Le imprese sono in difficoltà e a pagare il prezzo più alto della pandemia sono il commercio, la moda e la ristorazione. Scende il Pil e cala l’occupazione, soprattutto per le donne, in montagna e nelle periferie. Ma se sapremo reinventarci, puntando su e-commerce, innovazione e digitale, la ripresa ci sarà. E in Emilia-Romagna sarà tra le più veloci nel Paese. Sono i dati presentati in Commissione Politiche economiche (presieduta da Manuela Rontini) da Unioncamere, per portare i numeri e fotografare l’andamento dell’economia regionale, messa a dura prova da un anno di emergenza Covid.
“Siamo in una profonda recessione originata però da un elemento esterno, la pandemia, e quindi crediamo che quando allenterà la presa, ci sarà la possibilità di ripartire. Dovremmo però farci trovare pronti”, spiega il presidente di Unioncamere, Alberto Zambianchi. Per farlo, sarà quindi fondamentale “la gestione dell’emergenza” e “la capacità di intercettare traiettorie future”. L’Emilia-Romagna dovrà “saper costruire il futuro. In un mondo dove la realtà fisica si fonderà con quella digitale, un mondo che dovrà essere sostenibile da tutti i punti di vista, un mondo ‘anziano’ che dovrà accompagnare i giovani e sostenere l’imprenditorialità delle donne, dovremo tornare ad essere una regione che compete e vince in Europa”.
Il direttore di Unioncamere, Guido Caselli, riporta i dati. Il primo, non positivo, riguarda il Pil, che in Italia è sceso a meno 9 per cento nel 2020, e, secondo le previsioni del Fondo monetario internazionale, salirà solo del 3 per cento nel 2021. Ma, secondo le stime, la regione Emilia-Romagna dovrebbe ripartire più velocemente ed essere seconda in crescita dopo il Veneto. Anche se, – spiega Caselli, – nei primi 9 mesi del 2020 “quasi il 50 per cento delle imprese ha avuto problemi di liquidità” e le “aziende hanno perso l’11 per cento del fatturato” in quasi tutti i settori, da quello della ristorazione (meno 37 per cento nel 2020 rispetto al 2019) alla moda (meno 22 per cento), fino al commercio (meno 11 per cento). Tiene la filiera alimentare grazie soprattutto alle vendite negli iper e supermercati. Le imprese che hanno puntato sull’e-commerce hanno aumentato del 19 per cento il loro fatturato anche se “si perde un importante pezzo di welfare con la crisi dei negozi”. In difficoltà anche il turismo (che ha perso il 44 per cento delle presenze soprattutto straniere), e l’export (meno 10 per cento). L’unica nota positiva è il dato del terzo trimestre che indica una flessione ‘contenuta’. “Vuol dire che le imprese sono pronte a ripartire se si creano le condizioni” continua Caselli. Un altro dato preoccupante riguarda la chiusura delle imprese; il 9 per cento delle industrie e il 7 per cento di quelle commerciali pensa di chiudere la propria attività. Tuttavia, “guardando i dati, nel 2020 siamo in un punto di ‘congelamento’ dove non ci sono nuove imprese e poche hanno chiuso”.
In calo anche l’occupazione. Le filiere che vanno meglio sono quella legata all’e-commerce e quella sanitaria: si sviluppano, infatti, nuovi servizi legati all’assistenza socio-sanitaria e all’informatica. Notevoli le differenze all’interno della regione: l’occupazione si abbassa soprattutto nelle aree periferiche e nei comuni montani (superiore a -5%). E sono le donne quelle a risentirne di più (sono il 70 per cento contro il 30 per cento di uomini quelle senza occupazione, con un picco del 98% a dicembre scorso).
Dati negativi, ma che mostrano comunque delle aperture. “Sta crescendo infatti la richiesta di laureati, molte imprese sono in cerca di nuove figure per nuovi progetti- spiega Caselli-. Necessario puntare sullo smartworking in tutti settori, ci sono nuovi cambiamenti grazie alla spinta del digitale. “Bisogna saper sfruttare la nostra intelligenza creativa- conclude il direttore di Unioncamere- che aggiunge: sarà fondamentale, per ricostruire il futuro, la nostra capacità di intercettare i cambiamenti e governarli”.
