COMUNICATO
Parità, diritti e partecipazione

L’Emilia-Romagna chiede più diritti per i detenuti

La presidente dell’Assemblea legislativa Emma Petitti e la vicepresidente Silvia Zamboni, il Garante dei detenuti Roberto Cavalieri, il cardinale Matteo Zuppi, il presidente delle comunità islamiche Yassine Lafram e il presidente della commissione Parità Federico Amico, l’assessore regionale Igor Taruffi, i consiglieri Silvia Piccinini, Marco Mastacchi, Nadia Rossi, Luca Sabattini e Mirella Dalfiume sono entrati questa mattina nelle carceri dell’Emilia-Romagna per consegnare il “codice ristretto” ai detenuti

La presidente dell’Assemblea legislativa Emma Petitti  e la vicepresidente Silvia Zamboni, il garante regionale dei detenuti Roberto Cavalieri, assieme al presidente della Cei, il cardinale Matteo Maria Zuppi, al presidente dell’Ucoii, Yassine Lafram, poi l’assessore regionale Igor Taruffi, il presidente della commissione Parità Federico Amico, i consiglieri regionali Silvia Piccinini, Marco Mastacchi, Nadia Rossi, Luca Sabattini e Mirella Dal Fiume sono entrati questa mattina nelle carceri della regione per consegnare il CODICE RISTRETTO , una guida sui percorsi alternativi alla detenzione carceraria, a tutti i detenuti.

La presidente dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna Emma Petitti è entrata nel carcere di Rimini, nella delegazione anche la consigliera Nadia Rossi. “La Regione Emilia-Romagna – ha detto Petitti – vuole essere protagonista in questo processo che guarda alle tutele dei più deboli: diventa quindi fondamentale fornire ai detenuti strumenti utili a informarsi su quelli che sono i percorsi alternativi al carcere. Sappiamo, ad esempio, quanto i progetti di inclusione lavorativa possano apportare benefici concreti a ogni livello, per creare le condizioni affinché la persona possa costruirsi un progetto di vita. Solo attraverso percorsi che mirano alla rieducazione possiamo poi pensare di contribuire in modo efficace a risolvere una condizione, come quella del sovraffollamento, che mina soprattutto la dignità e la qualità di vita di chi si trova in carcere”.

A Bologna si è presentata al carcere della Dozza una numerosa rappresentanza delle istituzioni. Con il garante Cavalieri, anche Yessine Lafram, Silvia Zamboni, Silvia Piccinini, Marco Mastacchi, Igor Taruffi oltre al cardinale Matteo Maria Zuppi.

“Il nostro obiettivo oggi è quello di aiutare il detenuto a districarsi tra le tante leggi sulla materia carceraria – ha spiegato Cavalieri dall’interno del carcere bolognese della Dozza – favorendo quindi l’accesso, per chi ne ha diritto, a tutti quei percorso alternativi al carcere, a partire da quelli lavorati, essenziali per la riabilitazione sociale una volta conclusa la pena, questo anche per deflazionare il numero delle persone recluse”.

Per il presidente della Cei, il cardinale Matteo Maria Zuppi “quella del sovraffollamento e delle condizioni di vita nelle carceri è un problema urgente da risolvere con umanità. 57 morti in carcere rappresentano una vera e propria emergenza, evidentemente alcuni meccanismi non funzionano, la strada da seguire è quella dei percorsi alternativi, tutti gli indicatori ci dicono che funzionano, anche rispetto al tema della sicurezza, dobbiamo dare una speranza a queste persone, garantire delle opportunità da spendere poi una volta fuori”.

Il problema sovraffollamento è particolarmente marcato a Bologna: alla Dozza sono 339 i detenuti in eccesso (dati al 30 giugno), rispetto alla capienza regolamentare della struttura, in tutta la regione arrivano a 746. Un problema che è associato anche a fenomeni di violenza e suicidi in carcere. In Italia dall’inizio dell’anno ci sono già stati 57 suicidi in carcere.

Da Bologna è intervenuto anche il presidente delle comunità islamiche, Yassine Lafram: “È importante ricordare anche che il detenuto straniero ha un disagio più grave dovuto alla difficoltà linguistica e ai problemi di conservazione dei rapporti con l’ambiente familiare, che hanno riflessi negativi non solo sul percorso di risocializzazione ma anche sull’applicazione di misure quali lavoro esterno, permessi premio, affidamento in prova al servizio sociale, detenzione domiciliare, semilibertà, liberazione anticipata”.

Igor Taruffi, assessore regionale: “Prosegue l’impegno della Regione Emilia-Romagna su questo tema, programmati stanziamenti per 2 milioni all’anno nel triennio, lavoriamo per garantire una possibilità di reinserimento sociale a queste persone”.

Sempre nel capoluogo emiliano era presente la vicepresidente dell’Assemblea legislativa regionale, Silvia Zamboni: “Dobbiamo impegnarci per fare conoscere fuori quello che è il carcere, il carcere deve servire, prima di tutto, per sostenere il detenuto nel suo percorso di reinserimento all’esterno. Oggi queste opportunità appartengono a pochi, serve più lavoro in carcere, soprattutto per le donne”.

Anche per la consigliera Silvia Piccinini era nella delegazione che ha visitato il carcere bolognese: “E’ importante lavorare sul tema dei percorsi alternativi al carcere, anche per contrastare il problema del sovraffollamento, che non si risolve costruendo nuove carceri”. Poi il consigliere Marco Mastacchi: “Un’occasione per toccare con mano una realtà che non conoscevo”.

A Reggio Emilia la delegazione era composta tra gli altri dal presidente della commissione Parità dell’Assemblea legislativa, Federico Amico.  “Fino a quando non cambieranno le condizioni generali che consentono di attuare le misure alternative alla detenzione, quelle dirette a realizzare la funzione rieducativa della pena – ha detto Amico –  anche il problema del sovraffollamento rimarrà irrisolto. Il governo nazionale finge di andare in questa direzione ma nella realtà non offrono vere opportunità alle persone detenute, con evidenti criticità anche rispetto alla presa in carico di queste persone, spesso demandata ai soli enti comunali”.

A Modena è stato il consigliere regionale Luca Sabattini a entrare in carcere per consegnare il Codice ristretto, mentre la consigliera Mirella Dalfiume è andata a Ravenna.

La redazione del codice ristretto, un aggiornamento rispetto alla prima versione del 2022 (con le novità introdotte dalla legge Cartabia), è stata curata dalla Camera penale di Bologna, con la collaborazione dello stesso garante regionale e con il sostegno della commissione assembleare regionale per la Parità.

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(Cristian Casali)

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