Valorizzare i mulini storici, inserirli nei percorsi del “turismo lento” e aprirli a laboratori didattici per le scuole. È l’invito di Rosanna Pasi, referente per l’Emilia-Romagna dell’Aiams (Associazione Italiana degli Amici dei Mulini Storici), che in Commissione Cultura chiede di più: “La Regione istituisca la qualifica professionale del mugnaio e si attivi in sede di Conferenza Stato-Regioni, perché la rete dei mulini è nazionale e abbiamo istanze, a partire dalla revisione della tassazione”. E proprio la promozione dei mulini storici emiliano-romagnoli è al centro di una risoluzione presentata dal Partito democratico, da Sinistra Italiana e dal Movimento 5 stelle, approvata in commissione all’unanimità.
“Sarebbe importante inserire i mulini nei percorsi di pellegrinaggio- sottolineano i consiglieri Pd– perché sono giacimenti di conoscenze che rischiano di andare perduti con l’innovazione tecnologica. La Regione ha attivato una convezione con l’associazione mulini storici, noi chiediamo di puntare su aspetti culturali e didattici e impegnarsi per estendere questa best practice a livello nazionale.”
D’accordo anche Sinistra italiana, che sostiene e apprezza gli intenti della risoluzione: “Si tratta di un’opportunità per valorizzare il territorio anche in chiave turistica”.
Secondo un consigliere del gruppo Misto sarebbe importante anche discutere con il governo per attivare su questi temi “forme di progettualità ‘allargata’ che uniscano le competenze di ministeri e assessorati per una pianificazione di tipo europeo.”
Il Movimento 5 stelle punta sull’idea di creare una qualifica per la professione di mugnaio e lancia una stoccata alla maggioranza: “Tempo fa abbiamo presentato un emendamento in questo senso alla legge sul pane ma l’avete bocciato. Siamo contenti che abbiate cambiato idea”.
Anche la Lega nord plaude all’attività e al ruolo delle associazioni, “che fanno tanto per preservare le tradizioni e l’identità del territorio.”
“Fino a poco tempo fa i mulini erano lasciati in stato d’abbandono e di degrado totale- spiega Pasi dell’Aiams- ora c’è una sensibilità culturale diversa e noi ci siamo messi in rete”. La maggior parte dei mulini non sono più produttivi, sono di proprietà di privati e si trovano in comuni di piccole dimensioni (il comune più grande è Castel Bolognese con il suo mulino Scodellino). “Sono luoghi che vanno tenuti vivi, bisogna formare persone per usare le macine e parlare agli studenti e ai giovani. C’ancora tanto lavoro da fare”.
(Giulia Paltrinieri)