L’Emilia-Romagna si conferma come la terra della partecipazione: nel triennio 2021-2024, infatti, la Regione ha sostenuto 122 progetti di partecipazione.
È questo il quadro emerso nel corso della commissione Statuto e Regolamento presieduta da Emma Petitti che ha fatto il bilancio delle attività di partecipazione lungo la via Emilia.
Scorrendo i numeri, si nota che il 91,4% dei progetti presentanti è stato avanzato da enti pubblici, che il 56% delle iniziative si sviluppa in Comuni tra i 5.000 e i 50.000 abitanti e che le province maggiormente coinvolte sono Modena, Forlì-Cesena, Bologna, Reggio Emilia, Ferrara e Ravenna. Venendo ai temi, quelli più interessati dai progetti di partecipazione sono quelli relativi allo sviluppo del territorio (157 progetti), welfare (93 progetti) e ambiente (70 progetti). Dal 2012, anno del primo bando regionale sulla partecipazione, la Regione ha investito nei progetti 1,8 milioni di euro, finanziando così il 55% del totale delle attività legate alla partecipazione tra Piacenza e Rimini.
Si è parlato anche dell’indagine demoscopica condotta nel 2024: un questionario somministrato sia via web che al telefono e che ha raggiunto 1800 persone tra i 16 e gli 80 anni. L’86% degli intervistati ha detto di apprezzare che l’amministrazione pubblica coinvolga i cittadini in progetti di interesse pubblico, evidenziando che i temi più sentiti sono legati all’urbanistica, alle politiche ambientali e socio-sanitarie. Non mancano elementi di riflessione che dovranno essere approfonditi: l’85% ha dichiarato che le loro indicazioni sono state recepite solo in parte dai decisori politici. A frenare la partecipazione, inoltre, è la mancanza di tempo o di informazione sui progetti in atto.
Visti i risultati degli anni scorsi, la Regione ha deciso di proseguire il sostegno ai progetti di partecipazione: la commissione Statuto ha dato parere favorevole alla proposta della giunta che fissa priorità e modalità in materia prevedendo, tra le altre cose, bandi e campagne informative: nel periodo 2025-2027 sono previsti 670.000 euro per sostenere i progetti di partecipazione.
Ampio e variegato il programma di iniziative che la giunta intende mettere in campo. Tra queste, figura la “sessione annuale della partecipazione”, volta a promuovere la riflessione sui territori, coinvolgendo i livelli istituzionali e gli attori della società civile. E ancora la piattaforma “partecipAzioni”, strumento digitale per promuovere la partecipazione di cittadini e stakeholders nel ciclo delle politiche pubbliche, la “comunità di pratiche partecipative regionale” che mira a mettere in rete, attraverso l’organizzazione di alcuni eventi, le esperienze di riflessione collettiva su alcuni temi prioritari. Vi sono poi i dottorati di ricerca finanziati con fondi PNRR, che hanno la finalità, in particolare, di indagare i fattori che favoriscono i processi partecipativi promossi dalle pubbliche amministrazioni.
“Sul fronte della partecipazione – ha spiegato la sottosegretaria Manuela Rontini, ospite della commissione – questa Regione ha già alle spalle un percorso basato sulla proficua collaborazione tra giunta e assemblea, con momenti importanti di riflessione”. “Il coinvolgimento della cittadinanza, nella costruzione delle politiche pubbliche, è un tema che ci riguarda tutti”, ha proseguito Rontini, ribadendo la necessità di “partire dalle giovani generazioni, che vanno rese protagoniste, in particolare sulla sfida dell’emergenza climatica”. Ripensando agli eventi alluvionali del 2023 e del 2024, Rontini ha evidenziato la volontà di “sperimentare nuove forme di partecipazione e di collaborazione anche con altre regioni europee colpite da eventi legati al cambiamento climatico”.
