Scongiurare la dismissione dello stabilimento Fir di Campogalliano, in provincia di Modena, per salvaguardarne i livelli occupazionali e rilanciarne il piano industriale.
A chiederlo, in un’interrogazione, è Paolo Trande (Avs) che sottolinea come “il 10 aprile scorso, dopo un’assemblea convocata da Fiom Cgil e Fim Cisl, i lavoratori della Fir di Campogalliano (Modena) hanno deciso un primo sciopero spontaneo di un’ora nell’ambito dello stato di agitazione che prevede un pacchetto complessivo di 8 ore di sciopero: i 42 lavoratori di Fir vengono da 5 anni di utilizzo della cassa integrazione ordinaria (Cigo) per crisi dovuta alla contrazione del mercato dei termosifoni in alluminio per uso civile e industriale. Nel 2024 hanno fatto 2/3 giorni di Cigo in media alla settimana e, a fronte di questa situazione di crisi, l’azienda aveva comunicato ai sindacati e alle Rsu la decisione di convertire parte della produzione con l’obbiettivo di superare la crisi aziendale”.
Trande ricorda come “con l’acquisizione del marchio fallito SitCar di Casinalbo, il progetto prospettato ai sindacati era quello della produzione di bus elettrici (minibus e scuolabus): il 21 dicembre 2024 doveva essere prodotto il primo bus elettrico a Campogalliano, ma l’azienda in autunno ha fatto presente ai sindacati che l’ingente investimento per la riconversione di parte del sito di Campogalliano era stato congelato dal Consiglio di Amministrazione e in un incontro tenutosi in gennaio viene comunicato ai rappresentanti sindacali che finalmente è stato deliberato l’investimento e si inizierà nel minor tempo possibile la ristrutturazione dello stabilimento di Campogalliano, ma a metà marzo l’azienda ha comunicato che l’investimento è completamente bloccato, ma i pullman (nel frattempo l’azienda ha vinto bandi a Rimini, Napoli e Modena) verranno prodotti per intero all’estero, arriveranno già finiti a Campogalliano dove si gestirà solo il magazzino ricambi, senza che neppure questa gestione venga affidata ai lavoratori Fir”.
“Ieri pomeriggio sindacati e aziende hanno sottoscritto un accordo per contratti di solidarietà all’80% e i 25 esuberi sono considerati solo teorici perché l’azienda non intende dare seguito ai licenziamenti”, spiega l’assessore al Lavoro Giovanni Paglia, che ricorda come “il 6 maggio in Regione si terrà un tavolo di crisi in cui chiederemo alla proprietà di tenere fede al piano industriale per il rilancio del sito produttivo”.
Parole alla luce delle quali Trande si dice soddisfatto perché “da quanto capisco si sta lavorando per salvare il sito produttivo e la salvaguardia dei posti di lavoro: è molto importante il ruolo della Regione, a partire dal tavolo di crisi del 6 maggio prossimo”.
(Luca Molinari)
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