I lavori alla stazione Piccola di Modena appaltati alla ditta di un imprenditore vicino al clan dei casalesi e coinvolto in un’inchiesta in Campania per corruzione e turbativa d’asta? La Regione chiarisca la situazione e assicuri la corretta esecuzione dei lavori. Lo chiede un’interrogazione di Stefano Bargi della Lega nord, che porta l’attenzione sui lavori di miglioramento sismico alla stazione ferroviaria modenese di piazza Marconi, ancora non conclusi e affidati alla campana Tecnores srl.
“La giunta aveva risposto a una mia precedente interrogazione- scrive il capogruppo Ln- dicendo che l’andamento dei lavori era coerente con le tempistiche e ampiamente in anticipo rispetto alle scadenze (dicembre 2018, ndr), mentre, riguardo le misure restrittive a carico dell’ex amministratore dell’impresa affidataria, Fer chiariva che la vicenda giudiziaria non aveva avuto risvolti”. Eppure, rimarca Bargi, i lavori alla stazione non sarebbero ancora stati ultimati (rallentando altri lavori di riqualificazione della zona). La stampa campana, inoltre, parlerebbe di un coinvolgimento diretto dell’ex amministratore (ora socio) di Tecnores nell’inchiesta La Regina, per la quale sarebbe imputato per “associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e a turbare gare d’appalto”. A parlare di lui sarebbe lo stesso Nicola Schiavone, figlio di Sandokan, che lo definisce “imprenditore al soldo del clan”. Per questo il consigliere del Carroccio chiede alla giunta quali siano le ragioni del ritardo nell’esecuzione dei lavori da parte di Tecnores, “se ci siano relazioni con l’inchiesta La Regina e quali iniziative Fer e la Regione intendano adottare a tutela del pubblico interesse e della corretta esecuzione dei lavori presso la Stazione Piccola di Modena”.
(Giulia Paltrinieri)