Gestione dei rifiuti, le proposte dell’Europa e le risposte dell’Emilia-Romagna. Nel pomeriggio di ieri, si è tenuta la seduta congiunta delle commissioni Territorio e Ambiente, presieduta da Manuela Rontini, e Bilancio, Affari generali e istituzionali, presieduta da Massimiliano Pompignoli, con l’audizione dell’onorevole Simona Bonafè, relatrice in commissione Ambiente, salute pubblica e sicurezza alimentare del Parlamento europeo sul Pacchetto di misure sull’economia circolare, presentato dalla Commissione europea il 2 dicembre scorso.
Il dibattito
Davanti alle commissioni, Bonafè ha delineato le coordinate della transizione dall’attuale al nuovo modello di sviluppo. Quanto sia “strategico e indispensabile” questo mutamento, discende dal fatto che il nostro modello di sviluppo non è più sostenibile, sia dal punto di vista ambientale che da quello strettamente economico. L’economia circolare sarà la base di una nuova politica industriale, in grado di aumentare il Pil e i posti di lavoro di qualità. Ottimizzare il ciclo dei rifiuti, ha proseguito, per recuperare materie prime, “è condizione necessaria ma non sufficiente: il nuovo ‘Pacchetto’ Ue deve considerare la fase della produzione dei beni, nella consapevolezza che fra i 28 Paesi dell’Unione si parte da situazioni sensibilmente diverse”. Ci sono Stati, ha chiarito l’europarlamentare, che conferiscono il 3% in discarica e altri che stanno intorno al 90%. Il Parlamento europeo “intende correggere e migliorare il Pacchetto, a partire da queste priorità: usare i Fondi strutturali europei (Fse) per dotare i Paesi delle infrastrutture adeguate all’economia circolare; armonizzare le definizioni delle diverse specie di rifiuti; sviluppare il mercato delle materie prime secondarie; contrastare lo spreco alimentare; ridurre, fino a chiudere, le discariche per i rifiuti urbani”. Infine, ha detto Bonafè, “una capacità di visione non può scindersi dal pragmatismo, perché nei processi di cambiamento la sostenibilità ambientale non può dissociarsi dalla sostenibilità economica”.
Gianluca Sassi e Andrea Bertani (M5s) hanno espresso una “forte condivisione sui principi dell’economia circolare”, ravvisando però nelle Direttive Ue “varie contraddizioni: per esempio, nel non imporre obiettivi vincolanti sul riuso di materia, a vantaggio del vuoto a rendere, nel combattere l’obsolescenza programmata dei prodotti e la tendenza industriale a renderli non riparabili. Occorrerebbe essere più conseguenti allo slogan ‘chi inquina, paga’”.
Ulteriori “incoerenze”, i due consiglieri le hanno segnalate rispetto ad alcune scelte del governo italiano, “con decreti come lo Sblocca Italia che portano a incorrere in sanzioni e multe a livello europeo”. Ancora, gli obiettivi che l’Europa intende darsi, per come emergono dall’attuale stesura del “Pacchetto”, appaiono “insufficienti sul piano della impronta ecologia, ed è grave che manchi un ragionamento di rilancio delle energie rinnovabili”.
Per Stefano Bargi (Ln), ai “principi condivisibili dovrebbero corrispondere strumenti efficaci al raggiungimento degli obiettivi dichiarati. Bisogna spiegare a cittadini e imprenditori che occorre cambiare mentalità, e in cambio si possono ottenere vantaggi tangibili a breve termine, oltre ai vantaggi ambientali a lungo termine”, ha affermato. Il metodo migliore “può essere quello di identificare Comuni campione, su cui effettuare sperimentazioni di raccolta differenziata su cui misurare i risultati. Ma gli obiettivi più qualificanti non potranno essere raggiunti se non si avrà il coraggio di dividere nettamente chi raccoglie i rifiuti da chi li smaltisce e ha interesse a far funzionare gli inceneritori”.
Tommaso Foti (Fdi-An) ha ripreso alcune posizioni critiche sul Pacchetto Ue già espresse dal Governo italiano. “È il ministero dell’Ambiente ad aver ravvisato limiti e contraddizioni, una certa dose di confusione e una prevedibile gravosità di alcune misure europee”, ha saottolineato, chiedendo di “chiarire, innanzitutto, cosa si intenda per trattamento dei rifiuti prima del conferimento in discarica”. Ha poi citato Confindustria Emilia-Romagna “rispetto alla mancanza di incentivi alle imprese finalizzati a ridurre la produzione di rifiuti: sulla questione, la Regione resta ambigua”. Infine, “in Emilia-Romagna sui rifiuti si sono fissati obiettivi superiori a quelli europei”: il consigliere ha auspicato “che i Fondi europei vadano non solo a chi si trova in maggiore ritardo, ma anche a chi si propone obiettivi più ambiziosi”.
Per il Pd sono intervenuti Massimo Iotti, Lia Montalti, Katia Tarasconi, Luca Sabattini, Roberto Poli e Manuela Rontini. Secondo i consiglieri, la nuova legge regionale sull’economia circolare “è un ottimo punto di partenza, che ora incrocia un passaggio cruciale con le scelte contenute nel Piano per la gestione dei rifiuti. Scoraggiare il collocamento in discarica, appare tanto più necessario in un contesto di concorrenza internazionale e di persistente crisi economica”. Si sono fissati “obiettivi ambiziosi, a livello regionale, ora è necessario raggiungerli governando una transizione complessa, nella quale il crollo del costo delle materie prime, a partire dal petrolio, non favorisce politiche di risparmio e innovazione”.
Questa regione, è stato ricordato dagli esponenti Pd, ha indicato “una precisa priorità: chiudere le discariche, e ridurre gli inceneritori. Occorre intervenire sulla progettazione dei prodotti, anche sostenendo progetti di ricerca a livello universitario. Al più presto, serve che in tutte le etichettature dei prodotti venga scritto dove vanno smaltiti”. E ancora: “È necessario rafforzare i legami fra il governo dei territori e le istituzione europee: regole europee appropriate e condivise sono l’unica alternativa all’euroscetticismo, e il nuovo paradigma dell’economia circolare deve trovare concretezza nella distribuzione dei futuri Fse”. Inoltre, “le Direttive europee devono garantire la legalità e la tracciabilità dei rifiuti”.
Infine, appaiono “decisive le campagne di informazione e educazione per costruire una cittadinanza consapevole; milioni di piccoli comportamenti individuali sono necessari per avvicinarsi a obiettivi sfidanti, che non potranno mai costituire un punto d’arrivo”. In definitiva, secondo gli esponenti del Pd, il “Pacchetto Ue va migliorato ma intanto è apprezzabile che segua la stessa logica che ha improntato le scelte di questa Regione: dotarsi di una cornice strategica, legislativa e culturale, e indicare obiettivi ambiziosi, prevedendo una serie di incentivi e di strumenti per raggiungerli”.
(rg)