L’Emilia-Romagna si mobilita a difesa del proprio comparto lattiero-caseario e di prodotti Dop e Igp, Parmigiano Reggiano e Grana Padano su tutti, che rappresentano autentiche ricchezze per il territorio regionale. Se ne è discusso oggi in Assemblea legislativa, dove l’assessore all’Agricoltura, Simona Caselli, ha svolto una dettagliata relazione sul settore, evidenziando quanto fatto dalla Giunta e le iniziative a cui si sta lavorando. L’intervento di Caselli era legato a due interpellanze all’ordine del giorno della seduta: la prima circa il conseguimento dell’effettiva uniformità degli oneri dei servizi fitosanitari richiesti dai consorzi agli agricoltori, presentata dai consiglieri Tommaso Foti (Fdi), Matteo Rancan, Fabio Rainieri, Stefano Bargi e Gabriele Delmonte, tutti della Lega nord, l’altra relativa alla situazione del Consorzio del formaggio Parmigiano Reggiano, a firma dei consiglieri del Gruppo della Lega (i sottoscrittori del primo documento più Daniele Marchetti, Massimiliano Pompignoli, Andrea Liverani e Marco Pettazzoni).
In Emilia-Romagna prezzi elevati legati alla qualità – Dopo un’analisi del contesto europeo e nazionale, l’assessore ha sottolineato come in Emilia-Romagna, a differenza delle altre regioni italiane, la produzione di latte si indirizzi in misura quasi totalitaria verso la produzione di formaggi Dop; la media nazionale si attesta sul 57% e in Emilia-Romagna si produce oltre il 16% del totale nazionale, seconda realtà dopo la Lombardia. Il prezzo del latte è in calo in tutta Europa e i prezzi italiani sono più alti della media europea per gli levati standard qualitativi richiesti dall’industria casearia. La Regione ha svolto “un ruolo propositivo sia a livello nazionale che comunitario, soprattutto per promuovere norme a tutela e promozione dei prodotti Dop e Igp”, e “ha sostenuto la filiera produttiva, gli ammodernamenti, la promozione e l’export, la vigilanza sui controlli”.
Vigilare contro imitazioni e frodi – Caselli ha poi ricordato la fine del sistema delle quote latte e l’introduzione del logo “Latte 100% italiano”, seguito dall’indicazione della regione di provenienza, “un marchio collettivo al quale si aderisce su base volontaria e dal quale ci si aspetta un beneficio sul piano dei prezzi di vendita se, come preventivato, il latte fresco italiano potrà trovare una più favorevole accoglienza”. Ma la convinzione della Giunta è che per promuovere “il nostro settore lattiero caseario e difendere i redditi dei produttori, occorra promuovere la filiera delle produzioni Dop, Parmigiano Reggiano e Grana Padano innanzitutto. Per farlo serve un efficientamento produttivo delle stalle e dei caseifici, e vanno favorite forme di aggregazione sia sul versante produttivo che su quello dell’offerta, oggi troppo frammentati”. Anche attraverso Arepo (Associazione delle Regioni produttrici di prodotti di qualità), la Giunta è impegnata “a vigilare sull’applicazione dei Regolamenti comunitari che richiamano gli Stati membri a reprimere i comportamenti lesivi della protezione ai prodotti di qualità, contrastando le imitazioni, i camuffamenti, le autentiche frodi; per i Paesi non comunitari, invece, la questione può essere solo parzialmente risolta tramite accordi bilaterali”.
Parmigiano Reggiano, boom dell’export verso gli Usa – Quanto al Parmigiano Reggiano, ha proseguito l’assessore Caselli, “si tratta di un prodotto di grandissimo pregio, caratterizzato da un andamento di mercato instabile e fortemente ciclico”. Le cause: “La notevole incidenza dei costi di produzione per raggiungere gli elevati standard qualitativi e la cronica debolezza contrattuale sul lato dell’offerta, frazionata in circa 360 caseifici, chiamati a confrontarsi con un numero assai ristretto di centrali di acquisto”. I dati più recenti vedono un boom delle esportazioni verso gli Stati Uniti (+11% in gennaio) e un aumento del 4% delle quotazioni minime della Borsa comprensoriale, passando da 7,25 a 7,55 euro al chilo per il prodotto con dodici mesi di stagionatura.
