COMUNICATO
Ambiente e territorio

Rete Civica: “Chiarire costo smaltimento residui frane in Appennino”

Nell’atto ispettivo a prima firma Marco Mastacchi ricordate le aree di stoccaggio temporanee in Appennino e lo smaltimento che avviene “a molti chilometri di distanza”.

“Chiarire i costi per lo smaltimento dei residui delle frane in Appennino”.

A porre il quesito è Rete Civica con un’interpellanza a prima firma Marco Mastacchi e sottoscritta anche dalla capogruppo Elena Ugolini.

Nell’atto ispettivo si ricorda come “in diversi territori del nostro Appennino avviene lo stoccaggio temporaneo dei numerosi residui di materiali provenienti dalle recenti frane che hanno colpito il nostro Appennino. La gestione della terra derivante dalle frane in provincia di Bologna ha sollevato diverse perplessità, soprattutto quando si è scoperto che una parte significativa di questi materiali viene smaltita a Forlì, cioè a molti chilometri di distanza”.

Dalla situazione descritta i quesiti alla giunta  per capire “dove vengono trasportati i residui di materiali provenienti dalle recenti frane del nostro Appennino, a quanto ammonta il costo sostenuto per il loro smaltimento e fino a quando rimarranno attive le aree di stoccaggio temporaneo” unitamente all’invito ad adottare soluzioni locali per lo smaltimento e riutilizzo dei residui delle frane “prevalentemente materiali terrosi e vegetali”, per migliorare l’efficienza del processo, ridurre i costi e minimizzare l’impatto ambientale.

In via più generale, infine, la richiesta di informazioni nella gestione dei residui rispetto ai lavori di taglio della vegetazione effettuati dalle ditte specializzate “al fine di assicurare che ogni intervento manutentivo sia completato con la rimozione e il corretto smaltimento dei materiali, per preservare la bellezza e la salute dei nostri fiumi e delle aree circostanti”.

Replicando ai quesiti posti, la Sottosegretaria alla presidenza di giunta Manuela Rontini  ha chiarito, riferendosi ad un quadro specifico fornito dalla Città Metropolitana, che “le sei aree di stoccaggio temporaneo delineate erano funzionali per la gestione dell’emergenza, mentre è in corso di svolgimento una disamina con tutti gli enti interessati, per una corretta e definitiva destinazione delle aree”. Sui tempi delle aree di stoccaggio, Rontini ha poi chiarito che “l’ingente produzione di rifiuti originata dagli eventi del 2023, 2024 e 2025 non poteva essere gestita in via ordinaria. Le aree non hanno una scadenza specifica, in quanto le ordinanze che si sono succedute hanno previsto solo un riconoscimento degli oneri per il riutilizzo dei materiali. I provvedimenti emergenziali utilizzati hanno comunque garantito ottimi risultati: riferendosi agli eventi del 2023, ammonta a 105 mila metri cubi il terreno recuperato per il reimpiego, mentre su fanghi e limi, sono 115 mila le tonnellate di terreno ripulito da reimpiegare. Sul taglio della vegetazione, infine, le procedure sono varie in relazione a territori privati o del demanio pubblico, ma gli interventi in zone franose richiede procedure e metodiche del tutto particolari”.

Mastacchi, in ragione delle risposte ottenute, si è quindi dichiarato “largamente soddisfatto per risposte ottenute ben superiori alle mie migliori aspettative, anche se non mi sono stati forniti dati precisi sui costi sostenuti e vigilerò sul percorso avviato dalla Città metropolitana di Bologna sulla definitiva destinazione delle aree di stoccaggio temporaneo”.

(Luca Boccaletti)

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