata con Decreto del Ministro dell’Interno nel 2007 dove viene specificato che “in Italia non sarebbero accettabili forme di vestiario che coprano il volto”. D’accordo anche Stefano Bargi (Lega Nord) che ammette che il tema è importante, ma che la normativa nazionale è già chiara.
(Francesca Mezzadri)