Accelerare le azioni che mirano a combattere le infiltrazioni mafiose in Emilia-Romagna. A chiederlo, con un’interrogazione alla giunta, è il gruppo regionale della Lega Nord. Dopo il processo Aemilia, infatti, anche l’operazione Stige ha portato all’arresto di molte persone affiliate alla ‘ndrangheta, coinvolgendo “imprenditori -sottolineano i consiglieri del Carroccio- almeno in un caso molto conosciuti a livello locale e comunque attivi sul territorio delle province di Parma, Modena e Bologna”.
La legge regionale dell’ottobre 2016, ricordano i leghisti, “prevede che la Regione Emilia-Romagna attui diverse azioni finalizzate a monitorare, prevenire e contrastare le infiltrazioni delle organizzazioni mafiose, anche cercando il coinvolgimento delle altre amministrazioni pubbliche, delle associazioni di categoria, dei sindacati e del volontariato”. Azioni che secondo i consiglieri “non risultano ancora pienamente attuate” e “non sono ancora presenti sul territorio regionale adeguati anticorpi contro le infiltrazioni mafiose”.
In più: la Regione, ricorda la Lega, si è costituita parte civile “in un processo di associazione di stampo mafioso”. Il processo Aemilia, appunto, che secondo il presidente della Regione provoca danni “non solo morali o di immagine, ma che incidono direttamente sull’economia”. Esattamente come l’operazione Stige, secondo il gruppo Lega Nord.
Per questo, i consiglieri interrogano la giunta per sapere “se, visto che continuano a emergere sempre nuove infiltrazioni mafiose sul territorio regionale, intenda accelerare la concretizzazione delle azioni previste dalla legge del 2016 e se e per quali motivi -aggiungono- ritenga o meno opportuna la costituzione parte civile della Regione Emilia-Romagna nel processo che seguirà l’operazione Stige“.
(Margherita Giacchi)