COMUNICATO
Infrastrutture e trasporti

Infrastrutture Reggio. Ok a proposta Mastacchi (Rete civica): “Realizzare diga a Vetto”

L’Assemblea legislativa approva l’atto targato Mastacchi, emendato dalla maggioranza

“Sì alla realizzazione della diga a Vetto (incrementando i volumi di capienza dell’opera) sul fiume Enza tra le provincie di Reggio Emilia e Parma”.

La richiesta arriva, con una risoluzione approvata in aula, da Marco Mastacchi (Rete civica).

Approvato anche un emendamento all’atto firmato dallo stesso Mastacchi e dai consiglieri Andrea Costa, Matteo Daffadà, Massimo Bulbi (Pd) e Stefania Bondavalli (lista Bonaccini).

“Serve lasciare da parte l’ostracismo verso gli invasi in montagna, i ritardi sono già eccessivi e l’emergenza idrica dovuta ai lunghi periodi di siccità (con anche rischi idrogeologici) rende necessari interventi strutturali come nuovi invasi capaci di stoccare grandi quantità di acqua accessibile ai nostri agricoltori”, spiega Mastacchi, che parla poi della necessità “di pianificare bacini anche su Modena, Bologna, Forlì e Piacenza, in quanto quelli esistenti sono insufficienti”.

Per Emiliano Occhi (Lega) “la Regione Emilia-Romagna deve esprimersi in modo definitivo su questa opera, che doveva essere realizzata già quarant’anni fa, perché abbiamo la necessità di contrastare i cambiamenti climatici che compromettono anche l’approvvigionamento idrico”. Anche per Gabriele Delmonte, sempre del Carroccio, “è fondamentale andare avanti su quest’opera. Rileviamo che la giunta regionale, riaspetto alla scorsa legislatura, ha cambiato idea. Per noi, inoltre, è importante prevedere una capienza adeguata dell’invaso”.

Per Matteo Daffadà (Partito democratico) “la Regione crede a opere di questo tipo. Abbiamo approvato atti che vanno in questa direzione, siamo favorevoli alla realizzazione di questa infrastruttura che il territorio si aspetta da anni ed è importante velocizzare l’iter”. Anche per Andrea Costa, sempre del Pd, “la Regione ha ottenuto un finanziamento di circa 3,5 milioni di euro per uno studio di fattibilità tecnica, economica e ambientale sull’opera più adatta per la val d’Enza. Le leggi, infatti, prevedono che il soggetto pubblico dimostri di aver fatto prima tutti gli interventi sulle infrastrutture minori per risparmiare acqua e solo dopo potrà essere autorizzato a farne di nuove. Noi come Regione quello che dovevamo fare lo abbiamo fatto. Quello che possiamo fare per un uso più intelligente ed efficace dell’acqua lo stiamo facendo sostenendo i Consorzi di Bonifica e irrigui, sostenendo il comparto agricolo nell’innovazione. E abbiamo chiarito ormai da tempo che, nonostante tutti questi sforzi, gli studi ci dicono che sarà comunque necessario un invaso. Adesso ci aspettiamo che al nostro impegno ne corrisponda altrettanto a livello centrale: le risorse per opere come una diga passano dal livello nazionale”.

“Da noi sempre una sola parola sulla diga di Vetto: è una priorità e occorre procedere il più velocemente possibile alla sua realizzazione, anche per contrastare la carenza idrica che coinvolge pure la nostra regione. Con questa infrastruttura, poi, si può produrre energia elettrica pulita”, interviene Giulia Pigoni (lista Bonaccini).

“La cultura ambientalista non è ideologia. Negli anni è stato dimostrato che le denunce degli ambientalisti hanno trovato puntuale conferma nella realtà, a partire dai cambiamenti climatici, compreso il tema della siccità. Serve intervenire subito con azioni su tutto il territorio, ad esempio puntando sul risparmio idrico con nuove politiche di gestione delle risorse d’acqua. La realizzazione di un’opera imponente come la diga di Vetto necessita di molti anni e di costi ingenti”, rimarca Silvia Zamboni (Europa verde).

Anche per Silvia Piccinini (M5s) “la diga di Veto non risolve i problemi attuali. Il tema della siccità è un fatto. Nella nostra regione le temperature aumentano più velocemente che altrove, tanto che manca la neve in montagna. Servono quindi politiche rivolte al risparmio idrico, a partire dal comparto agricolo, e occorre pensare a invasi più ridotti diffusi sul territorio”.

(Cristian Casali)

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