COMUNICATO
Sanità e welfare

Minori. In Audizione Pascarella, ex coordinatore affidi a Reggio: in Italia 57% affidi diventano sine die

Sentita anche Scrittore, funzionaria del Comune di Reggio Emilia. “Sugli affidi numeri compositi, non anomali”. Ricorso al privato in Val d’Enza “perché il pubblico non sempre riesce a garantire la cura”

Proseguono i lavori della Commissione speciale d’inchiesta sul sistema di tutela dei minori in Emilia-Romagna, presieduta da Giuseppe Boschini, in audizione lo psicologo Carmine Pascarella, già coordinatore per gli affidi e le adozioni del servizio di Neuropsichiatria infantile dell’Ausl di Reggio Emilia.

Pascarella ha risposto alle domande di Roberta Mori (Pd) e Silvia Prodi (Misto), che hanno sollecitato un focus sul sistema degli affidi nel distretto di Reggio Emilia, collegato anche alla formazione rivolta alle famiglie affidatarie. Giancarlo Tagliaferri (Fdi), Stefano Bargi (Lega) e Andrea Bertani (Cinquestelle) hanno invece richiesto chiarimenti sulle scelte operate a Bibbiano, in particolare sulle procedure adottate (anche nell’attivazione di collaborazioni con enti esterni).

Pascarella ha spiegato che l’affido “rappresenta, per i servizi, l’ultima ratio, prima vengono attivate tutta una serie di azioni a sostegno della famiglia”. È una misura, ha aggiunto, “che ha comunque l’obiettivo di favorire il recupero delle competenze genitoriali, per assicurare il reintegro in famiglia del bambino”. Scopo dell’affido, ha quindi rimarcato, “è costruire relazioni integrate (un percorso di accompagnamento) tra il bambino, la famiglia affidataria e la famiglia d’origine”.

L’ex coordinatore affidi di Reggio Emilia si è poi soffermato sulle procedure di selezione delle famiglie disposte all’affido, spiegando “che nel 2018 nel reggiano hanno partecipato ai percorsi formativi circa 60 nuclei familiari”. Il percorso, ha rimarcato, “è in parte teorico e in parte esperienziale. Dopo i primi incontri si procede con la valutazione del nucleo familiare (preferibilmente una famiglia con figli naturali) e se dopo la fase della formazione viene confermata la disponibilità all’affido, il nucleo familiare viene inserito in una banca dati”. Sarà poi, ha aggiunto, “un’equipe di valutazione, che possiamo chiamare dell’abbinamento, a decidere la famiglia affidataria più adatta al bambino”. L’affido, ha rimarcato, “verrà poi seguito dall’assistente sociale e dallo psicologo in un lavoro d’equipe (il bambino verrà ascoltato circa ogni due mesi)”.

Pascarella è poi intervenuto sulle vicende reggiane, soffermandosi sulla collaborazione con il centro Hansel e Gretel: “che ha effettuato formazione con operatori del servizio di Reggio Emilia”. Ha poi parlato delle criticità nel sistema, spiegando che “in Italia il 57 per cento degli affidi diventano sine die, senza rientro nella famiglia d’origine”. Ha quindi lamentato l’insufficienza di risorse per i servizi e ha rilevato la necessità di ridurre le esternalizzazioni. Spiegando infine, per la situazione che si è venuta a creare dopo le vicende reggiane, che “il rischio adesso è quello di avere bambini che dovrebbero essere allontanati ma che continuano a vivere in una situazione di pregiudizio”, cioè in una situazione in cui la potestà genitoriale è esercitata male.

In Commissione è stata sentita anche Daniela Scrittore, funzionaria del Comune di Reggio Emilia per le politiche familiari. Sollecitata dai consiglieri a esprimersi sul caso Val d’Enza, ha commentato i numeri degli affidi nella provincia di Reggio Emilia: “Non si tratta assolutamente di numeri ‘anomali’, ma sono numeri ‘compositi’, nel senso che comprendono sia gli affidi consensuali che giudiziali, a tempo pieno e a tempo parziale”. Parliamo, infatti, per il 2017, di 133 casi di affidi a tempo parziale consensuale, 13 di tempo parziale giudiziale, 26 di tempo pieno consensuale e 180 di tempo pieno giudiziale. “Se qui ci sono più affidi è perché li preferiamo agli inserimenti in comunità, pensiamo che la famiglia sia sempre una soluzione migliore per i bambini”. Parlando del Centro La Cura e del ricorso alle consulenze dell’Associazione Hansel e Gretel, Scrittore ha poi denunciato carenza di spazi e di risorse: “Perché i Comuni ricorrono a centri privati? Perché il servizio pubblico in ambito sanitario purtroppo spesso non è sufficiente e non sempre riesce a garantire la cura. Non abbiamo luoghi adatti per fare colloqui e accogliere gli utenti. È come dire alle famiglie: ‘Ti ho fatto una buona diagnosi, ma ora non posso metterti a disposizione il trattamento”.

I consiglieri di Fratelli d’Italia Giancarlo Tagliaferri e Michele Facci hanno chiesto conto, invece, del caso della bambina di Reggio allontanata dai genitori da forze dell’ordine travestite da operatori Enpa: “Quelle diffuse sono immagini allucinanti, servivano davvero 11 persone come per catturare un latitante? Chi decide delle modalità di intervento?”, hanno chiesto i consiglieri FdI. “L’allontanamento era stato deciso dal Tribunale per i minorenni- ha replicato Scrittore- si cerca il più possibile di intervenire affinché la separazione non sia troppo traumatica. In alcuni casi però, quando reiterati tentativi di dialogo con i genitori non vanno a buon fine, è necessario agire diversamente. Rimane un caso eccezionale nel quale i servizi sociali non hanno deciso le modalità d’intervento. Gli assistenti sociali si qualificano sempre mostrando un cartellino identificativo quando si presentano”.

Roberta Mori del Partito democratico si è concentrata invece sulle difficoltà che ricadono sulle spalle degli enti locali, sulla frammentazione normativa e di protocolli in materia di tutela dei minori. “Concordo che la frammentazione sia un problema- ha concordato Scrittore- le linee guida non sono cogenti, le norme sì. Una legislazione più accurata ci aiuterebbe molto”. E sempre sulle linee di indirizzo regionali è intervenuta Silvia Piccinini del Movimento 5 stelle: “Si parla di raccolta delle testimonianze e della necessità di non distorcere, sottovalutare o sopravvalutare. Come fare per evitare che ci siano assistenti sociali che si approccino in modo errato?” Per la funzionaria reggiana la risposta sta tutta nella formazione, nella necessità di garantire per il personale dei servizi incontri periodici di formazione e aggiornamento.

(Cristian Casali/Giulia Paltrinieri)

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