Prescritto ma non per questo non responsabile di falsa testimonianza e frode processuale. Lo sostengono i consiglieri Raffaella Sensoli (capogruppo) e Gian Luca Sassi del Movimento 5 Stelle a proposito del dirigente della Protezione civile in Romagna. I consiglieri pentastellati chiedono dunque perché “a fronte di altri comportamenti di oggettiva gravità compiuti da personale regionale siano stati assunti provvedimenti disciplinari rilevanti”, mentre in questo caso risultino “assenti”.
In un’interrogazione presentata alla giunta Sensoli e Sassi chiedono se la stessa non “ritenga opportuno che la responsabilità” di direzione “dell’importante servizio Romagna dell’Agenzia di sicurezza territoriale della Protezione civile” sia preferibile affidarla “a soggetti che non hanno compiuto falsi in atto pubblico”. I fatti contestati al dirigente, sottolineano Sensoli e Sassi, sono avvenuti oltre sei anni prima della richiesta di rinvio a giudizio, di qui la prescrizione. Ma la sentenza 2291/09 del Tribunale di Rimini “ha riscontrato in capo al dirigente in questione, imputato per falsa testimonianza e frode processuale, ‘l’artata alterazione del documento idoneo ad integrare l’elemento materiale del delitto di falso in atto pubblico’”. Si trattava di documenti su relazioni istruttorie nelle pratiche sismiche, “un tema- puntano il dito i due esponenti M5s- di assoluta delicatezza”.
Ma i due consiglieri non si fermano qui. E nell’interrogazione spiegano che ad oggi “la figlia del dirigente” in questione “opera presso lo stesso servizio diretto del padre” e quindi domandano se non si ritenga opportuno “evitare che persone appartenenti alla stessa famiglia” con rapporti di parentela molto stretti, “operino in rapporto gerarchico differenziato nelle medesime strutture regionali, così che la progressione in carriera dell’una possa dipendere anche dal criterio valutativo dell’altra”. In aggiunta a questo punto Sensoli e Sassi chiedono se si possa assicurare che “la gestione del personale nei servizi regionali avvenga senza alcun atteggiamento di natura nepotistica”.
(Giacomo Barducci)