COMUNICATO
Parità, diritti e partecipazione

Diritti. Approvata risoluzione ER Coraggiosa-M5Stelle e Pd per buone pratiche sull’accesso all’identità alias

In commissione Parità, l’atto di indirizzo del consigliere Federico Alessandro Amico

E’ stata approvata la risoluzione che impegna “la Giunta ad avviare un’interlocuzione con Anci ed Enti Locali per la migliore circolazione delle buone pratiche esistenti sull’accesso all’identità alias e per consentire ai diversi enti di adottare in materia indirizzi e pratiche uniformi, consultando anche l’Osservatorio previsto dalla legge regionale 15/2019”, la norma contro le discriminazioni e le violenze determinate dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere. Sono anche stati votati due emendamenti presentati del Pd. Il parere favorevole è stato dato in commissione Parità, presieduta dalla vice presidente Marilena Pillati.

La risoluzione è stata presentata da Federico Amico (Emilia-Romagna Coraggiosa), primo firmatario, e sottoscritta anche da Silvia Piccinini (Movimento 5 stelle) e Roberta Mori, Stefano Caliandro e Nadia Rossi (Partito democratico).

L’atto di indirizzo chiede anche di consultare le associazioni LGBTQI+, coinvolgendo l’osservatorio previsto con la legge regionale contro le discriminazioni e le violenze collegate a orientamento sessuale e identità di genere, per comprendere quanto fatto, a partire dagli enti locali, rispetto al tema della variazione dell’attribuzione sessuale.

In Italia, si legge nell’atto, “si stima che le persone transgender arrivino a circa 400mila”. Amico ha sottolineato che “vogliamo promuovere la cultura del rispetto delle persone, in particolare di quelle transgender. Nonostante le modifiche alla legge 164 del 1982 (che regola la materia) il percorso di affermazione di genere resta lungo e costoso”. Le persone che lo intraprendono “vivono poi in un limbo giuridico-amministrativo, con documenti incongruenti rispetto all’identità che essi stessi affermano”. Il capogruppo di Coraggiosa rileva che “per accedere a un’identità alias (usato per abbonamenti, biblioteche, università, anche se non ha valore legale) non è necessario aver iniziato il percorso di riassegnazione di genere”. Per questo chiede che “per l’accesso all’identità alias tutti gli enti pubblici adottino procedure uniformi”.

Matteo Montevecchi (Lega) ha sottolineato come “questo sia un cavallo di battaglia della sinistra fucsia. La carriera alias non si limita alla sostituzione dei documenti scolastici interni, ma prevede anche che si debba concordare la scelta del bagno o degli spogliatoi. Se un maschio dice di sentirsi donna può usufruire di altri bagni e viceversa”. Sulla circolazione delle buone pratiche, il consigliere del Carroccio ha evidenziato che “quelle adottate da alcune scuole sono contrarie alla legge. I dirigenti scolastici che attivano le carriere alias bypassano la legge. Invito le scuole ad avere prudenza e rispetto verso le norme vigenti. Voglio ribadire un concetto importante: in Italia non ci sono mai state direttive specifiche per la carriera alias. Il movimento Pro vita e famiglia onlus ha notificato 150 diffide ad altrettante scuole che avevano riconosciuto le identità alias sulla spinta del movimento Lgbtq+. Spesso l’alias è riconosciuto anche senza una documentazione sulla disforia di genere. La scuola non può modificare il nome o l’identità legale di un individuo. Serve un urgente intervento del ministro dell’istruzione. E non dimentichiamo oggi i tanti casi di de-transizione. La carriere alias è un modo superficiale e sbagliato di affrontare la disforia di genere (che è temporanea e per il 95% passa dopo l’adolescenza). Ci opponiamo alle colonizzazioni ideologiche delle nuove generazioni”.

