COMUNICATO
Parità, diritti e partecipazione

Parità. Audizione in commissione su norma anti-violenza per orientamento sessuale, il giurista Schillaci sottolinea ruolo Corecom/ foto

Paruolo (Pd): “Rispetto anche per idee diverse”, Tagliaferri (Fdi): “Legge bavaglio”. Piccinini (M5s): Allargare ad anagrafe coppie Lgbt, Prodi (Misto) richiama Costituzione; La relatrice di maggioranza Roberta Mori (Pd): “Emilia-Romagna ancora protagonista”.

Il percorso sul progetto di legge contro l’omotransnegatività e le violenze determinate dall’orientamento sessuale prosegue in commissione Parità. E la tappa di oggi si è soffermata sull’audizione del professor Angelo Schillaci, docente di diritto pubblico comparato alla Sapienza di Roma. “Le Regioni – ha spiegato il docente – hanno un ruolo fondamentale nel contrasto, nonostante i limiti che hanno. Proprio il tema dell’omotransnegatività e dell’omofobia lo dimostrano, perché pur non potendo intervenire a livello penale, la Regione può mettere in campo una serie di politiche attive che possono incidere in modo efficace”. Importante, secondo Schillaci, è anche coinvolgere le associazioni, “che sono interlocutrici della politica” così come è determinante il tema delle imprese: “Quasi tutte le leggi approvate o in discussione – ha sottolineato il docente – in altre Regioni come Toscana, Umbria, Piemonte, Puglia e Calabria fanno riferimento alle responsabilità delle imprese, che devono adeguarsi agli standard di responsabilità sociale”. Fondamentale nella lotta alle discriminazioni anche il ruolo della comunicazione e quindi del Corecom, di cui si parla all’articolo 8 del pdl emiliano-romagnolo: “Un ruolo importante – ha detto Schillaci -, come nell’episodio avvenuto a Roma dove sono stati affissi manifesti ritenuti discriminatori”.

E proprio la questione dei manifesti romani è l’occasione per il consigliere del Partito democratico Giuseppe Paruolo di sottolineare come “in un mondo normale le discriminazioni vanno condannate e superate, ma comunque possono restare idee che non si condividono ma che hanno diritto ad essere espresse. Dunque, bene la lotta alle discriminazioni, ma senza debordare nella non accettazione di pensieri diversi”. “E’ necessario- ha replicato Schillaci- assicurare un adeguato bilanciamento. Il punto di caduta di questo bilanciamento è la tutela della dignità e dell’onore dei soggetti colpiti”. Infine, Paruolo ha chiesto anche di “distinguere orientamento sessuale dall’identità di genere, che sono cose diverse, anche dal punto di vista dell’autodeterminazione: nel primo caso è esaustiva, nel secondo c’è un percorso da fare”.

Silvia Piccinini del Movimento Cinque Stelle ha evidenziato come “nel nostro progetto di legge abbinato, proprio prendendo spunto da alcune leggi regionali, è prevista la responsabilità delle imprese. Forse sarebbe stato meglio integrare i due testi”. E solleva una questione: “Non ho sentito parlare di iscrizione all’anagrafe delle coppie Lgbt: forse qualcosa andrebbe previsto, un sostegno della Regione ai Comuni”. La replica di Schillaci non si è fatta attendere: “Per il momento la Regione non ha competenze in materia di sostegno ai Comuni, ma si può lavorare per renderla compatibile”.

La relatrice di maggioranza del pdl Roberta Mori (Pd) ha sottolineato come “siamo all’interno di un cammino che vede le Regioni attivarsi per i diritti e il rispetto delle differenze e l’Emilia-Romagna si è già presa ampio protagonismo con la legge quadro per la parità e contro le discriminazioni di genere, la legge 6 del 2014. In un contesto- ha aggiunto Mori- in cui questi temi vengono strumentalizzati, mi sembra giusto stare nel solco della Costituzione”. E, per quanto riguarda il tema dell’autodeterminazione, “in un ambito di rapporti giuridici, si è tenuti a verificare che la volontà del soggetto sia seria. Poi, non è che si autorizza, ma si riconosce questa volontà”.

E se Silvia Prodi del gruppo Misto ha spiegato che “non c’è imposizione di modelli ad altri, ma c’è la richiesta di una applicazione dell’articolo 3 della Costituzione” sulla pari dignità dei cittadini davanti alla legge a prescindere anche dalle loro condizioni sociali o personali, Giancarlo Tagliaferri di Fratelli d’Italia ha sottolineato come ritenga “sconveniente dare rilievo alla rete Ready (Rete nazionale delle pubbliche amministrazioni anti discriminazioni per orientamento sessuale e di identità di genere, ndr) nella scrittura della legge, perché c’è un conflitto di interesse”. E ancora: “Un essere umano nasce uomo o nasce donna, poi può stare con chi vuole, ma non vedo come possa da qui derivare una legge per riconoscere all’orientamento sessuale uno status giuridico. E per quanto riguarda le discriminazioni, esiste già un Osservatorio in Emilia-Romagna: nel 2017 è emerso un unico caso in tutta la Regione, su 4 milioni di abitanti. Questa è una legge bavaglio”.

(Margherita Giacchi)

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