“Creare un tavolo di confronto tra il Gruppo Max Mara, le lavoratrici dell’azienda, le loro rappresentanze sindacali e le organizzazioni sindacali territoriali maggiormente rappresentative, volte a rafforzare le politiche che contrastino ogni forma di discriminazione delle donne dentro e fuori dai luoghi di lavoro”.
E’ l’auspicio formulato da Paolo Burani (AVS) in merito alla “significativa vertenza sindacale che coinvolge il gruppo Max Mara ed in particolare le lavoratrici della Manifattura San Maurizio a Reggio Emilia, culminata in due giornate di sciopero partecipato”.
I motivi della protesta sindacale, specifica ancora il consigliere, sono da ricercarsi “in un contesto professionale inaccettabile sul piano delle condizioni di lavoro e di ripetute offese subite”. Ricordando come il gruppo Max Mara non applichi il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro del settore tessile con dirette conseguenze sulle ordinarie relazioni sindacali e dove è stato applicato un regolamento interno di lavoro come contratto individuale, Paolo Burani sottolinea “un problema sistemico nella gestione del lavoro da parte dell’azienda particolarmente evidente nella mancata garanzia dei diritti minimi fondamentali nel settore logistico esternalizzato legato al gruppo e sottolineato anche dalla stessa viceministra Maria Teresa Bellucci che nei giorni scorsi in Parlamento ha risposto ad un’analoga interrogazione”.
Ricordando come sia “essenziale operare, in regione e nelle singole imprese, per creare una cultura del lavoro rispettosa dei diritti, non discriminatoria e tendente alla piena parità degli standard di diritti e dei livelli occupazionali, ancor di più per quanto riguarda il lavoro femminile”, Paolo Burani origina la propria interrogazione aggiungendo all’auspicio principale il quesito su “quale possa essere nella vicenda il ruolo della consigliera di Parità della Regione Emilia-Romagna”.
Replicando ai temi posti, l’Assessore alle Politiche abitative, Lavoro, Politiche giovanili Giovanni Paglia ha chiarito che ” la Regione Emilia-Romagna da tempo è il luogo di quel Patto per il Lavoro e per il Clima che è diventata nel tempo non tanto uno strumento ma un’attitudine operativa per il lavoro di qualità e corrette relazioni sindacali. Scontato quindi il nostro interesse affinché non si verifichino situazioni discriminatorie di alcun tipo. Al momento la nostra posizione è la stessa espressa dal Governo, in quanto pare che la vicenda sia ascrivibile solo a difficili relazioni sindacali sfociato in un clima di aperta conflittualità. Ci impegniamo comunque a monitorare la situazione per far sì che questo importante marchio possa superare questo momento delicato e ripristini un corretto clima sindacale interno”.
Burani si è quindi dichiarato soddisfatto delle risposte ottenute. “Sono particolarmente soddisfatto che si definisca il Patto per il Lavoro e per il Clima come attitudine -specifica il consigliere- per l’impostazione generale che ciò comporta e sono altresì soddisfatto che l’incontro che si svolgerà nella giornata del 25 giugno tra azienda, lavoratori, sindacati ed enti locali sia possibile anche grazie all’impegno diretto della Regione”.
(Luca Boccaletti)


