La Giunta promuova l’introduzione, nelle procedure di gara, di criteri intesi a riconoscere e premiare le imprese che, al proprio interno, promuovono la parità di genere. E’ l’impegno chiesto, in una risoluzione, da Silvia Zamboni (Europa Verde).
Con un dettagliato atto, la capogruppo di EV chiede che la Regione – sul modello del Lazio – introduca, “in fase di progettazione delle procedure di gare, criteri premiali di Gender responsive public procurement (Grpp) per promuovere la diffusione di un vero e proprio messaggio istituzionale verso il mercato da parte della Regione Emilia-Romagna, attraverso il quale si intende riconoscere e premiare il valore aggiunto delle imprese che al proprio interno promuovono la parità di genere, in linea con gli obiettivi strategici regionali, nazionali ed europei in materia di politiche del lavoro”. Zamboni, inoltre, si rivolge alla Giunta perché aiuti a “supportare gli enti locali – soprattutto i Comuni più piccoli che non hanno risorse proprie a questo fine – nei percorsi di formazione delle figure dirigenziali apicali e tecniche in materia di raccolta e analisi delle statistiche di genere e di costruzione di indicatori utili alla valutazione ex ante ed ex-post dell’impatto di genere delle misure adottate, a partire da quelle finanziate con il PNRR e i fondi europei”.
E proprio il Pnrr del governo, afferma la consigliera, “prevede la parità di genere come priorità trasversale”. Nel 2020, e per la prima volta dal 2013, l’occupazione femminile “è scesa al 49% rispetto al 50,1% del 2019 (mentre in Europa le donne occupate sono il 62,7%)”. Particolarmente penalizzate sono le giovani e le donne che vivono al Sud. A calare sono anche le donne amministratore delegato, il 3% contro il 4% del 2020. Dopo aver ricordato che cosa accade in Europa e i risultati raggiunti dai primi bandi con i criteri Grpp della Regione Lazio, Zamboni scrive che “nelle proprie Linee di mandato 2020-2025 e nel Patto per il lavoro e il clima, la Giunta dell’Emilia-Romagna ha inserito la necessità di un ‘Women New Deal’, ovvero un piano di azioni culturali, economiche e sociali per la promozione del protagonismo femminile in tutti i settori quale fattore di modernizzazione della società”. E’ poi previsto un osservatorio e altre azioni sono previste dalla legge regionale 6 del 2014 per la parità e contro le discriminazioni di genere. Inoltre, la Regione stanzia 1,9 milioni per sostenere il lavoro femminile e promuovere progetti per la conciliazione dei tempi di vita e lavoro.
La capogruppo conclude citando dati preoccupanti: “Secondo l’Ispettorato interregionale del Lavoro Nord-Est nel 2020 ci sono state in Emilia-Romagna 4.174 dimissioni volontarie da parte delle lavoratrici, di cui 2.984 sono state richieste direttamente dalle stesse per la difficoltà di conciliare il lavoro con la cura dei figli, per ragioni legate anche ai servizi per l’infanzia”.
(Gianfranco Salvatori)