Diminuire i costi di produzione e aumentare la distintività del prodotto – Per lo sviluppo del settore, quindi, serve agire su un insieme di fattori: “Diminuire i costi di produzione (la differenza di costo fra le stalle e fra i caseifici denota che ci sono ampi margini); mantenere e aumentare la distintività del prodotto, rispondendo a una domanda sempre più segmentata; investire sui magazzini e sull’internazionalizzazione”. Caselli ha affermato che l’elemento cruciale per il futuro della filiera del Parmigiano Reggiano è affrontare i nuovi modelli di consumo, “che premiano le porzionature piccole, i grattugiati e le monoporzioni, tutte lavorazioni il cui prezzo si moltiplica per 3-4-5 rispetto alla vendita della forma, a vantaggio di chi sta a valle del caseificio e non dei produttori”. Perciò, ha concluso l’assessore, “il nuovo Psr (Piano di sviluppo rurale) 2014-2020 conterrà novità finalizzate a premiare tutte le forme di aggregazione della produzione e dell’offerta”.
IL DIBATTITO IN AULA: “REGIONE NOMINI COMPONENTE IN CONSORZIO PARMIGIANO REGGIANO” – “POTENZIARE FILIERA LATTIERO CASEARIA”
Fabio Rainieri (Ln) ha espresso “apprezzamento per la comunicazione della Giunta e plauso per gli impegni assunti dalla Regione”, ribadendo le preoccupazioni del suo Gruppo “per i dati contenuti nella relazione, che evidenziano, nell’ultimo decennio, una consistente diminuzione delle aziende produttrici di latte”. Infatti, la produzione di latte per alimenti di elevata qualità, Parmigiano Reggiano e prodotti Dop e Igp della nostra regione, implica “costi elevati legati all’utilizzo di materia prime di alta qualità e specifici disciplinari che incidono pesantemente sulla redditività delle aziende, in particolare piccole e medie, penalizzando quelle a conduzione giovane che più hanno investito negli ultimi anni”. Il dopo quote latte, pertanto, impone “un intervento della Regione proprio a tutela di queste aziende”. È in questa direzione, ha concluso il consigliere, “che sollecito la Giunta, come previsto all’articolo 37 dello Statuto del ‘Consorzio del formaggio Parmigiano Reggiano’, a nominare il componente riservato alla Regione, pur senza diritto di voto, in seno all’ente consortile, non esente da responsabilità di fronte alla grave crisi del prodotto, al fine di esercitare l’attività di monitoraggio che compete all’Amministrazione regionale”.
Luciana Serri (Pd) ha affermato che “l’agroalimentare è un’eccellenza con forte valenza attrattiva per il nostro territorio regionale”, invocando “un potenziamento in particolare della filiera lattiero casearia del Parmigiano Reggiano”, gravata da numerosi elementi di debolezza, quali, ad esempio, “l’eccessiva frammentazione e la scarsa attenzione, nella fase di commercializzazione, alle richieste del consumatore”. Il calo più rilevante di imprese produttrici di latte, ha sottolineato la consigliera, “si registra nelle zone in cui le strutture aziendali e le filiere meno si sono riorganizzate facendo sistema” e ciò determina, ad esempio per le zone montane, un problema anche di presidio del territorio con valenza ambientale”. La Regione, pertanto, ha concluso l’esponente Pd, “dovrà utilizzare uno strumento fondamentale come il Programma di sviluppo rurale per favorire le aggregazioni di imprese, incentivare le logiche di filiera e di rete e fare corretta informazione e promozione”.
Yuri Torri (Sel) ha richiamato il tema “della qualità dei nostri prodotti regionali, che ha evidenti ricadute politiche. Per garantire la qualità di prodotti d’eccellenza come il Parmigiano Reggiano, i costi di produzione sono necessariamente elevati ed è per questo che diventa fondamentale la leva pubblica”. La Regione, pertanto, in chiave di qualificazione anche del lavoro, “deve intervenire per sensibilizzare le aziende a diversificare le produzioni, sostenendone la promo commercializzazione, e per incentivare l’innovazione, importante per la continuità aziendale a fini di opportunità di lavoro per i giovani e di presidio del territorio, specie in montagna”. La difesa della qualità, ha concluso il consigliere, “è un obiettivo imprescindibile per la Regione, è opportuno quindi che garantisca la propria presenza nel Consorzio del formaggio Parmigiano Reggiano e che punti su una mirata educazione alimentare”.
Andrea Bertani (M5s) ha ribadito che “puntare sulla qualità deve essere l’obiettivo fondamentale della Regione”, il cui intervento, pertanto, deve “indirizzarsi, soprattutto in sede europea, alla tutela dei nostri marchi e alla difesa del nostro sistema di etichettatura e tracciabilità” e “favorire le piccoli produzioni di qualità come quelle presenti in montagna”. Riguardo infine al programma ‘latte nelle scuole’ promosso dalla Regione, “la finalità non deve essere tanto quella di far aumentare la vendita del prodotto, ma di favorire fra i minori un’educazione alimentare orientata alla qualità, al biologico, alle produzioni integrate e sostenibili”, ha concluso il consigliere M5s.


