Regolamentare l’attività dei centri massaggi, dopo che “il vuoto legislativo ha permesso l’apertura sul territorio regionale e nazionale di numerosi centri che alla pratica dei massaggi affiancavano altre attività non propriamente lecite”. Questo è il senso del progetto di legge a firma Galeazzo Bignami ed Enrico Aimi, consiglieri regionali di Forza Italia.
L’obiettivo è introdurre “una normativa ad hoc”, visto che è “un fenomeno, quello dei centri massaggi, che ha conosciuto un vero e proprio boom negli ultimi anni, con un fiorire di aperture: dapprima nelle grandi città fino a raggiungere le periferie. Si tratta -dicono Bignami e Aimi- di strutture dotate di postazione di massaggio senza alcun macchinario, i cui trattamenti non hanno nessuna finalità estetica. Il più delle volte sono di proprietà (o comunque gestiti) da personale di origine orientale, soprattutto cinese”.
Dunque, con questo pdl di 7 articoli, si vuole trattare “le finalità e l’ambito di applicazione”, si vuole definire “che cosa si intende per centro massaggi di esclusivo benessere”. Inoltre, si vuole regolamentare anche l’apertura dei centri massaggi, con criteri precisi come “la conoscenza della lingua italiana, ritenuto requisito indispensabile per poter avviare un’attività di questo tipo. Per questa ragione nella Scia (segnalazione certificata di inizio attività) dovrà essere attestato il possesso, da parte del titolare o di chi esercita l’attività, di un certificato di conoscenza della lingua italiana, oppure di un attestato che dimostri di aver conseguito un titolo di studio in una scuola italiana legalmente riconosciuta. In caso contrario -spiegano i consiglieri azzurri-, il titolare dovrà frequentare e superare un corso per valutare il grado di conoscenza della lingua alla Camera di Commercio o comunque un corso istituito o riconosciuto a livello regionale”. Inoltre sarà previsto un comma 4 all’articolo 3 che “lascia in capo ai Comuni la definizione degli orari di apertura e chiusura dell’esercizio”.
Per i consiglieri azzurri, altro punto deve riguardare i “requisiti igienico-sanitari e di sicurezza necessari per lo svolgimento dell’attività, i comportamenti che il personale deve adottare nell’esercizio dell’attività, nonché i divieti relativi all’utilizzo di attrezzature e apparecchiature e di tutti i dispositivi utilizzati” durante l’attività. Bisognerà, inoltre, indicare “le caratteristiche dei locali, degli arredi e degli impianti”. In caso di “carenza dei requisiti”, le amministrazioni comunali dovranno applicare sanzioni.
Infine, chi ha un’attività già aperta nel periodo in cui dovesse entrare in vigore la legge, avrà “l’obbligo, entro sei mesi, di porsi in regola con i requisiti”.
(Margherita Giacchi)