Il punto di vista delle organizzazioni di rappresentanza dei lavoratori è stato oggetto della seduta di Commissione di studio e ricerca sulle cooperative spurie e fittizie presieduta da Luca Sabattini. Al tavolo dei relatori erano presenti i rappresentanti delle principali organizzazioni sindacali regionali: Cgil, Cisl, Uil e Ugl. “Il rapporto tra la presenza o assenza di rappresentanza dei lavoratori e soggetti datoriali è un fattore da approfondire per individuare se anche questo può essere un indicatore che aiuti a definire il fenomeno delle cooperative spurie” ha affermato il presidente Sabattini.
“Il fenomeno è presente in regione da diversi anni, soprattutto nella filiera degli appalti” spiega Antonio Mattioli (Cgil), che segnala fra i comparti territoriali più a rischio la logistica nel piacentino, la trasformazione carni nel modenese, l’ortofrutticolo in Romagna, il distretto costiero del turismo e l’edilizia da Piacenza a Rimini. “Abbiamo fatto verifiche e formulato denunce a Procure e Guardia di finanza in riferimento al settore agroalimentare, della logistica e dell’edilizia ma anche relativamente al comparto delle cooperative sociali” aggiunge. L’intervento della Cgil riguarda soprattutto la forma dei contratti. “Queste cooperative non applicano quasi mai contratti nazionali sottoscritti dalle associazioni maggiormente rappresentative” spiega Mattioli, che segnala anche il fenomeno delle buste paga dove lo straordinario viene giustificato attraverso il ricorso al meccanismo della trasferta italia.
Per Giorgio Graziani (Cisl) “le false aziende illegali si inseriscono nei settori della logistica e dell’edilizia dove la stessa cooperazione vive una difficoltà oggettiva per mantenere l’offerta concorrenziale, ma si tratta di una condizione che finisce per fare concorrenza sleale alla cooperazione sana”. Secondo Graziani è necessario sradicare “la pratica distorsiva della competizione al ribasso” cercando di essere più espliciti nella denuncia di queste dinamiche. “la maggior preoccupazione è che il non rispetto delle regole da parte di queste false imprese distrugga il mercato dove operano i tanti soggetti sani”. Inoltre sui meccanismi di controllo c’è un problema di efficacia.
Anche Roberto Rinaldi (Uil) riconosce il quadro descritto dalle altre organizzazioni e condivide l’impegno con le istituzioni per affrontare un problema che si sta facendo sempre più serio. “La crisi che ha colpito il mondo del lavoro, ha portato anche a una sfiducia generale rispetto al mondo della cooperazione”. Noi cerchiamo quindi di collaborare con le istituzioni territoriali (protocolli con l’interporto, etc) per chiarire il modus operandi di tutti i lavoratori”. Rinaldi si dichiara preoccupato perché la pratica sta riguardando anche l’ambito delle cooperative sociali e insiste sulla necessità di controllare queste realtà e farlo in stretta collaborazione.
il sindacato Ugl denuncia in particolare il fenomeno della contrattualistica estera del lavoro dove alcune aziende con piena operatività in Italia chiedono ai lavoratori di prendere residenza all’estero per evadere l’Iva e, nel contempo, per non rispettare pienamente i loro diritti. Il suggerimento alle istituzioni è quello di cercare di entrare nel capitolato degli appalti per svolgere un controllo più diretto.
Antonio Mumolo (Pd) si riallaccia ai punti illustrati dai sindacati e individua tra i segnali d’allarme “le cooperative che hanno vita breve e che rinascono sotto altro nome, lavoratori messi in sospensione perché si sono lamentati, la questione delle aziende operative in Italia ma con lavoratori messi residenti all’estero, la mancata applicazione dei contratti nazionali” e, infine, chiede “come affrontare insieme il problema anche grazie alle segnalazioni e ai dati forniti dal sindacato”.
Piergiovanni Alleva (AltraER), facendo riferimento a una sentenza della Corte Costituzionale, chiede come sia possibile che “nelle cooperative non aderenti alle tre principali associazioni di rappresentanza della cooperazione il costo del lavoro sia inferiore al 40%”. “L’attività delle cooperative spurie è come un calabrone che non dovrebbe volare ma vola” conclude.
Giuseppe Boschini (Pd) riprende il paragone, e chiede “come non far volare il calabrone” ovvero “se ci sono degli strumenti anche dal punto di vista sindacale per entrare nelle logica della filiera e fermare le cooperative spurie”.
Giulia Gibertoni (M5s) chiede invece ai rappresentanti sindacali dati più precisi: il numero di denunce, in quali settori, se sia stata denunciata solo la cooperativa o se sia stato segnalato anche l’appalto, se ci siano inchieste o rinvii a giudizio.
Luca Sabattini aggiunge la richiesta di conoscere quali forme di controllo le organizzazioni sindacali svolgono sui loro iscritti e sulle loro buste paga e se sono dotate di processi automatici di segnalazione di irregolarità. “Dobbiamo cercare, con tutti i soggetti di rappresentanza sottoscrittori del patto per il lavoro, di costruire degli indicatori che ci permettano di definire che cos’è la falsa cooperativa” spiega.
Le organizzazioni sindacali si dichiarano disponibili a fornire tutti i dati possibili e a collaborare attivamente con la commissione anche in prossimi incontri. Mattioli (Cgil) spiega che la crisi ha solo incentivato un fenomeno – quello delle coop spurie – che esisteva già. “Non è un problema di norme, che non ci sono, ma di un sistema che aggira le norme” aggiunge. In più, “Inps, prefetture e organismi di controllo stanno lavorando a compartimenti stagni e faticano a comunicare tra loro, quando, invece, la messa in rete di alcune informazioni potrebbe essere assolutamente utile.
Il presidente Sabattini conclude la seduta garantendo che i focus sugli altri settori proseguiranno “per raccogliere gli spunti di tutti i soggetti e arrivare a una soluzione”.
(Francesca Mezzadri, Margherita Giacchi)