“Quella del 2020 è stata una botta per l’economia senza precedenti”, ha spiegato l’assessore regionale allo sviluppo economico e al Lavoro Vincenzo Colla, portando in Commissione altri dati: sono 500 milioni le ore di cassa integrazione attivate, 1 milione i lavoratori autonomi coinvolti nello scenario degli ammortizzatori sociali, 100 mila le domande di disoccupazione Naspi, 50 mila quelle di reddito di cittadinanza. Ma soprattutto, sottolinea Colla, è diminuito il numero delle ore lavorate, ovvero l’indicatore principe per giudicare davvero la qualità del lavoro. “Oggi il vaccino segnerà davvero un cambio di passo rispetto al 2020- spiega l’assessore- dimostrando che sono la ricerca e la scienza, e non la libertà di mercato, a fare la differenza. Nel 2021 la ripresa ci sarà, ma noi dobbiamo accompagnarla per non lasciare indietro nessuno”.
Colla ribadisce poi il ruolo fondamentale che hanno avuto le Camere di Commercio, la digitalizzazione, l’internazionalizzazione, la finanza ponte, ma innanzitutto l’Europa: “In questa fase ha un ruolo fondamentale e indispensabile per la tenuta del paese, passare poi dal Fiscal compact al Green new deal e al Recovery fund è un salto di qualità incredibile”. Sul lavoro femminile, sottolinea la necessità di concentrarsi non solo sui servizi alla persona ma anche sulla dignità e sulla qualità del lavoro per le donne. E sul tema demografico incalza: “Se si alza l’età e non siamo in grado di incrementare la demografia, avremo inevitabilmente una bolla con domanda e offerta che non si incontrano. La famiglia, anzi le famiglie, possono essere un’idea progressista. Per questo dobbiamo discutere su temi come la precarietà, la conciliazione vita-lavoro, l’attrazione di talenti, la formazione”. Fra i settori su cui è fondamentale investire, invece, ci sono, per Colla, quello Green e della transizione energetica, il settore moda, le fiere, la formazione e il sociale, con welfare e sanità.
Quelli presentati, commenta Matteo Rancan della Lega, sono numeri che parlano di una “condizione emergenziale mai vista, che richiede alla politica aiuti concreti per avviare una ripresa vera dell’economia regionale”. Il pubblico, secondo Rancan, non deve essere un ostacolo alla ripresa, ma uno strumento per accelerarla “senza contributi a pioggia, ma con una politica industriale forte, che lavori in modo strutturale per le imprese e le partite Iva”. Per Valentina Castaldini di Forza Italia il dato più preoccupante è quello sulla natalità e sul lavoro femminile: “un dato da invertire con politiche concrete, che non sono solo i nidi gratis ma anche sostenere la libertà di scelta delle donne”. Castaldini sottolinea la necessità di investire sulle filiere d’eccellenza, perché siano volano per il resto dell’economia: “Se aiutiamo tutti, non aiutiamo nessuno. Bisogna fidarsi del mercato e lasciare libere le persone che decidono di intraprendere”.
Anche Silvia Zamboni di Europa Verde ha messo al centro il tema del lavoro femminile: “La maggior parte dei posti di lavoro persi riguarda le donne, servono politiche per arginare questo problema”. Ma, per la consigliera, servono soprattutto politiche ambientali e sostenibili: “Occorre passare da una crescita quantitativa ad una qualitativa, non c’è sviluppo se non è sostenibile. A resistere sul mercato sono le imprese che si innovano e che investono sull’export”. Per Igor Taruffi (ER Coraggiosa) i dati fotografano una situazione complicata, dove a pagare maggiormente la crisi sono i giovani, le donne e i territori periferici: “In questo scenario bisogna superare la logica del pubblico come ostacolo e della ‘mano invisibile’ del privato e del mercato come salvifica, perché la pandemia ha dimostrato che il ruolo del pubblico in economia è fondamentale per arginare le diseguaglianze. Questa Regione è stata fra le prime a consolidare lo strumento della concertazione, mettendo intorno a un tavolo pubblico, privato, associazioni datoriali e sindacali”.
Gianni Bessi del Partito democratico ha rimarcato che la sfida è quella della crescita di produttività, da ottenere approfondendo la parte economica e finanziaria riguardo imprese ed enti locali, mentre per la collega Palma Costi (Pd) l’obiettivo, in questa fase complicata, deve essere capire quali siano le traiettorie di sviluppo che la nostra regione può avere rispetto al futuro: “da uno sviluppo sostenibile, attento ai fattori ambientali, agli interventi necessari per eliminare le barriere che limitano la partecipazione delle donne al mondo del lavoro”.
“Green economy, sistema bancario, occupazione femminile, programmazione dei fondi europei, sono questi i temi che ci impegniamo ad approfondire nei prossimi mesi”, ha sintetizzato in conclusione la presidente della Commissione Manuela Rontini. Si partirà domani (martedì 9 febbraio), sempre in Commissione Politiche economiche, con la prima informativa del sottosegretario Davide Baruffi sulla programmazione dei fondi europei 2021-2027 e Next Generation EU.