L’assessore regionale all’Agricoltura, caccia e pesca, Simona Caselli, “avrebbe felicemente individuato nella delocalizzazione delle concessioni della Sacca di Goro (Fe) una soluzione efficace relativamente al problema delle concessioni per l’acquacoltura site in queste zone a grave rischio anossico o interessate da fenomeni di biotossina”. E per questo, sin dall’inizio del 2015 “avrebbe manifestato alle Associazioni regionali della pesca l’intenzione di riformare l’attuale delocalizzazione (risalente al maggio del 2013) così da consentire a talune cooperative di poter lavorare con una certa dose di tranquillità e, nel contempo, riuscire a liberare zone di particolare pregio ambientale (in alcuni casi) o ad “alto rischio moria (in altri casi)”. Al momento, però, non c’è stato alcun incontro fra l’assessore e le associazioni di categoria e, “nel frattempo, i termini per spostare le vongole precedentemente reimmerse nella zona Bassòn (in forza dell’autorizzazione del maggio 2013 sopracitata), sono slittati dal 31 maggio 2015 al 31 luglio 2015”. Lo scrive Alan Fabbri (Ln) in una interrogazione presentata alla Giunta per sapere quali provvedimenti voglia intraprendere l’esecutivo regionale dopo la scadenza del 31 luglio “per quelle cooperative che oggi sopravvivono grazie alla delocalizzazione del 2013”.
Il consigliere, in particolare, chiede se sia intenzione dell’assessore all’Agricoltura, Simona Caselli, “convocare urgentemente tutte le parti interessate, in modo da anticipargli le intenzioni della Regione e dar modo alle cooperative di adeguarsi, in attesa dell’attuazione della nuova delocalizzazione, operazione fondamentale e non più differibile per la salvezza di almeno 500 posti di lavoro”.
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