Istituire una borsa di studio della Regione dedicata ai morti dell’eccidio del 7 luglio 1960, a Reggio Emilia, per la creazione di un archivio storico; promuovere questo lavoro coinvolgendo Cgil, Anpi e Istoreco (Istituto storico) e divulgarlo nelle scuole; ospitare in cloud, in Regione, e archiviare in modo telematico la documentazione della ricerca.
L’impegno chiesto alla Giunta è contenuto in una risoluzione che come primo firmatario il consigliere Federico Amico (Emilia-Romagna Coraggiosa). L’atto di indirizzo è stato firmato anche dai consiglieri del Partito Democratico Andrea Costa, Roberta Mori e Ottavia Soncini.
Amico ricorda i fatti che portarono alla morte di cinque operai reggiani Lauro Farioli, Ovidio Franchi, Emilio Reverberi, Marino Serri, Afro Tondelli, tutti iscritti al Pci e uccisi dalle forze dell’ordine. E contestualizza quei tragici eventi nella situazione politica del Governo Tambroni (monocolore Dc) e nell’aver concesso al Msi di tenere il congresso a Genova (città partigiana e medaglia d’oro della Resistenza). Dopo gli scontri di piazza, gli operai, cercando di sfuggire alle cariche delle Forze dell’ordine, che erano state respinte, vennero raggiunti dai colpi di arma da fuoco nell’isolato San Rocco. “L’allora Presidente del Consiglio, Fernando Tambroni- scrive Amico- diede libertà di aprire il fuoco in ‘situazioni di emergenza’ e alla fine di quelle settimane drammatiche si contarono undici morti e centinaia di feriti”. Dopo i processi che videro assolti il funzionario di polizia che dirigeva l’ordine pubblico e un agente di polizia e il riconoscimento di un risarcimento ai familiari delle vittime “ancora oggi non sono stati individuati i responsabili e chiarite le dinamiche di quel tragico fatto”.
L’Assemblea legislativa, nel 2016, ha approvato una risoluzione per sostenere gli approfondimenti sull’eccidio e per un progetto universitario di ricerca. Le famiglie delle vittime, inoltre, sollecitano da anni iniziative per la memoria e “azioni per raccogliere e studiare i documenti relativi ai ‘fatti di Reggio Emilia’, tanto che tale sollecitazione ha visto il sostanziale interesse da parte di tutti i soggetti istituzionali, di ricerca e rappresentanza”.
(Gianfranco Salvatori)