COMUNICATO
Sanità e welfare

Reddito di solidarietà in Aula: “Nessuno resti solo”; “è destinato agli stranieri”. Match tra gli schieramenti

Il Movimento cinque stelle annuncia l’astensione

Vivace dibattito in Aula dove oggi è arrivato al vaglio dei consiglieri, per la sua approvazione, il progetto di legge sul redditto di salidarietà. Un progetto di legge, “Misure di contrasto alla povertà e di sostegno al reddito”, che prevede di stanziare 35 milioni a sostegno di 65mila persone e che vede come relatore di maggioranza del provvedimento, di cui è primo firmatario Igor Taruffi di Sel, il capogruppo Pd Stefano Caliandro, mentre relatrice di minoranza è Giulia Gibertoni (M5s).

Un dibattito a cui ha dato per primo il suo contributo proprio Taruffi che ha spiegato come questo progetto di legge sia “un’innovazione imporatante soprattutto per i contenuti che propone ma anche perché l’iniziativa è partita dall’Assemblea con una risoluzione che impegnava la Giunta a stanziare risorse per contrastrastare la povertà. Oggi- ha rimarcato- possiamo dire di aver tenuto fede all’impegno che avevamo preso. Stanziare 35 milioni non è stato né scontanto, né dovuto, né semplice. È un’operazione importante dove i meriti vanno a tutti e dove si vince in squadra. Consapevole del fatto che il provvedimento non è la panagea di tutti i mali, sono altrettanto consapevole però, che abbiamo segnato un punto di svolta. Oggi diciamo che esiste una soglia di reddito sotto il quale l’Istituzione deve intervenire a sostegno delle persone in difficoltà e che queste devono intraprendere un percorso che le porti a uscire progressivamente dal loro stato economico. È un segnale importante che non va confuso con un assistenzialismo una tantum”.

Una posizione che non ha trovato d’accordo Daniele Marchetti (Lega Nord) per il quale si è “persa una grande occasione: quella di mettere in campo uno strumento per aiutare i nostri cittadini. Abbiamo presentato- sottolinea Marchetti- quattro emendamenti per migliorare il progetto di legge: innalzare l’Isee minimo da 3mila a 7.500 euro, spostare da due a cinque anni la residenza minima in regione per poter usufruire del reddito di solidarietà, certificare la provenienza delle persone extra Ue ed espellere per sempre chi ha tenato di fare il ‘furbetto’ e attingere al fondo anche senza requisito. Ci sono stati bocciati in Commissione e probabilmente lo farete anche in Aula”.

Chi si smarca un po’ dalla linea indicata nella presentazione del progetto di legge dal capogruppo Caliandro è il Giuseppe Paruolo (Pd): “Non apprezzo che si dipinga il provvedimento come una forma mascherata di reddito minimo. Non l’ho firmato proprio per il dubbio che qualcuno voglia presentarlo come tale. Gli emendamenti che ho presentato servono a rendere chiaro che il progetto di inserimento di cui parla la legge non dovrà essere una pro-forma. Manifesto fin da ora l’intenzione di vigilare sull’applicazione che credo sia, nei fatti, una sperimentazione. Se questo strumento dovesse ridursi a un surrogato di reddito minimo dico fin da ora che faremmo meglio a destinare queste risorse a modalità diverse e più efficaci per contrastare la povertà”.

Non usa mezzi termini invece Massimiliano Pompignoli (Lega Nord) per cui questo “è un provvedimento per gli ultimi arrivati. Una legge fatta ad hoc per gli extracomunitari. Consentire a chi ha meno di 3mila euro di Isee e meno di due anni di residenza di accedere al reddito di solidarietà vuol dire aprire le porte a chi vuole lucrare sull’Italia”.

È invece Stefano Bargi (Lega Nord) a sottolineare il fatto che “i soldi che vengono distribuiti arrivino dalle imposte e quindi dai cittadini. È uno strumento che lascia il tempo che trova”.

