“La messa alla prova è a tutti gli effetti una pena e, quindi, una sofferenza. La scelta di sottoporsi a questo tipo di prova diventa pertanto un’assunzione di responsabilità che ha come fine ultimo quello del reinserimento sociale”. A dichiararlo è Marcello Marighelli, Garante regionale delle persone private della libertà personale, intervenuto a Bologna all’iniziativa “Probation e messa alla prova negli Uffici esecuzione penale esterna dell’Emilia-Romagna: una ricerca per riflettere”, un convegno per illustrare i dati raccolti con il progetto Monitoraggio ordinanze di messa alla prova (Mo.map).
Questo istituto, ha poi spiegato il Garante regionale, “coinvolge saperi diversi che appartengono alla cultura del diritto e del servizio sociale, con proprie specificità ma che possono fondersi in modo sinergico”.
All’incontro è intervenuta anche Roberta Mori, presidente della commissione per la Parità e diritti delle persone dell’Assemblea legislativa, che ha ribadito l’impegno della Regione Emilia-Romagna sui diritti, sulle garanzie sociali e sulle pari opportunità nonché, nello specifico, sul tema del reinserimento: “il nuovo piano regionale sociale e sanitario- ha ricordato- si occupa anche di promozione della salute in carcere, umanizzazione della pena e reinserimento delle persone in esecuzione penale”.
La ricerca, condotta dalle Università di Bologna e Parma, ha interessato circa 130 ordinanze di messa alla prova seguite dagli Uffici di esecuzione penale esterna di Bologna e Reggio Emilia: in maggioranza si tratta di italiani, di sesso maschile, imputati per violazioni al codice della strada e con un lavoro stabile. Relativamente all’età degli imputati e all’attività svolta, a Bologna sono coinvolti in prevalenza soggetti nella fascia 28-37 anni, impiegati primariamente in attività di segretariato sociale, a Reggio Emilia in maggioranza hanno dai 48 ai 57 anni e sono impegnati in attività di manutenzione del verde pubblico e del patrimonio culturale.
Introdotta con la legge 67 del 2014 la messa alla prova è una forma di probation giudiziale che consente all’imputato, su sua richiesta, di sospendere il procedimento penale (nella fase decisoria di primo grado per reati di minore allarme sociale) e di svolgere un lavoro di pubblica utilità in favore della collettività.
(Cristian Casali)