“Quali azioni sta mettendo in campo la Regione per favorire l’occupazione femminile, l’imprenditoria femminile e una sempre più reale conciliazione dei tempi cura-lavoro?”.
A chiederlo, con un’interrogazione rivolta al governo regionale, è Lia Montalti (Pd), che vuole poi sapere dallo stesso esecutivo, in particolare sul tema delle dimissioni volontarie delle lavoratrici madri, “quali azioni intenda mettere in campo per cercare di frenare il fenomeno”.
L’ondata di dimissioni volontarie di lavoratrici madri con figli minori di tre anni dal mercato del lavoro, rimarca la consigliera, “non si è arrestata, anzi con la pandemia si è fatta sentire ancora di più sul territorio emiliano-romagnolo”.
Nel 2020, in Emilia-Romagna le dimissioni volontarie dal lavoro di lavoratrici madri e lavoratori padri con figli fino ai tre anni sono state 4.174 (il 9,8% sul totale nazionale, pari a 42.377) e di queste quasi i tre quarti hanno riguardato donne: 2.984 a fronte delle 1.190 riguardanti gli uomini. Se il numero totale delle dimissioni è sceso rispetto al 2019 (5.447), resta in misura predominante il recesso delle lavoratrici madri, pari al 71% dei casi, dato in aumento di 3 punti percentuali rispetto all’anno precedente.
Per le lavoratrici madri, spiega Montalti, “le ragioni delle dimissioni sono legate soprattutto alla difficoltà di conciliare l’occupazione lavorativa con le esigenze di accudimento dei figli o per ragioni legate ai servizi di cura connesse alla mancata concessione di flessibilità oraria o del part-time (2.137 casi di donne contro 65 di uomini)”.
Guardando alla tipologia di incarichi svolti, in Emilia-Romagna nel 2020 hanno dato le dimissioni 1.169 impiegate e 382 impiegati, 1.068 operaie e 719 operai, oltre a 29 dirigenti donne e 14 dirigenti uomini. Osservando poi l’età dei lavoratori e delle lavoratrici, in Emilia-Romagna emerge una particolare concentrazione nella fascia da 34 a 44 anni, pari a 1.788. Emerge anche che a fronte di 164 richieste la flessibilità oraria è stata concessa in soli 41 casi.
Fra i principali elementi che possono influire sulla decisione di restare in azienda e sulla possibilità di conciliare famiglia e lavoro, ripete l’esponente del Pd, “c’è proprio quello riguardante la flessibilità, tanto oraria quanto di sede di lavoro”.
Lia Montalti, nel rilevare che sono state diverse le iniziative attivate in regione sul tema donne e lavoro, chiede però alla Giunta, “alla luce di questi dati preoccupanti”, un ulteriore sforzo.
(Cristian Casali)