Le storie del ’68 bolognese, raccolte da quattordici archivi storici, che hanno portato alla conquista dei diritti a partire dal filo rosso della critica alla neutralità della scienza. Nel cinquantesimo anniversario dell’anno che scosse Bologna e tutta Italia, la presidente dell’Assemblea legislativa, Simonetta Saliera, taglia il nastro della mostra Non è che l’inizio: tracce del 1968 negli archivi bolognesi, esposta nei locali del Parlamento regionale in viale Aldo Moro 50. All’inaugurazione erano presenti l’assessore alla cultura del Comune di Bologna, Matteo Lepore, Elisabetta Arioti della Soprintendenza archivistica e bibliografica dell’Emilia Romagna, e il curatore della mostra Mauro Maggiorani.
“Il ’68 rappresenta l’apice di un movimento di rottura con l’autorità, ma soprattutto una presa di coscienza dei giovani” spiega Saliera. “Questi giovani avevano la consapevolezza che potevano migliorare il mondo e ce l’hanno fatta. Volevano una scuola più democratica ma anche una democrazia più ampia in tanti campi, non solo quello dell’università. Non ci si può rassegnare a un mondo senza diritti”. Il movimento ha toccato tutta Italia e Bologna ha avuto la sua storia. “E’ significativo che la facoltà più a lungo occupata in questa città fu quella di Fisica” continua Saliera. I pannelli della mostra con foto e documenti storici, spiega il curatore Maggiorani, sviluppano diverse tematiche, dal mondo dell’università a quello del lavoro, dei cambiamenti di genere e della medicina – che anche allora era al centro del dibattito politico.
“Viene esplorato il rapporto che si è venuto a creare con la medicina della salute e la psichiatria che dieci anni dopo ha portato alla legge Basaglia,” aggiunge la soprintendente Arioti, che sottolinea come sia fondamentale che la politica si occupi dei giovani, spesso protagonisti dei grandi cambiamenti. “Ci piacerebbe oggi tornare indietro a come era prima del ’68? Non credo” aggiunge.
“La mostra illustra un percorso storico legato a Bologna che ha portato all’affermazione di diritti civili, del lavoro, delle donne; battaglie che hanno reso la città quello che è ora” commenta l’assessore Lepore.
La mostra rimarrà visitabile fino al 26 ottobre in Assemblea legislativa.
Hanno partecipato con loro materiali all’esposizione: Archivio di Stato di Bologna, Regione Emilia-Romagna, Città metropolitana di Bologna, Biblioteca dell’Archiginnasio, Fondazione Gramsci Emilia-Romagna, Camera del lavoro di Bologna, Archivio storico Cisl metropolitana bolognese, Archivio storico della nuova sinistra “Marco Pezzi”, Archivio storico dell’Università di Bologna, Archivio di storia delle donne, Archivio storico Udi Bologna, Archivio storico Unione fotografi organizzati, Istituzione Gian Franco Minguzzi.