COMUNICATO
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La sessione europea al vaglio della commissione politiche economiche

Focus specifici su riforma dei mercati energetici nazionali, economia sociale e investimento sull’idrogeno verde, strumento principale per stoccare nell’immediato futuro l’energia prodotta dalle fonti rinnovabili

Le riforme dei mercati nazionali energetici, i massicci investimenti per aumentare la capacità di produzione di idrogeno verde e l’economia sociale. Sono questi tre i focus principali su cui la commissione Politiche economiche presieduta oggi da Gabriele Delmonte ha incentrato il lavoro sulla sessione europea che si avvia a concludere la deroga deficit/Pil attuata fino ad oggi dall’Unione europea per rispondere a emergenze pandemiche e crisi economica, prima, e alla guerra ucraina, poi.

Ancora una volta, dall’analisi dei macrodati fondamentali, l’Emilia-Romagna si conferma come la più europea fra le regioni italiane, e ciò è testimoniato anche dal 73,5% del tasso di occupazione regionale uguale a quello europeo e ben distante dal 62% espresso dall’Italia. Buoni i dati riguardanti il tasso di risorse impiegate in ricerca e sviluppo, dove la soglia europea per il 2030 è fissata nel 3%, mentre già oggi la nostra regione fa segnare un più che ragguardevole 2,14% a fronte di un dato nazionale dell’1,5%.

La relatrice di maggioranza Lia Montalti (Pd) ha introdotto e sottolineato l’importanza dei temi di specifico interesse della commissione Politiche economiche che si dividono in due macroaree: “Innanzitutto il focus su politiche energetiche e investimenti sul metano verde che si accompagna in seconda battuta ai temi dell’economia sociale”. Sull’energia, il tema di primaria importanza è la riforma dei mercati nazionali energetici a partire da quello del gas, che si prefigge nel breve di mettere in protezione popolazione e settori produttivi mentre deve essere favorita e gestita la transizione energetica verso la decarbonizzazione. In strettissima relazione con i mercati energetici, poi, è il tema dell’idrogeno verde, attualmente 4 volte più costoso di quello ottenuto da fonti fossili, ma “che rappresenta lo strumento energetico del futuro per stoccare l’energia prodotta dalle fonti rinnovabili”. All’economia sociale, infine, il compito di legare tutti questi aspetti nell’ottica di una migliore distribuzione della ricchezza prodotta.

Anche il relatore di minoranza Stefano Bargi (Lega) ha evidenziato la crucialità delle tematiche energetiche che deve sfociare in una “reale e fondamentale riforma dei mercati interni con contestuale accelerazione verso la transizione verde. Un obiettivo che in tanti dipingevano come un target per le classi più abbienti e che sembra confermarsi tale anche e soprattutto guardando agli ultimi tempi dove emerge con chiarezza il fatto che l’Europa non sembra sapere con chiarezza come muoversi anche su accadimenti importanti come la falla creatasi senza responsabili nel gasdotto Nordstream2”.

Enrico Degiorgis della Direzione generale ‘Ricerca e Innovazione’ della Commissione europea, ha confermato la strategicità dell’idrogeno, “quale fondamentale vettore energetico delle piattaforme rinnovabili che solitamente sono intermittenti” soprattutto per settori altamente energivori quali raffinerie, acciaierie, trasporto navale e trasporto pesante su strada”. Se quindi, ha continuato Degiorgis, “è necessario nel breve aumentare la produzione di idrogeno prodotto, è fondamentale che il vettore non sia inquinante, così come l’idrogeno prodotto dall’elettrolisi dell’acqua e che l’Emilia-Romagna ha pianificato e incentivato in tempi non sospetti”.

Per ciò che riguarda l’economia sociale, infine, è stato sottolineato come questo modello economico non mira al profitto, bensì vuole essere la risposta a bisogni e aspirazioni sociali che, se non governate, determinano una forte situazione di crisi e conflitto e che trascendono di molto dalla mera politica di welfare e si basano su un mix di interventi pubblici e privati. All’economia sociale si abbina poi l’innovazione digitale per favorire un’equa ripartizione dei nuovi modelli di sviluppo e per contrastare ogni forma di digital divide. Agnese Papadia, della direzione generale ‘Politiche dell’impiego e inclusione sociale’ della Commissione europea ha fornito un quadro più esaustivo enucleando le condizioni per lo sviluppo di questo modello “composto da organizzazioni e soggetti che condividono obiettivi comuni e con modelli di governance democratici che si avvalgono di un mix di interventi pubblici/privati che si accompagnano a chiari meccanismi di sussidiarietà”.

Sul tema dell’economia sociale, infine, è intervenuto Federico Amico (ER Coraggiosa) che ha sottolineato come “si debba trovare il modo per attenzionare tutto il tema dell’economia sociale per poter puntualmente partecipare e accompagnare la fase ascendente delle politiche europee su questo ambito”.

(Luca Boccaletti)

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