Per Tommaso Foti (Fdi-An) era “meglio puntare sulle opere pubbliche che sono il vero volano dell’occupazione ed è anche uno dei principi alla base dello Stato. È un provvedimento che non risolve il tema e ho anche la sensazione che sia volto più a bruciare nei tempi il Movimento cinque stelle che ad aiutare i cittadini in difficoltà. Rispetto la posizione della Giunta ma è una scommessa sulla quale non voglio puntare”.

Piergiovanni Alleva (AltraER) ha spiegato invece come “sia una misura limitata che andrebbe ampliata con strumenti di solidarietà espansiva, dato che non tutte le fasce d’età hanno le stesse esigenze. Rischia di essere uno strumento dispersivo la cui efficacia può venire inficiata da una serie di sussidi a pioggia di tipo assistenziale. L’inserimento lavorativo- ha concluso Alleva- rischia di essere una chimera per la parte della popolazione con età oltre i 50 anni. Occorre, quindi, uno strumento in grado di unire misure di sicurezza sociale ad altre di inserimento lavorativo finalizzate a garantire un reddito da lavoro, in particolare ai giovani”.

Paolo Calvano (Pd) chiarisce che “la Regione col reddito di solidarietà sancisce che nessuno va lasciato solo. Il messaggio è rivolto a chi è disposto a rimettersi in gioco. Non è una misura assistenziale, ma un provvedimento inclusivo che è finalizzato ad aiutare persone che hanno un’elevata propensione al consumo. La povertà non è un tema né di sinistra né di destra, al limite solo le ricette dovrebbero essere diverse. Nel sistema di welfare, in corso di ammodernamento nella direzione di un welfare di comunità in cui il reddito di solidarietà costituisce un elemento di notevole importanza e novità”.

Per Gian Luca Sassi (M5s) “la proposta del reddito di cittadinanza ha tutte le coperture finanziarie per essere attivata. Il reddito di cittadinaza invece è una misura limitata, utile solo quale integrazione al Sia nazionale. In Emilia-Romagna, infatti, ormai anche molti lavoratori non ce la fanno e sono marginalizzati. I vincoli previsti rischiano di impedire a molti l’accesso agli aiuti. È il contrario di quanto proposto dal Movimento che chiede a gran voce una revisione radicale del welfare regionale. Il nostro giudizio politico non è positivo, ma vogliamo comunque garantire un aiuto a chi in regione si trova in condizione di povertà e di bisogno. Pertanto il nostro voto sarà di astensione”.

Critico anche Alan Fabbri (Lega Nord) che rimarca come “la popolazione italiana vorrebbe delle risposte diverse che danno un aiuto a chi negli anni passati ha contribuito a creare il welfare di questa regione. Questo è un reddito di cittadinanza per gli stranieri. Concedere a tutti indistintamente soldi fa collassare il sistema”.

Nuovi strumenti di aiuto alla popolazione sono quelli che, secondo Yuri Torri (Sel), “mette in campo il reddito di solidarietà” mentre Antonio Mumolo (Pd) ha sottolineato come questo “potrebbe sembrare un piccolo passo ma un viaggio-ha specificato- ha sempre un inizio. Questo è un provvedimento orizzontale che serve a far uscire dalla povertà a quelle persone che vogliono essere attive all’interno della nostra società”.

In chiusura di dibattito è intervenuto anche il presidente della Regione Stefano Bonacini per cui “il reddito di solidarietà è un provvedimento non di carità per chi non ha lavoro, ma cerca di aiutare le persone in difficoltà a reinserirsi nel mercato del lavoro. È una misura universale anche per chi non ha figli, che si accompagna anche ad altri provvedimenti legati al Patto per il lavoro la cui efficacia è sotto gli occhi di tutti. Piena disponibilità – ha ribadito il presidente – a verificare nel tempo l’efficacia dello strumento. Bonaccini, infine, ha criticato l’atteggiamento politico del M5s che, pur contestando la proposta legislativa, esprimerà voto di astensione temendo un trattamento negativo da parte dei media”.

Parole a cui hanno fatto eco anche quelle dell’assessore Elisabetta Gualmini (Pd) che ha specificato come “con questa legge si dia delle risposte concrete ai nuovi bisogni delle famiglie, anche monoparentali, che a seguito della crisi, stanno scivolando in condizioni di povertà”.

(Andrea Perini)

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