La Giunta intervenga e dica come intende intervenire dopo la pubblicazione del rapporto Uif-Banca d’Italia che vede l’Emilia-Romagna al primo posto per le “segnalazioni sospette di riciclaggio” e che colloca tre province in zona rossa per il sospetto di finanziamento del terrorismo internazionale?
La richiesta è del consigliere Stefano Bargi (Lega) che ha presentato un’interpellanza firmata dall’intero gruppo del Carroccio.
La situazione in regione “appare decisamente preoccupante”, scrive Bargi, e la Giunta dica se intende “includere nel piano integrato delle azioni regionali per la promozione della cultura della legalità e della cittadinanza responsabile e la prevenzione del crimine organizzato e mafioso e dei fenomeni corruttivi (articolo 3 della legge regionale 18 del 2016) anche il contrasto al radicamento nel nostro territorio del reato di finanziamento del terrorismo internazionale”.
Nel rapporto sul secondo semestre 2020, si legge nell’interpellanza, il numero di casi di sospetto riciclaggio ogni 100mila abitanti per ciascuna provincia pone la regione al primo posto, seguita da Sicilia e Calabria. Inoltre, tre province sono in “zona rossa” per il sospetto di finanziamento del terrorismo internazionale (Modena, Ravenna, Forlì-Cesena) e due in “zona arancione” (Parma e Bologna).
“Sconcertanti i dati sul Money Transfer – afferma Bargi – e cioè gli affari sporchi con i “paradisi fiscali”: nel 2020 sono aumentate le segnalazioni nazionali del 6,6% rispetto l’anno precedente, ma con una crescita pesantissima di ben il 72,3% delle operazioni effettuate, raggiungendo l’elevato numero di 219.089”. Anche qui, spiega il consigliere, la regione è maglia nera, risultando prima, “per i traffici con i paradisi fiscali sarebbero coinvolte le province di Parma, Modena, Bologna, Ferrara e Ravenna”, mentre “per i bonifici verso Paesi a fiscalità privilegiata o non cooperante, cioè i paradisi fiscali più raffinati, Piacenza, Reggio e Modena sono in zona rossa”.
Bargi conclude ricordando l’operazione Aemilia, contro la ‘ndrangheta, citando il rapporto Uif-Banca d’Italia del 2015 sul finanziamento sospetto di criminalità e terrorismo che ha visto Modena ai primi posti e il giudizio della Dna (Direzione nazionale antimafia) sull’Emilia-Romagna, “rappresentandola infatti come una regione che addirittura avrebbe maturato ‘i tratti tipici dei territori infestati dalla cultura mafiosa […], dove il silenzio e l’omertà [oramai] caratterizzano l’atteggiamento della società civile’”.
L’interpellanza è stata firmata anche dai consiglieri Simone Pelloni, Michele Facci, Maura Catellani, Fabio Rainieri, Andrea Liverani, Emiliano Occhi, Daniele Marchetti, Valentina Stragliati, Fabio Bergamini, Matteo Rancan, Matteo Montevecchi, Gabriele Delmonte e Massimiliano Pompignoli.
(Gianfranco Salvatori)