Prosegue in commissione Territorio, Ambiente e Mobilità, presieduta da Paolo Burani, la discussione generale sulla legge che va ad adeguare la disciplina regionale alle norme nazionali del decreto ‘Salva Casa’.
Il confronto politico si è incentrato soprattutto su aspetti degli standard minimi, requisiti igienico-sanitari, cambi d’uso, chiusura portici e tolleranze costruttive.
La relatrice di maggioranza Anna Fornili (Pd) ha sottolineato il non semplice lavoro svolto dall’Assessorato competente nel modificare contemporaneamente due importanti leggi edilizie regionali: la n. 15/2013 e la n. 23/2004. “Nonostante l’ottimo lavoro preparatorio svolto tramite incontri con le associazioni di categoria -ha specificato Fornili- in questa legge sono chiare le luci e le ombre contenute ed è quindi doppiamente apprezzabile lo sforzo compiuto dalle strutture tecniche per adeguarsi alla norma nazionale e al tempo stesso mantenere l’approccio avanzato verso territori e comunità che da sempre contraddistingue l’Emilia-Romagna”.
Di tutt’altro tenore l’opinione del relatore di minoranza Francesco Sassone (FdI) che ha lamentato “un’eccessivo timore nell’applicare con numerosi discrimini una norma nazionale che si propone la semplificazione di un settore che da tempo lamenta eccessivi blocchi amministrativi”. In particolare sul tema del cambio d’uso, Sassone difende il decreto ‘Salva Casa’ “che è uno strumento fondamentale per la rigenerazione urbana, in quanto garantisce la possibilità di riuso senza abbattimento e ciò evita degrado urbano, sociale ed economico rispettando i dettami di consumo zero di suolo”.
Per Fabrizio Castellari (Pd) “il lavoro di armonizzazione tra il ‘Salva Casa’ e l’impostazione regionale di grande attenzione ai territori tramite le politiche urbanistiche fa salvo un caposaldo fondamentale della politica regionale. Il decreto governativo ha sì lo spirito di semplificare, ma ci sono aspetti difficili da accettare che vengono mitigati da questa legge regionale”.
Priamo Bocchi (FdI) ha invece puntato l’attenzione su “una legge regionale che non sfrutta adeguatamente gli strumenti offerti dal ‘Salva Casa’. L’approccio attuato dalla Regione nel voler arginare, ove possibile, la norma nazionale è abbastanza incomprensibile perchè ancora una volta si basa su un sistema di controlli estremi che finisce per ostacolare un intero settore”.
Vincenzo Paldino (Civici con de Pascale) si è invece unito al coro di lodi “per uno sforzo non banale nell’armonizzare la norma nazionale al contesto regionale”. Ribadendo poi il problema rappresentato dai monolocali di 20 metri quadri “se la norma verrà applicata in maniera massiva”, ha poi sottolineato che “il rimando frequente ai piani urbanistici comunali impone obbligatoriamente un’armonizzazione fra le varie pianificazioni territoriali per evitare difformità troppo evidenti fra territori limitrofi”.
Elena Ugolini (Rete Civica) ha invece sottolineato come da tempo fosse attesa una norma come il ‘Salva Casa’ e ha descritto il tema del cambio d’uso come “centrale per evitare il consumo del suolo e contestualmente attuare un concreto miglioramento delle città attraverso la rigenerazione urbana. I paletti a questa possibilità, invece, bloccano inesorabilmente ogni politica in merito”. Per la capogruppo “il consumo zero di suolo deve procedere di pari passo con la rigenerazione urbana che deve estendersi anche ai fabbricati produttivi e agricoli dismessi”.
Anche Nicola Marcello (FdI) ha difeso il decreto ‘Salva Casa’, “dal momento che, se vogliamo operare in maniera concreta sulle aree interne, dobbiamo avere una legislazione adeguata che consenta concretamente di operare sugli immobili abbandonati. Per le zone turistiche, invece, ci sarebbe bisogno di una legge nella legge per il recupero, a oggi negato, dell’ingente patrimonio edilizio completamente abbandonato a se stesso”.
Particolarmente netto il giudizio di Luca Sabattini (Pd) per il quale “il decreto ‘Salva Casa’ va a derubricare il tema della programmazione urbanistica. Nell’applicare doverosamente una norma nazionale, sono scettico che questo provvedimento possa portare grandi risultati in tema di rigenerazione urbana, settore che avrebbe invece bisogno di maggiori investimenti pubblici per poter decollare pienamente. Per rigenerazione urbana, infine, io immagino un intervento che deve avere la soddisfazione di chi andrà ad abitare gli edifici e soprattutto credo che debba essere indirizzata ad ogni segmento della popolazione”.
