Al via nell’aula dell’Assemblea legislativa l’esame della riforma della legge sulle fusioni di Comuni in Emilia Romagna. Per il relatore Igor Taruffi (Sel), la proposta di legge si propone di “agevolare i processi associativi dei Comuni per superare la frammentazione amministrativa, sempre più freno all’efficacia del governo locale, che interessa in particolare i comuni montani, introducendo norme di semplificazione e colmando vuoti normativi nella legislazione regionale”. Le novità più importanti del provvedimento, ha evidenziato il consigliere, riguardano: la fusione mediante incorporazione di uno o più comuni in un comune contiguo, anche nel caso di Comuni già istituiti a seguito di fusione; l’individuazione di criteri per la valutazione del voto referendario; una maggiore flessibilità per l’indizione dei referendum da parte del presidente della regione; l’istituzione dell’Osservatorio regionale delle fusioni; la possibile ridelimitazione degli ambiti territoriali ottimali anche per l’anno 2016.
Le fusioni mediante incorporazione, ha sottolineato il relatore di maggioranza, sono una novità rilevante, accompagnata “dalla possibilità per i cittadini di avviare il processo di incorporazione mediante raccolta di firme (almeno il 25% in ogni singolo comune) per l’indizione di un referendum consultivo”. Infine, in merito ai criteri di valutazione del voto referendario, uno degli aspetti più controversi del disegno di legge regionale, Taruffi ha spiegato che si terrà conto sia della maggioranza dei voti espressi dai cittadini nel complesso dei comuni interessati al voto sia di quella emersa in ogni singolo comune”, precisando che “tali nuovi criteri non si applicano ai procedimenti di fusione in corso”.
Daniele Marchetti (Ln), relatore di minoranza, ha ribadito come il nodo problematico del provvedimento legislativo sia l’individuazione di criteri per la valutazione del voto referendario il più possibile condivisi. Per Marchetti, infatti, “il principio dirimente che la legge regionale deve salvaguardare è l’espressione del voto in ogni singolo comune, al fine di rispettare integralmente la volontà popolare. Tale volontà, infatti, non può essere interpretata ma solo rispettata”. Infine, secondo il consigliere del Carroccio, permangono nel testo di legge alcuni aspetti da chiarire, come “la maggioranza qualificata prevista per i consigli comunali chiamati a pronunciarsi sulla prosecuzione del processo di fusione nel caso di esito negativo del referendum consultivo, che dovrebbe essere superiore ai 2/3 per coinvolgere anche le minoranza consiliare”. E sono presenti alcune palesi contraddizioni, come “quella che in un punto prevede la retroattività di norme per i processi di fusione in corso mentre in un altro la esclude”. Per correggere le anomalie riscontrate, ha concluso Marchetti, “il gruppo Lega Nord presenterà emendamenti modificativi”.
[Segue dibattito]
(Luca Govoni)