“Per il secondo anno consecutivo, preme ricordare, il calendario venatorio viene modificato, in maniera del tutto arbitraria, dalla giunta senza l’obbligatorio parere della Commissione competente e, peraltro, senza il parere di ISPRA in totale spregio al dettato normativo regionale e nazionale”. A chiedere di intervenire, al question time, su un iter procedurale che potrebbe portare a nuovi ricorsi da parte delle associazioni ambientaliste, e se diventerà una prassi, è il consigliere Massimiliano Pompignoli (Lega) con una interrogazione firmata anche dal capogruppo Matteo Rancan. La risposta è venuta, in Aula, dall’assessore all’Agricoltura, Alessio Mammi.
Pompignoli ha sintetizzato la vicenda: “Il calendario è stato impugnato dalla Lega per l’abolizione della caccia (Lac). Il Tar ha accolto il ricorso e modificato il calendario. La Regione, l’11 settembre, con una delibera ha ritoccato il calendario con le correzioni imposte da Tar. Se si tocca il calendario, però, serve il parere di Ispra e poi della commissione. Ma questo non è stato fatto. Sono mancati dei passaggi. La delibera dell’11 settembre è quindi illegittima”. I consiglieri vogliono sapere “se tale iter procedurale viziato diventerà prassi, posto che le manifeste lacunosità del calendario venatorio e le evidenti carenze scientifiche a supporto del medesimo garantiranno purtroppo ancora ricorsi da parte delle associazioni ambientaliste”.
L’assessore Mammi ha ribadito che “in uno Stato di diritto le sentenze si rispettano, ma l’ordinanza del Tar mi ha lasciato esterrefatto. Il calendario venatorio è buono e lo stesso era stato accolto nel 2022. Sul coinvolgimento della commissione, la nostra proposta è stata avanzata in marzo e presentata a maggio dopo il parere di Ispra, senza registrare alcuna osservazione. Dopo l’ordinanza del Tar sono state modificate solo alcune parti, anche sulla base del regolamento che la giunta può modificare senza sentire la commissione, fra cui la gestione venatoria. Abbiamo già dato l’incarico per opposizione alla sentenza del Tar nel Consiglio di Stato. Ci siamo attivati per il recupero delle giornate perse a dicembre sulla caccia stanziale”.
Pompignoli ha replicato che “è evidente come dal punto di vista procedurale vi si stata una leggerezza della giunta nel non sentire chi potesse dare un contributo, cioè la commissione competente. La sentenza del Tar è in conflitto con le scelte della Regione, perché non esistono elementi scientifici che giustificano quel calendario. Occorre convocare la commissione Statuo e giudicare la legittimità o meno della delibera della giunta. Questa è una battaglia della Lega, ma non vorremmo ogni anno ricorrere al Tar per chiedere o meno sospensive del calendario”.
Dopo che il Tar ha accolto il ricorso della Lega Abolizione Caccia (Lac) stabilendo la data di apertura della caccia a tutte le specie di uccelli e di piccola selvaggina al 1° ottobre, con un’ulteriore delibera la giunta ha portato “modifiche sostanziali” a parti dell’ordinanza. La legge 22 del 1994 disciplina la tutela della fauna e l’attività venatoria ed elenca i casi in cui una giunta può cambiare il calendario “nulla, a ben vedere, circa le modifiche unilaterali ed arbitrarie a seguito di ordinanze o sentenze”. E, continua Pompignoli, la legge 157 del 1992 “regolando i periodi di attività venatoria, non lascia libera interpretazione circa le modifiche di tali termini: possono essere modificati dalla Regione, previo parere dell’Ispra”.
Il consigliere conclude affermando che la delibera della giunta potrebbe essere impugnata e che per la modifica del calendario 2023-24 “l’assessore competente per materia ha violato nuovamente la doverosa dialettica che dovrebbe sussistere tra Giunta regionale e commissioni assembleari permanenti, in totale spregio, peraltro, anche al Regolamento stesso dell’Assemblea Legislativa”.
(Gianfranco Salvatori)