Bene la progettualità condivisa sui territori e il lavoro di rete che si è concretizzato fra le realtà attive nel settore musicale. In sintesi, è quanto emerso in Commissione Cultura (presieduta da Francesca Marchetti) convocata per valutare gli effetti della legge 2 del 2018 contenente “Norme in materia di sviluppo del settore musicale”.
Gianni Cottafavi, responsabile del Servizio cultura e giovani, ha spiegato: “Questa legge contiene un’impostazione nuova, basata sulla consapevolezza che le attività culturali hanno un forte potenziale di crescita. Abbiamo voluto una serie di interventi come formazione, educazione e sostegno alle nuove imprese, consentendo un salto di qualità nella crescita del nostro settore musicale. Uno dei nostri punti di forza è la presenza sui territori di strutture all’avanguardia ma scollegate fra loro, per cui uno degli obiettivi, attraverso questa legge, è quello di fare rete. Un aspetto molto apprezzato dagli operatori, perché in questo modo hanno avuto l’opportunità per confrontarsi e costruire nuovi progetti condivisi. La Regione ha avuto un ruolo importante, intervenendo finanziariamente sul piano dell’aggregazione e sostenendo progetti di respiro internazionale che hanno coinvolto scuole di musica, bande e cori. Nota dolente, l’opportunità di rilancio della musica folk e liscio non è stata colta. Un aspetto che va rivisto e ripensato anche in chiave turistica”.
Cinzia Cazzoli, responsabile del settore spettacoli e attuazione della legge, ha sottolineato che proprio grazie al lavoro di rete tra scuole di musica e istituti scolatici di ogni ordine e grado “è stato possibile sviluppare attività di pratica musicale”. Cazzoli ha poi elencato alcuni fra i principali progetti finanziati: “Per la pratica strumentale di base, ad oggi, sono stati stanziati quasi 4 milioni di euro per 68 progetti sull’intero territorio regionale, coinvolgendo 400 scuole e circa 20mila studenti. Altri 250mila euro sono andati a 17 progetti per attività didattica a distanza che ha coinvolto 66 scuole di musica. E poi, ancora, sono stati organizzati nell’ultimo triennio 144 corsi di alfabetizzazione musicale per più di 22mila allievi, 292 corsi per formazioni bandistiche con più di 10mila allievi, iniziative di educazione all’ascolto per bambini da 3 a 11 anni. Finanziati anche progetti di formazione e aggiornamento per insegnati e direttori che hanno dedicato attenzione in particolare al tema dell’inclusività. Nel triennio la Regione ha approvato decine di corsi per un investimento complessivo di 3,7 milioni. Le scuole di musica riconosciute sono aumentate da 145 a 183. La Regione è quindi intervenuta su più fronti, anche per sostenere questi settori durante la crisi pandemica. In questa direzione, ad esempio, si segnala il progetto ‘La cultura non si ferma’, che consiste nella diffusione digitale di spettacoli dal vivo per mantenere il rapporto con il pubblico”.
Nel dibatto è intervenuto il consigliere Federico Amico di Coraggiosa: “Nel 2018 la Regione Emilia-Romagna ha definito il quadro per la promozione musicale e lo ha fatto positivamente puntando sul concetto di filiera. Spesso il mondo della cultura è molto frammentato e questa azione istituzionale ha dato i suoi frutti, soprattutto con un’azione di sostengo fondamentale nel periodo di pandemia per garantire continuità. Dobbiamo continuare su questa strada con un occhio di attenzione per la digitalizzazione”.
L’assessore alla Cultura Mauro Felicori ha sottolineato: “C’è una dimensione in cui musica e arte incontrano il sociale e questa legge ha fatto un lavoro straordinario con le scuole. Penso si possa fare meglio su bande e cori; dobbiamo trovare la chiave per portare la musica alla centralità che ancora non ha e per questo ci dobbiamo dare una strategia nel prossimo triennio. Occorre anche cambiare l’opinione pubblica su questo tema e la politica può avere in questo il suo ruolo”.
In apertura di Commissione la presidente Marchetti, vista la ricorrenza della “Giornata della memoria”, ha sottolineato “il valore di coltivare la cultura della memoria, soprattutto per le giovani generazioni”.
(Lucia Paci)


