Tirocini “irregolari” in aziende dove non sono richieste alte specializzazioni e tirocinanti provenienti in larga misura da paesi con bassissimi livelli di scolarizzazione e difficoltà linguistiche, come Bangladesh e Sri Lanka, quando invece i giovani italiani emigrano: lo segnala Marco Pettazzoni (Lega Nord) che in un’interrogazione alla Giunta solleva dubbi sull’efficienza del decreto 394/1999 (modificato con il 334/04) che prevede tra le diverse tipologie di tirocinio “casi particolari” funzionali al “completamento di un percorso di lavoro”.
Ma, come fa notare Pettazzoni, “delle 493 formule di tirocinio approvate in Emilia-Romagna la maggior parte di esse riguarda aziende dove non sono richieste alte specializzazioni”, né persone altamente qualificate o esclusivamente straniere che vengono “richiamate dalla destinazione d’origine per poter essere in seguito formate”.
Il leghista vuole quindi appurare le verifiche condotte dalla Regione sugli esercizi gestiti da titolari stranieri che portano avanti questo tipo di pratiche, perlopiù “ristoranti etnici, parrucchiere, negozi di bigiotteria”.
“Moltissimi giovani italiani emigrano dopo essere stati formati e specializzati a spese della comunità italiana” fa notare Pettazzoni, “mentre questa formula di migrazione porta in Italia, per la quasi totalità, soggetti a bassa cultura, contraddicendo il principio della norma che stabilisce come il rapporto che si instaura tra proponente e tirocinante straniero sia quello di completare un percorso di formazione professionale non di partire da zero”. Il progetto è da rivedere, anche a livelli ministeriali, secondo Pettazzoni, che lo definisce “anti-storico” visto “il perdurare della crisi, la difficoltà dei giovani italiani ad inserirsi nel mercato del lavoro, ed il costo assolutamente inferiore per un tirocinio retribuito di ragazzi italiani, rispetto ai tirocini proposti agli stranieri”.
Pettazzoni suggerisce tra l’altro anche l’ipotesi che si tratti “soprattutto di una ‘scappatoia’ per fare arrivare in Italia connazionali degli imprenditori proponenti, vista anche la possibilità nella norma di convertire il permesso di soggiorno per motivi di studio/tirocinio in permesso di soggiorno per lavoro”.
(Francesca Mezzadri)
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