Una risoluzione, a firma dei gruppi politici dell’Assemblea legislativa, che impegni la giunta e il presidente Stefano Bonaccini a sollecitare il nuovo governo e il parlamento a prevedere un progetto di legge per contrastare le false cooperative. A proporla, durante la seduta della Commissione di studio e ricerca sulle cooperative spurie e fittizie presieduta da Luca Sabattini, è la consigliera del Partito democratico Manuela Rontini. Seguendo l’invito di Giovanni Monti di Legacoop, in audizione insieme a Confcooperative e Agci, che ha chiesto di “unire le forze per presentare una proposta di legge. Noi ne avevamo già presentata una – ha spiegato – di iniziativa popolare, ma forse con il nuovo governo è decaduta”.
“Quello delle false cooperative è un tema che ci tocca particolarmente- ha spiegato Francesco Milza di Confcooperative– dal momento che abbiamo una funzione di rappresentanza, ma anche di vigilanza sulle cooperative che aderiscono alla nostra associazione”. Le coop non iscritte alle rappresentanze dovrebbero essere revisionate dal Ministero dello Sviluppo economico ma questo- sottolinea Milza- spesso non accade. Tra gli indicatori più evidenti per riconoscere una falsa cooperativa, secondo Milza, ci sarebbero la scarsa conoscenza da parte dei lavoratori (spesso stranieri) di quelli che sono i valori mutualistici, la scarsa partecipazione alle assemblee, livelli di indebitamento molto forte, la vita breve della cooperativa, i livelli retributivi molto bassi (circa il 30% in meno rispetto a quelle regolari). “Esistono diversi enti di vigilanza, dagli osservatori provinciali sulla cooperazione all’ispettorato del lavoro, ma spesso c’è difficoltà nell’incrociare i dati”.
Per Massimiliano Motta di AGCI i parametri per riconoscere le coop spurie sono difficili da mettere a fuoco: “Importante concentrarsi sul ruolo dei committenti, soprattutto quando la committenza offre attività a dei prezzi che non permettono di rispettare i minimi sindacali. Potremmo vigilare anche sulle coop non iscritte alle nostre associazioni, ma abbiamo bisogno della delega degli enti preposti”.
Il consigliere Piergiovanni Alleva (Altra Emilia Romagna) si è concentrato sulla definizione di cooperativa spuria: “Cosa intendiamo per falsa cooperativa? Quelle regolari che però hanno ben poco dello spirito mutualistico oppure quelle che commettono illeciti di vario tipo?”. Per Alleva da contrastare sarebbero soprattutto quelle coop “leggere” che forniscono manodopera (per la maggior parte straniera, prendendo appalti ad alta intensità di lavoro. “Queste possiedono un know-how specializzato? Se non ce l’hanno, non possono essere definite imprese”. Gianni Bessi del Partito democratico si è detto disponibile a prendere in considerazione proposte di legge già redatte su questo tema, a cui la commissione assembleare vorrebbe dedicare “il giusto riguardo”.
Il consigliere dem Giuseppe Boschini ha chiesto quale sia lo stato dell’arte riguardo ai controlli e come si potrebbe esercitare l’attività di vigilanza: “Esistono possibilità per evitare che l’unico elemento sia farsi competizione sul costo del lavoro? C’è qualcosa che possiamo fare per difendere il lavoro effettivo delle cooperative che siano degne di questo nome o comunque esisteranno sempre coop che troveranno escamotage?”. Sul percorso delle revisioni ha chiesto maggiori informazioni anche Luca Sabattini: “Quali dati sono in possesso dei soggetti di rappresentanza del mondo cooperativo, che potrebbero aiutare controlli e verifiche?”.
Giulia Gibertoni del Movimento 5 stelle ha chiesto un parere sulla necessità di reintrodurre reati relativi a appalti illeciti, che non devono solo essere sanzionabili come danni amministrativi, ma anche come reati penali: “Come valutereste una regolamentazione dei diritti?”
Sul tema della vigilanza le rappresentanze del mondo cooperativo hanno risposto sottolineando come quello della revisione sia già uno strumento molto utile perché, se ben esercitato, permette di raccogliere tutti gli elementi in grado di dire se una coop risponde o no ai criteri mutualistici (revisione biennale per le coop normali, annuale per le coop sociali e grandi coop (le grandi vengono anche certificate). Questo controllo (biennale per le coop normali e annuale per le coop sociali o di grandi dimensioni) avviene però solo per le cooperative iscritte, per le non iscritte non è previsto alcun controllo pubblico. La revisione viene firmata dal revisore e controfirmata dal presidente della cooperativa, per cui chi vuole violare le regole preferisce non iscriversi alle associazioni di rappresentanza.
(Margherita Giacchi e Giulia Paltrinieri)