“La partecipazione è un tema molto importante, un’attività fondamentale per la nostra Regione”, spiega la Presidente Petitti, mentre Francesco Sassone (FdI) ricorda come sia importante “occuparsi anche di partecipazione elettorale, visto che sempre meno cittadini si recano alle urne”. Portando l’esempio del percorso partecipativo sul tram di Bologna, Sassone sottolinea che “su 390mila abitanti, al tavolo hanno partecipato 3.000 persone. Dobbiamo chiederci quale sia la reale rappresentatività di questi percorsi e in che modo possiamo informare le persone. Perché senza informazione, non c’è coinvolgimento. E il dubbio che viene è che, soprattutto nei comuni più grandi, questi percorsi diventino un modo per lavarsi la coscienza”.
Ricordando anche la sua esperienza in Città Metropolitana, Simona Lembi (Pd) sottolinea come “stiamo parlando di un’attività che riguarda la vita dei cittadini e favorisce quella coesione sociale che caratterizza la nostra Regione: ho visto che nell’ultimo biennio, il 2022-2024, c’è stato un calo: questo è dovuto forse ai problemi tecnici che i Comuni, specie quelli più piccoli, riscontrano nel gestire i processi di partecipazione: bisogna aiutare le amministrazioni locali a risolvere questi temi attraverso la semplificazione amministrativa e il sostegno al personale”. Netto Paolo Trande (Avs) che, citando il filosofo Norberto Bobbio, mette in guardia dal rischio di una “democrazia senza popolo” e ricorda che “dobbiamo tenere sempre la più ampia possibile la base sociale delle decisioni che prendiamo”. Eleonora Proni (Pd) sottolinea l’importanza di una legge che si vuole utilizzare sempre più.
Per Fabrizio Castellari (Pd) è importante chiedersi “se siamo di fronte a un compito da svolgere o a una opportunità”. “Non ci sono dubbi che la cittadinanza attiva abbia un enorme valore – ha detto – e che abbiamo davanti una grande opportunità da cogliere, soprattutto in proiezione, per le generazioni future. E, nel momento in cui i numeri ci consegnano un distacco dei cittadini, è proprio in quel momento che dobbiamo investire energie, idee e risorse, forti della consapevolezza di questo valore”. Castellari ha evidenziato anche la necessità che la Regione “tenda la mano agli enti locali, soprattutto a quelli che da soli fanno più fatica a promuovere progetti di partecipazione”.
Paolo Calvano (Pd) evidenzia l’importanza dell’indagine demoscopica “dalla quale sono emersi dati interessanti, che danno l’idea di come il desiderio di partecipazione esista e di come a volte, però, non venga esercitata perché non c’è adeguata comunicazione. Compito delle istituzioni è non solo realizzare questi processi ma darne massima visibilità”. “C’è poi il tema di una delusione nei confronti della politica – ha aggiunto -. I processi di partecipazione possono essere un modo per superare questa sfiducia, rendendo i cittadini protagonisti delle scelte sul proprio territorio. Ed è importante che la Regione prosegua su tale percorso, soprattutto per quei soggetti che, in mancanza di risorse, non riuscirebbero a mettere in atto questi progetti”.
Luca Vecchi, capo di gabinetto della Presidenza della giunta, ribadisce l’importanza di “leggere il bisogno partecipativo e il contesto storico in cui ci troviamo. Siamo in una situazione di allentamento dei legami sociali e di un altissimo grado di disimpegno civico e ritiro sociale. Tutto ciò che attiva il protagonismo civico, attiva la qualità della vita pubblica”.
Leonardo Draghetti, Tecnico di garanzia, richiama la sinergia con la giunta regionale, in un focus proprio sul ruolo del tecnico “che ha il compito di certificare i progetti, di monitorarli e di valutarli negli impatti”. Importante anche la certificazione “extra bando” che riguarda “progetti che non sono presentati per il finanziamento regionale: una procedura rafforzata dal 2023 e richiesta per altre linee di finanziamento regionale”, conclude Draghetti nell’annunciare che a giugno ci sarà un convegno su Savia, il progetto dell’Assemblea legislativa che si occupa del rapporto tra intelligenza artificiale e attività legislativa.
(Brigida Miranda e Luca Molinari)
La comunicazione istituzionale del Servizio informazione dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna dal 12 aprile 2024 è soggetta alle disposizioni in materia di “par condicio” (legge 28/2000)