COMUNICATO
Imprese lavoro e turismo

Ravenna. Fallimento Cantiere Filetto, Bertani (M5s): avviare indagine amministrativa interna

Il consigliere punta il dito contro Regione e Comune dopo il naufragio del progetto sociale di autocostruzione: “I cittadini non possono essere utilizzate come cavie da esporre a rischi economici considerevoli”

Salvaguardare i cittadini, uniti nella cooperativa Mani Unite, coinvolti nel fallimento dell’iniziativa di autocostruzione del cantiere Filetto a Ravenna. Lo chiede Andrea Bertani del Movimento 5 stelle, che ha presentato un’interrogazione in Regione chiedendo di aprire un’indagine amministrativa interna “affinché venga accertato se ci siano state responsabilità, da parte degli uffici competenti, per la mancata vigilanza su questa iniziativa di progetto sociale”.

Il cantiere in questione viene aperto nel dicembre 2006 in affidamento all’impresa Alisei ONG e i lavori, secondo appunto i canoni dell’autocostruzione, sono affidati direttamente nelle mani dei cittadini per la realizzazione di interventi di integrazione sociale in campo abitativo (a questo scopo fondano la cooperativa Mani Unite). “A settembre 2008, improvvisamente, la Alisei smette di rifornire il cantiere di materiali- spiega il consigliere M5s- il quale dunque si ferma. Dopo varie vicissitudini, a metà del 2009, Alisei praticamente abbandona definitivamente il cantiere e lascia i cittadini della Cooperativa Mani Unite a lavorare da soli, e con il poco materiale rimasto, che infatti a luglio dello stesso anno termina e non consente più l’avanzamento dei lavori”. Dopo varie vicissitudini, nell’estate del 2012 il Comune di Ravenna ha dichiarato che il cantiere Filetto non avrebbe più avuto speranze di essere terminato e che il terreno sarebbe presto tornato di proprietà comunale. A quel punto i cittadini della coop decisero di occupare il cantiere per 94 giorni senza luce, gas, acqua e infissi.

La Regione viene chiamata in causa dal pentastellato dal momento che nel 2010 il cantiere Filetto venne ammesso a finanziamento proprio per un bando regionale, che però decadde per mancanza di invio della documentazione entro i termini previsti: “Attraverso questo finanziamento, la Regione era parte attiva nella realizzazione dell’intervento, era tenuta al monitoraggio dello stato di attuazione dell’intervento, mantenendo costanti rapporti con l’amministrazione comunale di Ravenna, per quanto era nelle proprie facoltà e competenze. I cittadini coinvolti in tali progetti sperimentali non possono essere utilizzati come cavie da esporre a rischi economici considerevoli, tenuto conto che si tratta di soggetti con risorse economiche limitate che aderiscono a tali progetti in quanto impossibilitati ad agire sul mercato libero per la realizzazione del loro bisogno abitativo”.

Per questo Bertani interroga la Giunta per sapere quali attività intenda mettere in atto per salvaguardare questi cittadini, “che in virtù del principio del legittimo affidamento si sono fidate della Regione e del Comune e oggi si trovano sfruttati e senza la realizzazione del loro bisogno abitativo”. Inoltre, chiede di avviare un’indagine amministrativa interna “affinché venga accertato se ci siano state responsabilità, da parte degli uffici competenti, per la mancata vigilanza su questa iniziativa di progetto sociale, manlevando i cittadini e trovando soluzioni per soddisfare il bisogno abitativo delle persone coinvolte dal fallimento dell’iniziativa di autocostruzione”.

(Giulia Paltrinieri)

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