Roberta Mori (Pd) ha scandito che “lo abbiamo detto varie volte: la società spesso è più avanti della politica e necessita “soltanto” di un quadro regolatorio e di misure pubbliche all’altezza dei bisogni e dei diritti di cittadinanza costituzionalmente garantiti. Tale consapevolezza sociale dà prova di sé in diversi enti locali – il testo cita il “Regolamento per l’attivazione e la gestione dell’identità Alias sulla base del principio di autodeterminazione di genere” approvato dal Comune di San Lazzaro, la mozione “Identità alias e piena autodeterminazione per le persone transgender” approvata dal Consiglio comunale di Reggio Emilia che impegna la Giunta ad adottare linee guida per accedere all’identità alias a disposizione dei servizi amministrativi e degli enti a loro collegati, tenendo come punto fermo la non patologizzazione delle persone trans. La vediamo in molte Università, dove già sono attive linee guida per l’attribuzione di una identità e carriera transitoria per consentire la sostituzione dei dati anagrafici con il nome “di elezione” scelto dalla persona all’interno del sistema di gestione amministrativa. Lo vediamo in aziende di trasporto pubblico locale come Start Romagna, dove la persona può esibire un abbonamento con su riportato un nome differente rispetto a quello presente sulla carta d’identità, un nome alias. Sulla scorta della Legge 15 e avvalendoci degli strumenti di raccordo e scambio già attivi, siamo in grado di coadiuvare indirizzi e pratiche uniformi che supportino il diritto di esprimersi, di poter vivere in ambienti sereni, attenti alla tutela della privacy e della dignità dell’individuo, in cui i rapporti interpersonali siano improntati alla correttezza, al reciproco rispetto delle libertà e dell’inviolabilità della persona. La Risoluzione di oggi è un passo ulteriore di civiltà che rappresenta un segnale e una speranza di cambiamento”.

Per Silvia Piccinini (M5s) “al di là delle questioni giuridiche, la teoria gender è una fake news che propugnate urbi et orbi. Non dimentichiamo che parliamo di persone, esseri umani con emozioni e bisogni. C’è chi vuole negare il diritto di autodeterminarsi. Non capisco l’odio e l’insofferenza verso i diversi. Non si può pretendere di decidere sul corpo degli altri. E spesso le ostilità verso le persone arcobaleno generano atteggiamenti discriminatori e anche violenti”.

Nadia Rossi (Pd) ha affermato cui aver sottoscritto la risoluzione “in modo convinto perché ritengo che il progresso e la tutela dei diritti debbano avanzare. Bisogna dare le stesse possibilità a chi vuole avere una carriera alias. Il consigliere Montevecchi è rimasto da solo, non c’erano altri consiglieri di centrodestra. Ma nel centrodestra ci sono posizioni differenti come quella del sindaco di Treviso che continua con le trascrizioni all’anagrafe dei figli figli di coppie omogenitoriali e il governatore Zaia che con grande apertura ha detto che l’omofobia è una patologia e appoggia il fine vita. non mi stupisco di certe dichiarazioni. Il governo è impegnato ad affrontare tema Cospito, caso Santanché, mogli o mariti di ministri che vendono case guadagnando milioni di euro in pochi minuti. sindaco ex lega ha fatto ordinanza per evitare che strutture su territorio ospitino immigrati. Amico ha replicato che “se le scuole e le amministrazioni pubbliche promuovono carriere alias lo fa anche il ministro Valditara quando firma contratti che prevedono anche il riconoscimento di identità alias. Questo vuol dire rispettare minori e adulti”.

Simone Pelloni (Lega) ha detto che “la posizione di Montevecchi rappresenta il gruppo Lega. Forse ha usato termini che possono non piacere (come sinistra fucsia). Se la volontà della risoluzione è di uniformare le buone pratiche per le carriere alias, allora è importante il richiamo alla legge. Ci si preoccupa di carriere alias e non del declino della scuola. Dovremmo chiedere diritti per una scuola di qualità, per una sanità efficiente. Una parte della sinistra negli anni ha strumentalizzato certi temi, ma è sbagliato trasformare temi etici in una bandierina di parte”.

(Gianfranco Salvatori)

Parità, diritti e partecipazione