Un incontro organizzato dal Garante regionale dei detenuti dedicato al volontariato carcerario. Le associazioni che operano nelle strutture penitenziarie della regione si sono date appuntamento alla casa circondariale di Piacenza nei giorni scorsi. L’obiettivo era quello di favorire uno scambio di idee su quelle attività che le amministrazioni penitenziarie, con il supporto del volontariato, riservano alle persone detenute: quello di Piacenza è il terzo incontro di questo tipo, dopo Castelfranco Emilia, nel modenese, Forlì e Ravenna.
Ad accogliere i quaranta volontari la direttrice del carcere Gabriella Lusi, che ha ribadito la necessità di prevedere, per il detenuto, percorsi personalizzati: “Ogni individuo è diverso, ogni detenuto viene inquadrato in un progetto, tenendo conto delle sue esigenze”. La direttrice ha spiegato, quindi, che l’organizzazione delle attività deve poggiare su diversi capi saldi: “Il contesto deve essere di qualità, gli ambienti devono essere adeguati ai progetti che proponiamo, così come è essenziale l’aspetto dell’organizzazione, cerchiamo di fornire al detenuto degli strumenti che possa poi sfruttare all’esterno”.
Assente per un impedimento all’ultimo minuto il Garante dei detenuti dell’Emilia-Romagna Roberto Cavalieri, che in una nota ha però voluto ribadire quanto siano importanti queste iniziative rivolte ai volontari carcerari: “L’obiettivo è quello di favorire uno scambio di informazioni sui progetti attivati nei diversi istituti dell’Emilia-Romagna, vogliamo creare connessioni fra le tante associazioni attive in questo tipo di strutture”.
Nella casa circondariale di Piacenza (dati ministeriali aggiornati al 31 gennaio 2023) ci sono 409 detenuti, in maggioranza stranieri, 259, mentre le donne arrivano a 16.
Fiore all’occhiello della struttura è l’orto botanico, un ampio spazio dedicato alla coltivazione di frutta e verdura. “Un’attività – ha spiegato il presidente della cooperativa che si occupa del progetto, Fabrizio Ramacci – che ha anche una ricaduta economica, i nostri prodotti vengono venduti nel chiosco presente nel piazzale esterno al carcere e al mercato. Contiamo di ampliare la produzione e vorremmo coinvolgere anche altre strutture carcerarie della regione”. “L’attività agricola – ha sottolineato poi Niccolò Rizzati, ricercatore dell’Università Cattolica che collabora all’iniziativa – rappresenta un progetto sostenibile a livello ambientale, proponiamo tecniche di coltivazione all’avanguardia, così come a livello sociale, garantiamo un lavoro a persone fragili”.
Nel carcere piacentino è anche presente un call center. Attualmente l’attività è sospesa ma dovrebbe riprendere nei prossimi mesi.
Sono poi attive tutta una serie di iniziative collegate al tempo libero dei detenuti, a partire dalle attività artistiche e sportive.
Sull’importanza delle collaborazioni sia all’interno che al di fuori del carcere, a partire dalle istituzioni, è intervenute poi l’assessora al Welfare del Comune di Piacenza, Nicoletta Corvi: “È assidua la collaborazione tra la casa circondariale e il Comune di Piacenza. Vogliamo che le cose positive che accadono nella struttura vengano conosciute anche dai piacentini”. Prosegue, poi, sul volontariato: “C’è un grande bisogno dell’apporto del volontariato, della comunità, questo per raggiungere un importante obiettivo: quello di consentire a queste persone un futuro diverso”.
Link (https://we.tl/t-jsZ7HhUcnJ) delle interviste video a Lusi, Corvi, Ramacci e Rizzati. Scaricabile fino a domenica 3 marzo.
(Cristian Casali)