Michele Barcaiuolo di Fratelli d’Italia vuole sapere, con un’interrogazione, dalla Regione Emilia-Romagna “se intenda dare mandato alle Ausl per avviare convenzioni con le associazioni pro-life, al fine di garantire sostegno alle donne in gravidanza, soprattutto a quelle che vivono la situazione con difficoltà”.
Il consigliere chiede anche all’amministrazione regionale “se intenda destinare risorse per tentare di rimuovere le cause che portano la donna ad abortire, implementando gli sportelli di ascolto e offrendo alternative e aiuto concreto, avvalendosi anche di iniziative di aiuto economico, come il progetto Gemma (con questo progetto si offre un sostegno economico alla mamma per consentirle di portare a termine con serenità il periodo di gestazione, accompagnandola poi nel primo anno di vita del bambino)”.
Anche nella legge 194, spiega il politico, “si chiede alle istituzioni, comprese le Regioni, di contribuire a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all’interruzione volontaria della gravidanza”. Gli stessi consultori familiari, aggiunge, “possono avvalersi, per i fini previsti dalla legge, della collaborazione volontaria di idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato, che possono anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita”.
A partire dal 2007, evidenzia poi Barcaiuolo, “nella nostra regione è stato registrato un costante aumento del ricorso alla procedura dell’aborto farmacologico (con l’ausilio della pillola RU486): l’interruzione volontaria della gravidanza non è esente da complicanze, fino al possibile decesso”. Inoltre, aggiunge, “l’interruzione di gravidanza condiziona il benessere sia fisico che psichico della donna, sia a breve che a lungo termine, e come tutti i lutti richiede una notevole capacità di adattamento a di adeguamento alla nuova realtà”.
La Regione Emilia-Romagna, si legge nell’atto, “ha introdotto la possibilità di utilizzare la pillola RU486 fino alla nona settimana di gravidanza”. Ed è inoltre al lavoro, si sottolinea nell’interrogazione, “per individuare i criteri che consentano l’uso del farmaco non solo in day hospital ma anche in regime ambulatoriale”.
(Cristian Casali)