Riscontri positivi per il “pescaturismo”, timidi segnali di interesse per “ittiturismo” e “acquiturismo”, le attività connesse alla pesca, promosse da pescatori o acquacoltori con l’utilizzo di strutture e attrezzature o di risorse normalmente impiegate dall’impresa stessa. In commissione Politiche economiche, presieduta da Luca Quintavalla, è stata illustrata la clausola valutativa, ovvero la valutazione dell’efficacia dell’applicazione della legge regionale 22/2014 in materia di pescaturismo, ittiturismo e acquiturismo.
Il “pescaturismo”, che prevede la possibilità di ospitare a bordo dei pescherecci un certo numero di persone diverse dall’equipaggio per diffondere la cultura del mare conta ad oggi 20 imbarcazioni dedicate a questa attività, di cui undici nel Compartimento di Ravenna e nove nel Compartimento di Rimini, con prospettiva di ulteriori richieste in futuro.
Una richiesta risulta pervenuta nel ravennate per l’avvio di “ittiturismo”, attività che integra l’offerta turistica dei pescatori con una serie di servizi a terra. Centrato sulla ospitalità nelle caratteristiche abitazioni degli antichi borghi pescherecci e sui servizi di ristorazione a base delle specialità tipiche regionali o locali, l’ittiturismo include anche tutte quelle attività ricreative e culturali finalizzate alla corretta fruizione degli ecosistemi acquatici e delle risorse di pesca e alla valorizzazione di tutti gli aspetti socioculturali del mondo dei pescatori.
Per quanto riguarda, invece, le attività di “acquiturismo”, centrato sulla ospitalità nelle abitazioni dell’impresa ittica dell’acquacoltore ed in particolare nella nostra regione nei tipici “casoni” delle valli e sui servizi di ristorazione a base delle specialità tipiche regionali o locali, l’unica attività fino ad ora autorizzata si trova in provincia di Ferrara. L’interesse in questo caso si è dimostrato notevole dopo l’approvazione del regolamento attuativo, in particolare nelle aree vallive e lagunari della regione, senza escludere alcuni forti interessi ultimamente emersi lungo l’asta del fiume Po, per cui si auspica in breve l’aumento di attività avviate in questo settore.
Da rilevare la mancanza di un elenco regionale la cui redazione appare strettamente correlata all’avvio di un più consistente numero di imprese dedicate a queste attività, così come, per gli stessi motivi, la richiesta di riconoscimento di “Club d’eccellenza”. Alcune criticità specifiche sono emerse nell’esercizio delle attività di pescaturismo ed ittiturismo da parte degli imprenditori ittici marini, in merito al complesso delle responsabilità per l’imbarco delle persone diverse dall’equipaggio.
Il sostegno regionale alle iniziative di promo-valorizzazione o di adeguamento delle strutture sarà avviato con la piena attuazione del Feamp 2014-2020 (Fondo europeo per le attività marittime e la pesca) che prevede misure per la diversificazione delle attività di pesca e acquacoltura, all’interno delle quali sono da ricomprendersi anche le attività di pescaturismo, acquiturismo e ittiturismo. Nei prossimi mesi saranno pubblicati specifici bandi. Il nuovo Feampa 2021-2027 prevede azioni analoghe che saranno plausibilmente finanziate con un avviso pubblico ad hoc da programmare dopo il secondo quadrimestre 2025.
“Questa legge è nata male, ha un difetto di fondo: le norme che regolano le imbarcazioni che possono aderire alle attività previste dalla legge regionale fan sì che solo 20 imbarcazioni sulle mille esistenti in Emilia-Romagna possono fare questo tipo di attività “, spiega Fausto Gianella (FdI) che invita a mutuare le leggi della Regione Veneto anche per la realizzazione di “casoni” per creare un indotto turistico.
(Lucia Paci e Luca Molinari)