COMUNICATO
Governo locale e legalità

Giustizia. Via libera sui contributi ai giudici di pace dopo un inizio in salita

Ieri botta e risposta tra Taruffi, Facci e Pompignoli. Oggi via libera al progetto di legge a larga maggioranza: unica astensione quella di Fratelli d’Italia. Ok unanime a odg che chiede pià fondi

Doppio round in Aula sul progetto di legge, oggi votato a larga maggioranza (unica astensione è di Fratelli d’Italia), per finanziare le spese degli uffici dei giudici di pace. La discussione, iniziata ieri, era partita in salita con Michele Facci di Fdi e Massimiliano Pompignoli della Lega nord che avevano accusato a più riprese la maggioranza di aver creato una “legge mancia” che “non rende onore alla funzione di consiglieri” e che arriva a pochi mesi dal voto. Oggi, invece, è arrivata la schiarita, con gli esponenti del Carroccio che hanno votato a favore del provvedimento e Fdi che, pur astenendosi, ha deciso di “dare fiducia” alla maggioranza, per usare le parole di Facci, dando l’ok all’ordine del giorno collegato (quest’ultimo votato all’unanimità).

Nel dettaglio: la legge approvata, targata Partito democratico-Sinistra italiana-Gruppo misto (primo firmatario Mirco Bagnari), va a finanziare le spese dei giudici di pace di quei comuni che, facendo capo al decreto legge del 2012, con un’istanza nel 2016 hanno chiesto il mantenimento degli uffici territoriali di giustizia. In Emilia-Romagna sono cinque: Alto Reno (Porretta Terme), Lugo, Faenza, Finale Emilia e Pavullo nel Frignano. Per loro, nel bilancio 2019, sono stati già accantonati 50mila euro che, seguendo le indicazioni dell’ordine del giorno approvato, verranno aumentati in sede di assestamento di bilancio. L’odg Si-Pd-Misto (primo firmatario Igor Taruffi di Sinistra italiana (siglato anche dai dem Mirco Bagnari, Stefano Caliandro e Gianni Bessi, dal consigliere di Sinistra italiana Yuri Torri e dalla consigliera del Gruppo misto Silvia Prodi) impegna l’esecutivo “ad aumentare in maniera significativa gli stanziamenti”. L’entità del contributo regionale non potrà però superare la misura massima del 50% rispetto alla spesa sostenuta dal Comune.

La discussione si era aperta ieri con le parole del dem Bagnari che dipingeva il provvedimento come “elemento positivo” che riconosceva “il ruolo importante di questi uffici sui territori” e che “dimostra la volontà della Regione” di mantenere i presidi di giustizia. Dichiarazioni a cui avevano fatto eco quelle di Taruffi che, dopo aver criticato la scelta presa “a livello centrale di chiudere le sedi distaccate degli uffici dei giudici di pace”, aveva espresso soddisfazione per “il riconoscimento da parte della Regione dello sforzo che hanno fatto le amministrazioni facendosi carico delle spese degli uffici continuando a garantire il presidio dello Stato sui territori”. Anche Andrea Bertani del Movimento 5 stelle ieri era intervenuto sottolineando che “la norma, pur rappresentando un palliativo, è un segnale positivo che va messo in evidenza”.

Con l’intervento di Facci la temperatura dell’Aula è salita. “Diamo 50mila euro per cinque realtà quando il costo di un ufficio è di 100mila euro. A comuni che spendono questa cifra- aveva affermato ieri in Aula- diamo 10mila euro. Questa è solo una mancia. C’è bisogno di azioni concrete. Non siete seri e questa norma non rende onore alla funzione di consigliere regionale”. E ancora: “E’ un provvedimento inadeguato che andrebbe modificato in maniera profonda”. A rincarare la dose ci aveva pensato Pompignoli (Lega): “La legge mancia la potremmo chiamare ‘legge Taruffi o Bagnari’. Rappresenta un metodo: dare piccoli contributi a tutte le realtà. In sede di bilancio valuteremo se questo è un semplice contributo o va incontro alle esigenze del territorio”.

Dichiarazioni che hanno stimolato la reazione di Taruffi: “Sono stufo di queste lezioni di moralità. Chi non rende onore alla politica è chi intrattiene rapporti con le associazioni mafiose”, facendo riferimento agli arresti di ieri a Piacenza. “Avete detto- aveva continuato l’esponente di Si- per 60 volte che è una legge mancia ma qual è l’alternativa che proponete?”.

Il dem Bagnari ha suggellato con una battuta la ritrovata convergenza: “Vedo che la notte ha portato consiglio”.

Il pdl è stato firmato dai consiglieri del Partito democratico Mirco Bagnari, Barbara Lori, Paolo Calvano, Manuela Rontini, Luciana Serri, Paolo Zoffoli, Katia Tarasconi, Gian Luigi Molinari, Antonio Mumolo, Roberto Poli, Stefano Caliandro, Francesca Marchetti, Alessandro Cardinali, Luca Sabattini, Enrico Campedelli, Gianni Bessi  e da Igor Taruffi di Sinistra Italiana.

(Andrea Perini)

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