Anche per Simona Larghetti (AVS) “la sfida dell’Emilia-Romagna è fare leggi che si uniformino al contesto nazionale ma che tengano conto delle peculiarità dei nostri territori. La pianificazione urbanistica comunale deve avere la priorità su qualunque previsione normativa e questa impostazione deve essere sostenuta sia dalla Regione che da tutte le forze politiche, mentre l’eccessiva semplificazione depotenzia qualunque strumento urbanistico. Il ‘Salva Casa’, come rigenerazione urbana, racchiude la possibilità di demolire e costruire con nuovi criteri. Sebbene sia cosa legittima, la giudico non opportuna e non rispondente al titolo del decreto che dovrebbe appunto preservare la casa”.
Simona Lembi (Pd) nel bocciare senza appello la norma nazionale ha parlato di una “tendenza della destra nel togliere tutele e vincoli e ciò indirizza verso un sistema economico da tempo fallimentare. In questa regione il tema urbanistico è da sempre fortemente intrecciato alle politiche sociali e le modifiche proposte da questo decreto non solo avranno forti impatti negativi nei territori con minori tutele, ma il liberi tutti proposto sovvertirà le regole esistenti solo e unicamente in favore del mercato”.
Marta Evangelisti (FdI), replicando alle accuse sugli scopi del decreto nazionale e sull’azione di armonizzazione del disegno di legge regionale, ha sottolineato come “si fatica a vedere l’impronta virtuosa della sinistra in una regione come l’Emilia-Romagna che è fra le più cementificate del Paese. Il ‘Salva Casa’ cerca di fornire risposte concrete alle problematiche abitative tramite il tema edilizio, un settore che troppo spesso denuncia importanti blocchi amministrativi”.
Tommaso Fiazza (Lega) nel rammaricarsi per la mancata udienza conoscitiva “finalizzata a sentire il parere di tutti gli stakeholder” ha poi sottolineato come “la norma tanto contestata dei 20 metri quadri segue le richieste del mercato, perchè già da diverso tempo questa tipologia di immobile viene autorizzato e commercializzato in tutta Italia”.
Paolo Burani (AVS) ha poi richiamato l’attenzione “sul rapporto fra le sanatorie previste dal ‘Salva Casa’ e la normativa ambientale e paesaggistica vigente” chiedendo anche uno specifico parere “per capire se il meccanismo del silenzio/assenso potrà influire sugli strumenti pianificatori comunali”.
Paolo Calvano (Pd) ha riassunto il dibattito “in un confronto tra chi vuole assecondare il mercato e chi invece auspica una regolazione pubblica per evitare distorsioni del mercato stesso, mentre le sollecitazioni per un’attività regolatoria arrivano tanto da amministratori di destra che di sinistra”.
Maria Costi (Pd) ha invece auspicato “una forte integrazione tra edilizia, urbanistica e benessere della comunità che deve essere il tema centrale dell’azione politica di tutti noi”.
Barbara Lori (Pd) ha posto l’attenzione su un “provvedimento che tocca un quadro legislativo regionale oggettivamente avanzato sia in ambito edilizio che urbanistico. Noi siamo chiamati a massimizzare l’efficacia del ‘Salva Casa’ con la nostra legislazione che prevede regole specifiche per il benessere delle nostre comunità. È vero però che da anni viene richiesto un piano casa e una chiara norma nazionale sulla rigenerazione urbana; prendiamo atto che in risposta è arrivato questo decreto”.
Ludovica Carla Ferrari (Pd), non solo si è detta completamente d’accordo con l’intervento della collega Lori, ma ha aggiunto che “fra le tante richieste inevase e a cui questo decreto ‘Salva Casa’ non fornisce alcuna risposta c’è anche la riforma del catasto”.
In chiusura di dibattito l’Assessora ad Ambiente, Programmazione territoriale, Mobilità e Trasporti, Infrastrutture Irene Priolo ha ipotizzato che il decreto ‘Salva Casa’ “sia stato pensato per gli affitti brevi ma non per l’abitare vero e proprio ed ecco perchè abbiamo introdotto in questo progetto di legge quelle ulteriori norme per addivenire all’applicazione della norma nazionale con specifiche tutele per i nostri territori”.
(Luca Boccaletti)


